“I blitz da soli non bastano. Vanno bene, ma non sono sufficienti: quelli di Prato come quelli di Cortina e Portofino, quelli sulle aziende cinesi come quelli sugli esercizi italiani. Serve un piano integrato ed è quello a cui stiamo lavorando”. L’assessore regionale al bilancio e ai tributi della Toscana Riccardo Nencini lo dice a Prato, dove oggi nella sede della Camera di Commercio ha incontrato le categorie economiche e i rappresentanti dei sindacati della città.
Per parlare di economia sommersa, evasione fiscale e soprattutto dell’illegalità diffusa in molte aziende cinesi. C’erano i rappresentanti dell’associazione industriale, della Confartigianato e della Cna, presente anche con due rappresentanti cinesi, c’era la Confcommercio e Confesercenti, la Cgil, Cisl e Uil e il presidente Carlo Longo della Camera di Commercio. La riunione si è protratta per oltre un’ora e mezzo. L’incontro ha preceduto la riunione del 23 aprile con le istituzioni, che sarà convocato dalla Provincia, e quello previsto tra la fine di maggio e l’inizio di giugno in cui il presidente della Regione Enrico Rossi sarà in città per illustrare un progetto specifico su Prato. I blitz non bastano, appunto.
E così l’assessore ha portato al tavolo alcune proposte ‘aperte’, su cui ha chiesto collaborazione alle categorie economiche e sociali: consapevole che alcune delle misure necessiteranno non solo dell’intervento della Regione, delle associazioni di categoria e degli enti locali, ma anche di modifiche legislative a livello nazionale, che la Regione si impegna a sostenere nelle opportune sedi. I filoni sono tre: contrasto all’illegalità, emersione del sommerso e naturalmente integrazione.
Si è discusso di possibili agevolazioni per le imprese che ne affianchino altre nell’emersione, di servizi di accompagnamento, di maggiore informazione e di contributi per l’acquisto di consulenze fiscali e contributive. L’assessore ha proposto controlli su chi invia denaro all’estero, in modo da verificare (prima) se sia in regola da un punto di vista contributivo e fiscale: tra le misure accennate anche un giro di vite su aziende fantasma, sui committenti ‘consapevoli’ e su chi affitta a nero capannoni industriali; e poi la distruzione dei prodotti confiscati o un loro uso sociale (come avviene per i beni sottratti alla mafia) e controlli e banche dati incrociati, come già avviato con il progetto Tosca che in 2-3 anni permetterà a tutti i Comuni toscani di condividere e scambiarsi informazioni. Aiutare l’emersione del sommerso, contrastare l’evasione fiscale, scovare chi non paga i contributi o non rispetta le regole è necessario.
“L’illegalità economica va combattuta – dice Nencini – perché crea concorrenza sleale, perché ruba il futuro ai giovani e perché si sottraggono risorse allo Stato e alle istituzioni, oggi più di ieri importanti e necessarie”. “I dati a nostra disposizione sui pagamenti e gli accertamenti che riguardano Irap e addizionale Irpef ci dicono che italiani e cinesi non sono troppo diversi – spiega l’assessore – Quello però che non emerge dai dati è la parte consistente di tributi, regionali e non solo, accertati ma non riscossi o quelli evasi e non verificati: il sommerso appunto, che nelle aziende cinesi sembra più diffuso.
E su questo dobbiamo lavorare” L’assessore Nencini alla fine di gennaio aveva incontrato il console cinese: l’ha ricordato anche nel corso della riunione pratese. Al console aveva chiesto collaborazione e un fronte comune per contrastare e identificare i fenomeni di larga illegalità diffusi nelle aziende cinesi e che gettano discredito sull’intera comunità locale. La richiesta, purtroppo, finora è rimasta senza risposta.