Firenze – Una legge per disciplinare, sotto il profilo organizzativo e procedurale, l’utilizzo dei farmaci cannabinoidi come ausilio terapeutico all’interno del servizio sanitario regionale, per combattere il dolore, nelle cure palliative e anche in altri tipi di terapie. Questo quanto si propone il testo approvato oggi, con voto a maggioranza, dal Consiglio regionale della Toscana. Ventotto i voti a favore, espressi dai gruppi di maggioranza (Pd, Idv, Fds-Verdi e parte del Gruppo misto: Ciucchi, Romanelli) con l’aggiunta del consigliere del Pdl Marco Taradash.
Tredici i voti contrari (Pdl, Udc e parte del Gruppo Misto: Staccioli, Locci), 2 i voti di astensione (Lega Nord Toscana). La Regione Toscana da oggi è la prima in Italia a disciplinare con un’apposita legge, sotto il profilo organizzativo e procedurale, l’uso dei farmaci cannabinoidi all’interno del servizio sanitario regionale. L’obiettivo è uniformare e semplificare per i pazienti toscani l’accesso a tali farmaci, utili nel trattamento di gravi patologie e per lenire il dolore e le controindicazioni delle cure chemioterapiche, oltre che per limitare l’uso degli analgesici oppiacei, al fine di evitarne l’assuefazione e i maggiori effetti collaterali. Ha espresso voto contrario, stamani in Consiglio regionale, il gruppo consiliare del Pdl.
Motivo? L’avversità «nei confronti di una legge-manifesto che non risolve i problemi dei malati e attraverso la quale la politica, sbagliando, tenta di sostituirsi alla scienza». Sono in sostanza queste le argomentazioni con cui si sono espressi in aula il Vicecapogruppo vicario del Pdl Paolo Enrico Ammirati e il Vicepresidente della Commissione sanità Stefano Mugnai sulla proposta di legge n. 58 Disposizioni in materia di utilizzo di farmaci cannabinoidi nella terapia del dolore. «Come è stato assicurato dai funzionari in Commissione – ha spiegato Mugnai – questa legge non cambierà sostanzialmente nulla rispetto a procedure di accessibilità a questi farmaci che oggi prevedono un iter che va dalla richiesta del medico curante al nulla osta delle dogane, con interventi di assistenza delle Asl di riferimento e trasmissione della richiesta a livello ministeriale come passaggi intermedi.
Ripeto, la legge regionale non cambierà pressoché nulla. Si tratta, per vostra stessa ammissione, di una legge-manifesto che non punta tanto a risolvere i problemi, quanto a mandare un messaggio politico. Io sono in grave difficoltà a pronunciarmi sull’utilità o meno di un farmaco piuttosto di un altro: questa è competenza di organismi scientifici appositi. Non è la politica, a deciderlo. Non una maggioranza, regionale o parlamentare che sia». Il Pdl una proposta l’aveva: mettere a punto un atto di indirizzo al governo e agli organi scientifici.
Ha espresso voto favorevole, il Consigliere regionale del Pdl Marco Taradash. Posizione singola, rispetto al gruppo Pdl che però, pur esprimendo voto contrario, ha lasciato spazio alle altre sensibilità. «La questione – ha affermato Taradash che, durante la seduta consiliare, ha ripercorso le tappe del dibattito nazionale in materia di impiego dei farmaci derivati da canapa – è certamente di competenza scientifica, non politica. Tuttavia – ha proseguito – mi sembra buona cosa che la Regione Toscana voglia semplificare le procedure di accesso a questo tipo di farmacopea sulla base, è chiaro, di prescrizione medica.
Per questo io, personalmente, voterò a favore di questa proposta di legge». «Del resto – ha osservato Taradash – quanto espresso dal collega Mugnai è ragionevole, perché questo non è sufficiente. Ciò che bisognerebbe fare, è far leva sul governo centrale per ottenere normative e procedure omogenee e più semplici. Forse, con un po’ di pazienza in più da parte della maggioranza, si sarebbe potuti arrivare a formulare un testo condiviso. In questo modo, avremmo potuto far sì che la terapia del dolore, nel nostro paese molto in ritardo rispetto al panorama internazionale, compisse un passo avanti». “Si tratta di una legge di grande civiltà che va incontro alle richieste e alle necessità di tanti malati e associazioni.
Sono contento e emozionato anche perché oggi è arrivata a compimento una battaglia iniziata con la collega Alessia Ballini, che nell’ultimo periodo della sua vita utilizzava tali farmaci contro il dolore e le nausee della chemioterapia, provando in prima persona le difficoltà legate alla mancanza di un quadro normativo che ne regolasse l’acquisto” – dichiara Brogi, primo firmatario di una delle due proposte di legge riunite nel testo approvato. “E’ chiaro che non esiste nessun tipo di connessione con l’idea del consumo di cannabis” – prosegue Brogi – “stiamo parlando di uso terapeutico, scientificamente comprovato, controllato e stabilito dal medico.
