Passati da qualche giorno i 20 anni dall'approvazione della Legge quadro sulle aree protette (Legge 394 del 6 dicembre 1991), il WWF ha ricordato la ricorrenza facendo un bilancio con la presentazione di un dossier sulle aree protette italiane e rendendo noti i risultati del sondaggio demoscopico “L'Italia dei Parchi”, realizzato da ISPO Ricerche. Secondo il sondaggio, gli italiani sono un popolo amico delle aree naturali protette, che le conosce (67%), riconosce la loro importanza per il benessere umano (98%) e per l’economia del Paese (84%), una percentuale significativa (50%) sarebbe addirittura disposto a versare un contributo specifico allo Stato per finanziare la loro gestione.
Una percentuale molto significativa se consideriamo i tempi che corrono e la manovra economica del Governo. I Parchi costituiscono un patrimonio inestimabile che, tra difficoltà e successi, tutela oggi oltre il 10,42% del territorio italiano ed è riuscito a salvare dall’estinzione specie rarissime come il camoscio d’Abruzzo e l’orso bruno, il lupo, il gipeto, il pino loricato. Le percezioni positive aumentano tra i giovani, gli istruiti e chi quei parchi li ha visitati per davvero (il 44% degli 800 intervistati).
Senz'altro sull'aumento di consapevolezza dei cittadini molto ha influito l'impegno dei gestori delle aree protette nel renderle fruibili e farne conoscere i valori. La Legge 394, riconosce il WWF, è stata cruciale per questa svolta nell'approccio alla conservazione della natura. Si pensi infatti che negli anni '80, quando ancora l'Italia non aveva una legge sulle aree protette, la percentuale di territorio tutelato arrivava appena all'1% mentre solo pochi anni dopo l'approvazione della Legge 394 si è superato il 10%.
La Toscana, insieme ad altre Regioni, anticipò la 394 creando con apposite leggi tre parchi regionali, ma solo dopo il recepimento della 394 nell'ordinamento regionale (con la legge regionale 49 del 1995) si è dotata di un vero e proprio sistema di aree protette, che oggi conta 3 parchi nazionali, 3 parchi regionali, 2 parchi provinciali, 34 Riserve naturali statali, 46 Riserve naturali regionali e 58 Aree Naturali protette di Interesse Locale. A queste si aggiungono le 17 Oasi WWF, che spesso coincidono o lavorano in sinergia con le altre aree protette.
Nell'insieme, la Toscana può vantare di avere oltre il 10% del territorio sotto tutela per le future generazioni, con una rete di aree protette conosciute e fruite dagli amanti della natura di tutta Italia e non solo. Molti anche i progetti di conservazione realizzati dagli enti gestori, quali quello per la tutela degli habitat dunali e retrodunali nel Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, quello per la reintroduzione del falco pescatore nel Parco della Maremma, fino alla creazione e riqualificazione di zone umide in alcune Riserve naturali. Rimangono però alcuni elementi critici da affrontare e risolvere: - non tutte le aree protette godono dello stesso livello di tutela e gestione (alcune ANPIL in particolare sono presenti solo sulla carta o poco più); - resta ancora un forte sbilanciamento della spesa verso gli investimenti in strutture e infrastrutture, necessarie inizialmente per far conoscere e accettare un'area protetta ma che devono essere affiancate da un impegno concreto verso la risoluzione dei problemi di conservazione; - permane ad oggi una scarsa capacità del mondo delle aree protette ad inserirsi con forza e decisione nella pianificazione degli altri settori guidandone gli sviluppi (si pensi al caso eclatante dei rapporti fra Parco e cave nel Parco delle Apuane), una ancora bassa propensione ad interagire per realizzare progetti di area vasta o semplicemente per favorire lo scambio di buone pratiche, e la mancanza di un adeguato sistema di monitoraggio degli obiettivi di conservazione; - alcune aree del territorio toscano, fondamentali per la conservazione, sono a tutt'oggi non adeguatamente protette, come accade per zone umide di importanza internazionale quali il Padule di Fucecchio e il Lago di Chiusi o per comprensori forestali peculiari come quelli del Farma-Merse e l’area Monte Argentario, identificata come target all’interno del Piano d'Azione regionale per la Biodiversità. A conclusione di questo piccolo bilancio, non bisogna dimenticare comunque quanto la Toscana sta facendo e ha fatto in questi ultimi anni per le aree protette e la conservazione della biodiversità: proprio in questi mesi si è concluso il processo che ha portato in tre anni alla stesura del Piano d'Azione regionale per la biodiversità, che ha focalizzato le problematiche ancora esistenti ed individuato le azioni prioritarie per risolverle: in questo le aree protette avranno senz'altro un ruolo di primo piano ed esperienze da condividere e diffondere. Scheda di presentazione del dossier WWF “Italia dei Parchi" Per celebrare i primi venti anni della legge quadro sulle aree naturali protette il WWF Italia ha redatto un rapporto sullo stato delle aree naturali protette nel nostro paese, un viaggio virtuale nei Parchi nazionali e nelle politiche delle Regioni per i parchi e le riserve naturali.
