“Penso che la scelta di aver introdotto regole condivise, nate da una nuova collaborazione fra le istituzioni, sia una proposta seria e sistematica molto importante per una grande città d’arte come Firenze. Noi consideriamo i dehors come parte integrante del tessuto urbano e per questo abbiamo voluto intraprendere questo grande lavoro, ancora sperimentale, ma frutto della volontà di affrontare un problema di grande attualità in maniera innovativa ed equilibrata”. Sono le parole del vicesindaco Dario Nardella, che oggi in Palazzo Vecchio ha aperto il workshop “Pubblico e privato insieme per il decoro”, un pomeriggio di dibattito e approfondimento con amministratori, progettisti, imprenditori e tecnici sulla ‘rivoluzione dei dehors’ in corso a Firenze, dove tutti gli spazi esterni di bar, ristoranti e locali del centro storico si stanno rinnovando, per uniformarsi ai nuovi criteri fissati da Comune e Soprintendenza. “Il tema centrale – ha detto ancora Nardella - è come si governa il suolo pubblico e come si regolano le attività economiche che sul suolo pubblico si svolgono.
Chi amministra ha l’obbligo di conciliare l’interesse privato degli imprenditori con la tutela degli spazi pubblici, che sono un bene della collettività; ed è un compito complesso e impegnativo. Oggi per un bar o un ristorante avere uno spazio esterno è un elemento decisivo, anche per la riscoperta dei dehors da parte delle clientela: basta pensare che in 10 anni a Firenze le occupazioni di spazio pubblico nell’area Unesco sono raddoppiate, ed ora sono 320. Ma una tendenza comune a tutte le città”.
Nardella ha ricordato i vari passi del lungo percorso che ha portato al protocollo finale con la soprintendenza, che fissa nuove regole per la realizzazione dei dehors e mette al bando plastica, teloni e soluzioni ‘fai da te’ che erano la regola fino a poco tempo fa. “Quando questa amministrazione si è insediata, si è posta il problema di mettere ordine nel settore – ha spiegato – ed abbiamo scelto una strada molto chiara e trasparente”: un nuovo regolamento approvato da consiglio comunale, un concorso internazionale per i ‘modelli’ a cui attenersi, un sondaggio online fra i cittadini, un accordo con la soprintendenza per definire le regole e semplificare le procedure.
“Nella scelta la politica non ha messo bocca – ha ricordato il vicesindaco – abbiamo lasciato fare a tecnici e progettisti, tutti molto qualificati”. Ed alla fine “anche le associazioni di categoria hanno riconosciuto la validità di questo percorso, che impegna gli imprenditori con investimenti che vanno da 5-10mila euro per i de hors più semplici fino ai 100mila di quelli più grandi e complessi”. “Ora siamo arrivati alla fase realizzativa – ha continuato Nardella – ed i primi risultati finali si possono già vedere in piazza Signoria, dove è molto evidente l’attenzione ai colori e ai materiali; mente altri esperimenti stanno andando avanti in altre piazze.
E’ un lavoro complesso ed ancora in itinere, che vogliamo migliorare e affinare; questo workshop intende proprio approfondire e discutere un tema così importante per il decoro e la bellezza della nostra città”. "E' un bene che a Firenze si sia accesa una nuova attenzione sulla qualità urbana: i dehors non sono certo l'unico modo per salvaguardarla, ma da qualche parte bisognava pur iniziare. A nostro avviso, però, una certe rigidità delle norme per i nuovi dehors non ha giovato ad alcuni risultati, come quelli di piazza della Repubblica”.
A dirlo è stato il presidente dell'Ordine degli architetti di Firenze e provincia, Fabio Barluzzi, intervenendo alla tavola rotonda "I dehors nella progettazione dello spazio pubblico" che si è svolta durante il workshop “Dehors a Firenze. Lo spazio urbano nelle città d'arte” organizzato oggi dal Comune. “Ciò che ci convince meno, come architetti, è l'uniformità dei nuovi dehors in ogni piazza”, ha spiegato Barluzzi. “E allora perché, lo dico provocatoriamente, non fare tutte uguali anche le insegne dei bar e dei negozi? Siamo sicuri che Firenze abbia bisogno di uniformità? Credo però che ci sia il modo per raddrizzare il tiro.
D'altronde questo era un esperimento e gli esperimenti servono per migliorare”. Il presidente dell'Ordine si è poi soffermato sulla modalità con cui sono stati scelti i concept per i nuovi dehors per parlare più in generale dei concorsi. “Bene aver bandito un concorso – ha detto Barluzzi – ma non fermiamoci qui: è davvero auspicabile che si facciano concorsi anche per opere più importanti dei dehors”.