L’attesissimo debutto operistico fiorentino di Andrea Battistoni, enfant prodige che sta velocemente percorrendo una strepitosa carriera internazionale, è senz’altro un ulteriore motivo di interesse per questa riproposta di Traviata, nell’allestimento, con la regia di Franco Ripa di Meana, già presentato nell’ambito di Recondita armonia 2009. Fischiata al debutto, il 6 marzo 1853, alla Fenice di Venezia, La traviata risorse presto, riscuotendo un immenso successo, che si sarebbe ripetuto immutato fino ai giorni nostri, così da farne l’opera forse più amata di tutti i tempi.
Traviata segna una svolta nella drammaturgia di Verdi che, ormai insofferente nei confronti delle convenzioni melodrammatiche ereditate dal passato, aspirava a soggetti nuovi, grazie ai quali fosse possibile dilatare la rigida scansione in numeri chiusi, per dar luogo a scene drammaticamente più articolate. Il soggetto nuovo fu trovato nella Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio: dramma borghese e contemporaneo, da cui Francesco Maria Piave, sotto l’implacabile regia verdiana, trasse un libretto drammaturgicamente quasi perfetto.
L’opera sembrerebbe divisa in due grandi blocchi: un primo, dall’inizio alla grande scena fra la “traviata” e Germont padre, in cui sembra che Violetta e Alfredo riescano a realizzare il loro sogno. Certo, Violetta è gravemente ammalata, ma l’amore di Alfredo e la rinuncia alle frivolezze parigine possono realizzare il miracolo: pochi anni di vita felice, ciò che Violetta chiede. Il secondo, dalla scena citata alla morte della protagonista, in un precipitare drammatico degli eventi. Ma vi è il magnifico Preludio al primo atto, con quel senso inesorabile di tragedia, a dirci che ogni sogno è impossibile.
Il vero cuore dell’opera è dunque il grande duetto Violetta - Germont. Qui si palesa un tema decisivo nella produzione verdiana: il conflitto col padre. La figura paterna in Verdi è sempre custode di un codice etico e comportamentale ancestrale e inesorabile, codice d’onore e di convenzioni sociali, incentrato sulla famiglia, che perpetua anche rigide distinzioni di classe. Contro il padre lotteranno invano tanti personaggi verdiani, uscendone sempre sconfitti; quel codice, quasi un destino implacabilmente avverso, si frapporrà invincibile ai desideri dei figli, che invano cercheranno ogni modo per aggirarlo.
Nella terribile scena tra Violetta e il padre di Alfredo, la capacità di indagine psicologica di Verdi si rivela magistrale: Germont passa inesorabile dall’insulto, per il passato di mantenuta di Violetta, alla mozione degli affetti: sua figlia non potrà sposarsi, a causa della relazione scandalosa fra Violetta e Alfredo. Infine, a fiaccare le ultime difese, dispiega tutto il suo spaventoso cinismo: ricorda alla giovane che la bellezza sfiorisce e Alfredo potrebbe rivolgere ad altre il suo amore.
A tanta perfida abilità, Violetta si oppone disperatamente: il passato è sepolto, l’amore per Alfredo l’ha riscattata, ma l’accenno di Germont alla figlia “pura siccome un angelo”, fa breccia nel suo cuore. La “traviata” non può rovinarle la vita e cede, spingendo il sacrificio di sé fino all’estremo: dirà ad Alfredo che l’abbandona per tornare dal vecchio protettore. Il suggello di questa resa è il grido disperato: “Amami, Alfredo”, un attimo prima di fuggire. La grande scena con Germont ha come logica conseguenza il duetto fra Alfredo e Violetta e le accuse infamanti che il giovane rivolge all’amata che lo ha lasciato, ignaro del sacrificio di lei.
Il pur splendido finale è più convenzionale dal punto di vista drammaturgico, anche se contiene, a cominciare dal tragico Preludio all’atto terzo, pagine di ineguagliabile bellezza. Violetta muore riconciliata con Alfredo e benedetta da Germont: come è noto, l’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Nell’ambito del ciclo di incontri “Conversazioni musicali” organizzati dal Quartiere 2 del Comune di Firenze, in collaborazione con gli Amici del maggio musicale fiorentino, martedì 12 giugno alle 17 a Villa Arrivabene (piazza Alberti 1) si parlerà de LA TRAVIATA di Giuseppe Verdi .
Ingresso libero.