Credo che sia un nostro dovere dare ai cittadini la possibilità di curarsi con dei farmaci senza dover sostenere costi elevati e lunghe e complesse procedure burocratiche, oppure doversi muovere fuori dalla legalità. La legge approvata va in questa direzione e, dato che si tratta della prima legge di questo tipo in Italia, potrà diventare un punto di riferimento per le altre regioni e si propone anche di lanciare un segnale al Governo e al Ministero della Sanità per un’apertura verso i farmaci cannabinoidi, necessari per tante persone ammalate”.
Al tal scopo, è stata approvata all’unanimità una risoluzione, collegata alla legge, che impegna la Giunta ad attivarsi presso il Governo e il Ministero della Sanità, chiedendo interventi che garantiscano a livello nazionale l’accesso ai farmaci cannabinoidi. La nuova legge regionale tiene conto delle attese di tante associazioni della Toscana e dei punti comuni a due proposte di legge di iniziativa consiliare. Una presentata da consiglieri del Partito democratico (primo firmatario Enzo Brogi), prevedeva l’uso di queste sostanze nell’ambito della terapia del dolore e delle cure palliative; l’altra, a firma dei consiglieri del gruppo di Federazione Sinistra-Verdi (prima firmataria la capogruppo Monica Sgherri) e del consigliere del Gruppo misto Pieraldo Ciucchi, prevedeva invece l’utilizzo in tutta una serie di patologie e disturbi, anche attraverso la possibilità di ricorrere a preparazioni galeniche.
Le due proposte sono diventate un atto unico, che fa tesoro anche dell’apporto della consigliera regionale Alessia Ballini, impegnata a fondo in questa sfida negli ultimi mesi della sua vita. L’efficacia dei cannabinoidi. Come si legge nella relazione che accompagna la proposta di legge: “L’efficacia farmacologica dei cannabinoidi si fonda su acquisizioni scientifiche, sperimentazioni e pratiche cliniche sempre più diffuse a livello mondiale”. Nel preambolo della legge sono indicati i principali ambiti di cura e quelli in fase di studio: è oggi disponibile a livello scientifico una “compiuta valutazione dell’impiego clinico dei cannabinoidi nella cura del glaucoma, nella prevenzione dell’emesi, nel controllo di alcune spasticità croniche, come adiuvante nel controllo del dolore cronico neuropatico associato a sclerosi multipla, nel trattamento del dolore nei pazienti affetti da cancro.
Da sperimentazioni scientifiche risulterebbe inoltre che i cannabinoidi hanno proprietà di ridurre i dosaggi degli analgesici oppiacei, quali la morfina e i suoi analoghi, necessari a lenire il dolore nei malati oncologici sottoposti a trattamenti cronici, evitando così i fenomeni di assuefazione, caratteristici degli oppiacei”.La loro utilizzazione nella terapia farmacologica è resa possibile dall’inserimento di alcuni principi attivi cannabinoidi inseriti, con decreto del Ministero della sanità del 18 aprile 2007, nella tabella II, del Testo unico sulla disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope e di prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza.
Possibilità di acquisto all’estero e preparazione. Allo stato attuale, alcuni particolari medicinali non sono ancora presenti nel mercato nazionale: i medici che ritengono di dover sottoporre propri pazienti a terapia farmacologica con derivati della cannabis possono richiederne l’importazione dall’estero all’Ufficio Centrale Stupefacenti del Ministero della salute, così come previsto dal decreto del Ministro della sanità dell’11 febbraio 1997, oppure possono utilizzare le preparazioni magistrali allestite da una farmacia.
L’erogazione delle prestazioni. Nell’articolato, dopo aver enunciato gli scopi della legge - che definiscono le procedure per l’impiego dei farmaci cannabinoidi per finalità terapeutiche nell’ambito del servizio sanitario regionale – si specifica che tale disciplina normativa è comunque definita nel rispetto dei vincoli derivanti dalla legislazione statale e in ogni caso non ha alcuna pretesa di intervenire sugli aspetti clinici, come tali rimessi alla responsabilità medica e all’evidenza scientifica.Da qui la definizione dei farmaci cannabinoidi e l’ambito applicativo della legge: le strutture del servizio sanitario regionale e le aziende ospedaliere universitarie, oltre alle strutture private accreditate che erogano prestazioni in regime ospedaliero. Omogeneità delle procedure.
Alla Giunta regionale il compito di definire gli indirizzi per l’uniformità organizzativa e procedurale, cui le aziende sanitarie si adeguano assumendo le necessarie misure. Inoltre viene evidenziato il ruolo propositivo e consultivo del Consiglio sanitario regionale, anche ai fini dell’appropriato recepimento di linee guida statali insistenti su aspetti toccati dalla legge. Infine la clausola valutativa, che prevede periodiche relazioni della Giunta regionale sull’attuazione della presente legge, da trasmettere al Consiglio regionale e contenenti un ventaglio di informazioni ritenute idonee per una valutazione degli effetti della norma stessa.