È conosciuto per essere un ottimo polistrumentista, legato alla carriera artistica di Paolo Benvegnù, con il quale condivide studi di registrazione e palchi da un decennio. Dopo aver lavorato con Marco Parente, Manuel Agnelli, Alessandro Fiori, Enrico Gabrielli, Andrea Chimenti, ora Andrea Franchi esce allo scoperto con un disco bellissimo Lei o contro di lei. Il progetto che lo vede protagonista parte dall'idea di riunire musicisti che lavorino con gli stessi obbiettivi, cercando di dare un taglio intimista, quasi post-impressionista, alla propria musica.
Da qui il coinvolgimento di uno stuolo di ottimi musicisti, tutti sotto il nome Collettivo “Pupazi”. Andrea Franchi e i suoi sodali non si sono preoccupati di creare opere omogenee nell'arrangiamento dei brani ma di badare essenzialmente alle sensazioni che essi esplicavano. L'attenzione si è quindi concentrata su come affrontare le composizioni in modo pragmatico, facendo attenzione alle sfumature ed ai dettagli. “Lei o contro di lei” è il primo lavoro di questo progetto ed è composto da 10 canzoni scritte e prodotte interamente da Andrea Franchi. Il Collettivo Pupazi è composto da: Marco Serafino Cecchi (batteria) Filippo Brilli (sax baritono e tenore, clarinetto basso) Matteo Bianchini (basso, clarinetto) Marco Burroni (basso) Andrea Franchi (voce, chitarra, organo) Nell'album hanno suonato anche altri musicisti ed amici: Riccardo Onori (chitarrista, compositore di Jovanotti), Alessandro Stefana (chitarrista di Vinicio Capossela, Guano Padano), Guglielmo Ridolfo Gagliano (chitarrista e violoncellista di Paolo Benvegnù). NOTE SU LEI O CONTRO DI LEI: Parlare di un disco dopo averlo realizzato essendo totalmente coinvolti è sempre difficile.
Specialmente se la costante tematica di questo lavoro è il doppio, gli opposti, gli arcani che si affacciano sul lato oscuro delle persone, di me stesso. Mi domando dell'ingordigia, del cibo, delle piccole guerre di potenziali soldati, di distrazioni che all'apparenza sembrano piccolezze, noncuranti del fatto che sostituiscono le nostre attenzioni. E quindi cosa dire, come raccontarvi questa storia? Mi abituai all'usanza familiare dell'essere remissivi, reticenti nel dire alle persone quello che si pensa veramente.
Così, per difesa, vidi nella rivalità una salvezza, una fuga temporanea che permetteva di allontanarmi distrattamente da quello che amavo e che avevo vicino. Dovevo essere più attento, evitando di comporre a mio piacimento l'individuo. Mi sentii invaso da tutto fino a responsabilizzare Dio. Che è un pretesto, quando non sai darti una spiegazione e quando sei l'unico responsabile di te stesso. Andrea Franchi