Il Sindacato Autonomo di Polizia (SAP) di Firenze, attraverso la propria segreteria nazionale, ha chiesto il diretto intervento del Ministero dell’Interno per risolvere prima possibile la situazione delle camere di sicurezza della Questura del capoluogo toscano che risultano essere insufficienti non solo come numero, ma anche per le oggettive condizioni di inadeguatezza delle strutture e per i problemi connessi alla gestione e alla sorveglianza degli arrestati. La legge 17 febbraio 2012, n. 9, relativa alla conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n.
211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri, sta determinando una serie di problematiche concrete per l’attività del personale della Polizia di Stato, con particolare riferimento alla questione delle camere di sicurezza. Le nuove norme starebbero creando rilevante disagio alle Forze dell’Ordine, soprattutto nella parte in cui si prevede l’utilizzo delle camere di sicurezza per gli arrestati sino all’udienza per direttissima.
"Nella città di Firenze la situazione è particolarmente gravosa - spiega il Segretario Generale del SAP, Nicola Tanzi – per gli operatori e alcuni recenti fatti di cronaca, come il riferimento è ai due arrestati morti nelle ultime settimane, hanno confermato le nostre preoccupazioni. Risulta, infatti, che la Questura di Firenze abbia a disposizione appena cinque camere di sicurezza, una sola dotata di bagno interno e tutte carenti per ciò che concerne il sistema di video sorveglianza (attualmente è possibile monitorare soltanto l’esterno delle camere stesse).
Altre due camere di sicurezza, assolutamente non adeguate alle necessità degli arrestati e del personale di Polizia, si trovano presso la Caserma “Fadini” dove ha sede l’Ufficio immigrazione. E’ di tutta evidenza che il numero delle camere di sicurezza, come segnalato più volte dalla Segreteria Provinciale SAP di Firenze, risulta inadeguato alle necessità degli operatori della Polizia di Stato, tanto da determinare quotidianamente un costante problema di sovraffollamento, con tutti i problemi connessi di sorveglianza e gestione degli arrestati. Risulta, inoltre, che gli operatori delle Specialità della Polizia di Stato del capoluogo toscano – a partire dalla Polfer – abbiano difficoltà ad utilizzare le camere di sicurezza della Questura proprio a causa del citato sovraffollamento.
Si chiede, pertanto, un sollecito e forte intervento affinché sia migliorata la situazione attuale delle camere di sicurezza della Questura e della Caserma “Fadini” di Firenze, provvedendo nel contempo a reperire ulteriori strutture da adibire a camere di sicurezza". Al via intanto a Livorno i sopralluoghi per istallare le reti telematiche attraverso le quali passeranno prenotazioni, telemedicina e refertazione a distanza in alcuni penitenziari dell'area. La banda larga e la telemedicina sbarcano nei tre penitenziari della provincia livornese.
A partire dalla settimana prossima cominceranno i lavori per la creazione delle infrastrutture tecniche necessarie a portare direttamente all’interno delle strutture carcerarie un’offerta sanitaria sempre più vicina a quella a disposizione degli altri cittadini. “Nell’ambito più ampio dei progetti aziendali di telemedicina e di sanità insulare – dice Andrea Belardinelli, responsabile dell’Area programmazione e innovazione dell’Azienda USL 6 – un ruolo primario è svolto anche dalla sanità penitenziaria.
La strada per permettere ai cittadini reclusi di avere pari opportunità sanitarie, in considerazione delle loro oggettive condizioni di isolamento geografico e di custodia, delle difficoltà ad effettuare trasporti verso le strutture sanitarie fuori dal carcere, e delle difficoltà a garantire il servizio dei medici all’interno, passa necessariamente attraverso l’utilizzo di una tecnologia che permetta di comunicare in maniera sempre più efficiente abbattendo muri e distanze. Portare la banda larga, ovvero una infrastruttura telematica che permetta di far viaggiare in maniera molto veloce i dati, permetterà di offrire servizi fino ad oggi non erogabili.
Penso ad esempio alla semplice prenotazione delle prestazioni sanitarie grazie al collegamento alla rete aziendale, ma anche al teleconsulto medico, paragonabile in termini di qualità ed accuratezza a un visita fatta di persona o al semplice consulto di referti medici. Discorso a parte merita la telecardiologia che permetterà di rilevare una serie di parametri vitali in persone con sofferenza cardiache e poterle refertare in tempo reale (così come già avviene sul territorio per la rete dell’infarto), con un abbattimento drastico dei tempi di intervento che, in casi come questi, fanno davvero la differenza fra la vita e la morte”. Dalla prossima settimana partiranno così i primi sopralluoghi nelle carceri di Livorno, Gorgona e Porto Azzurro da parte delle ditte incaricate di eseguire i lavori per la realizzazione delle reti.
“Si tratta – spiega Monica Calamai, direttore generale dell’Azienda USL 6 – di un altro passo in avanti nel lungo cammino di assunzione di responsabilità dell’assistenza sanitaria portato avanti dall’Azienda su tutto il proprio territorio, carceri comprese. Il nostro compito, fuori e dentro le mura penitenziarie, è quello di assicurare cure efficienti al servizio delle persone a prescindere dalla loro condizione. Con queste novità estendiamo qualità e quantità dei nostri servizi all’interno delle realtà carcerarie, un’opportunità fino a poco tempo fa assolutamente impensabile”.