Ne esce un quadro ambivalente con molti importanti successi per la conservazione della natura e la difesa del territorio ma anche con numerosi problemi determinati in gran parte da comportamenti contraddittori di chi oggi ha la responsabilità del governo delle politiche per le aree naturali protette a livello regionale e dalle minacce derivanti da interessi economici particolari. Il dossier ripercorre nella sua prima parte la storia della legge quadro, presentando i suoi contenuti essenziali e i numeri che assicurano oggi la tutela di oltre il 10% del territorio nazionale.
Sono presi in esame i problemi del finanziamento delle aree protette ma anche le opportunità economiche legate al turismo e all’agricoltura. Non potevano mancare ovviamente le Oasi del WWF, il 25° Parco nazionale italiano. L’Italia dei parchi che ci consegna l’applicazione ventennale della legge quadro 394 del 1991 è una medaglia a due facce, una positiva con i successi (il verde) ed una negativa con le sconfitte (il nero). Come nel caso del Parco Nazionale dello Stelvio con il ritorno del Gipeto da un lato e le ferite inferte dai mondiali di sci del 2005 di Bormio dall’altra, o il caso del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi il primo in Italia a dotarsi di tutti gli strumenti di gestione territoriale (primo fra tutti il Piano del Parco) che non ha impedito però l’approvazione dell’Ente Parco del progetto per la centralina idroelettrica presentato dalla ditta Energie Valsabbia.
Continuando il nostro viaggio si arriva al Parco nazionale dei Monti Sibillini dove ricordiamo il ritorno del camoscio sui Sibillini da un lato e il fallimento del progetto delle Case del Parco come modello di servizi per la fruizione, mentre per il Parco dell’Arcipelago Toscano l’apertura al pubblico dell’isola di Pianosa e la mancata istituzione dell’area marina protetta. Tra i parchi del sud ricordiamo il successo del progetto della rete di protezione civile del Parco Nazionale del Pollino per fermare la piaga degli incendi boschivi e nello stesso parco la grave minaccia della possibile attivazione della centrale a biomasse del Mercure. Non potevano mancare nel nostro dossier ovviamente le aree naturali protette regionali, che rappresentano la maggior parte delle 871 aree protette oggi istituite.
Dalle proposte di modifica delle leggi regionali dell’Emilia Romagna e delle Marche, che il WWF valuta inopportune e peggiorative, alla sconfitta della natura in Trentino con la realizzazione del collegamento funiviario Pinzolo – Madonna di Campiglio a cui si contrappone la vittoria dell’operazione Orso promossa dal Parco Naturale Adamello – Brenta, proseguendo fino alla Sicilia dove l’assedio della politica indebolisce i parchi regionali, taglia i finanziamenti e assilla con la sua burocrazia.
Nonostante questi problemi i Parchi siciliani hanno rappresentato, come tutte le aree protette regionali, un baluardo contro la continua aggressione del territorio.