"È purtroppo arrivato l'ultimo giorno di ATAF: i nove Sindaci proprietari con l'avvallo politico del proprio partito (che a parole, avrebbe dovuto mettere al primo posto il lavoro e la salvaguardia dei beni comuni, ma che nei fatti ha dimostrato totale disinteresse per questi temi) si sono liberati dell'azienda di trasporto pubblico fiorentina; intendiamoci, si saranno anche tolti un “peso” come dicono loro, ma non il problema del TPL , che gli rimarrà sempre e comunque, dato che, se l'utenza non avrà un buon servizio, andrà sempre a bussare alla porta degli amministratori locali; non crediamo allora che i cittadini, infuriati per il bus che non passa, la linea soppressa o il titolo di viaggio più caro, si accontenteranno della storiella delle pensiline e delle paline nuove, tanto cara a Renzi, che l’ha rispolverata anche nelle dichiarazioni post-gara" così recita il volantino della Rsu aziendale. "Dunque ha vinto Moretti, ma qualcosa deve essere andato storto: per anni la politica fiorentina ha lavorato per un ingresso sul velluto dei transalpini, i quali non sono neppure riusciti ad aprire la busta dell'offerta, poichè considerata mancante di un requisito richiesto.
Vedremo i ricorsi.." "Palazzo Vecchio ha considerato fino ad ora ATAF un pozzo senza fondo, un inutile spreco di denaro pubblico; alla luce di ciò pare piuttosto incomprensibile l'accanimento col quale almeno 3 grandi aziende di trasporto si sono battute per avere in gestione il ramo d'azienda. Inoltre, l'offerta della vincitrice è stata di 6 milioni di euro superiore alla base d'asta, questo fa pensare che ATAF sarebbe stata una azienda che se gestita bene poteva generare utili considerevoli: di fronte a questa considerazione ci sembra doveroso chiamare in causa gli amministratori che si sono susseguiti negli anni, che hanno affossato quest’azienda sotto gestioni a dir poco discutibili, con l’assenso della politica locale che mai, nei nostri territori, ha puntato con forza e decisione sul trasporto pubblico. Alla faccia anche della clausola sociale non voluta dal buon Bonaccorsi, timoroso che, se inserita nel bando, il prezzo di ATAF sarebbe stato di pochi spiccioli; chissà perché, però, lo stesso timore non si è avuto quando si è trattato di inserire nel bando l’obbligo di affittare le infrastrutture, rimanenti in capo ai Comuni, e fonti di un pesante onere per i nuovi proprietari: “chi se ne frega” dei lavoratori, l’importante è garantire introiti ai Comuni".