A distanza di alcuni giorni della sentenza storica sulla vicenda Eternit, accolta con favore dalle famiglie delle vittime, si chiede a gran voce che la decisione della Corte di Torino non rimanga un caso isolato ma un avvio di resa giustizia anche per gli altri processi in corso che attendono una risposta da anni: da Bologna a Cosenza, da Padova ad Avellino, fino a Roma, con migliaia di altre vittime. Una sentenza, quella torinese, che ricorda purtroppo anche casi toscani, come quello dell'ex cantiere Orlando di Livorno, con una scia che, secondo una perizia ordinata dai giudici, avrebbe coinvolto almeno 37 dipendenti che avevano contratto il meseotelioma per avere respirato amianto; o come la situazione della Breda di Pistoia dove, tra processi infiniti, si contano ben 200 morti per tumore tra gli ex dipendenti.
"La sentenza del tribunale di Torino - spiega Roberto Rizzo, Responsabile Dipartimento Lavoro Idv Toscana - mette un punto fermo sulla responsabilità degli ex vertici Eternit e rende finalmente giustizia alle migliaia di lavoratori e di cittadini vittime dell'amianto e di politiche industriali criminali. E' importante che sia stato riconosciuto anche il diritto al risarcimento per quei cittadini che non si sono ammalati ma che vivendo nell'area dell'Eternit hanno comunque subito danni da stress.
Questa sentenza storica deve rappresentare un punto di svolta in materia di sicurezza sul lavoro e di tutela ambientale, è fondamantale continuare la battaglia assumendosi la responsabilità di garantire sempre la salute dei cittadini e dei lavoratori. In questo senso, le statistiche ci dicono che ogni anno nel mondo muoiono 120.000 persone per colpa dell'amianto, ma lo stesso dato diventa molto più significativo se espresso in maniera diversa: in media ogni cinque minuti una persona nel mondo muore per colpa dell'amianto e, secondo uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità, il picco di morti per amianto si avrà tra il 2015 e il 2020, proprio perché i danni da amianto tardano molti anni a manifestarsi. Sebbene l'Italia dal 1992 abbia avviato una campagna di bonifica su tutto il territorio nazionale, spesso l'amianto viene nascosto o smaltito male, per responsabilità di imprenditori senza scrupoli o della criminalità organizzata.
In Italia, Repubblica fondata sul lavoro, di lavoro si muore, avvelenati lentamente, come nel caso dell'amianto, sia in maniera violenta ed improvvisa per mancanza di adeguate misure di sicurezza e insufficente rispetto di quelle esistenti. Anche la Toscana ha chiuso il 2011 con 63.927 infortuni sul lavoro du cui 49 mortali, e le malattie professionali denunciate, rispetto alle 4000 del 2010 hanno subito un preoccupante aumento del 20%. Non bisogna abbassare la guardia, ed evitare che le luci su questa piaga delle morti sul lavoro non rimanga una denuncia inascoltata.
Esprimiamo piena soddisfazione per l'istituzione, la scorsa settimana in Senato con l'approvazione della risoluzione Idv, di una Procura Nazionale per la Sicurezza sui luoghi di lavoro, attraverso cui si potranno mettere a disposizione della giustizia professionalità di magistrati che hanno acquisito competenze specifiche in materia antinfortunistica.Oltre a questa fondamentale normativa nazionale, è fondamentale incrementare il lavoro nelle regioni - e la Toscana non fa eccezione - per rafforzare a livello legislativo misure di prevenzione e controllo, favorite da un intervento di seria e sana politica industriale a tutela della buona occupazione e della salute dei lavoratori, per evitare che la crisi diventi un'oasi dove l'assenza di regole lasci impunite forme particolarmente gravi di criminalità, che attentano alla vita e alla salute dei lavoratori".