La Procura di Firenze ha eseguito nelle scorse settimane un nuovo sequestro da un miliardo e 120 milioni di euro su conti correnti del patron Alberto Aleotti, indagato per truffa e riciclaggio nell'inchiesta sulla maggiorazione dei prezzi su alcuni farmaci ottenuta gonfiando i costi dei principi attivi. Si è trattato di un 'ri-sequestro' che ha suscitato le reazioni dei figli di Aleotti, Lucia e Alberto Giovanni, anche loro indagati per riciclaggio col padre: ''Credevamo che dopo oltre due anni di indagini il passo successivo alla chiusura delle indagini sarebbe stato finalmente l'inizio del giudizio.
Incomprensibili aggressioni nei nostri confronti''. Da qui la dichiarazione, forte, di valutare l'opzione di andare all'estero perché in Italia non sarebbe possibile investire. L'accusa in realtà, si rileva dagli atti, è per truffa ai danni della Sanità pubblica proprio al fine di investire i proventi altrove. “Se verrà appurato un illegittimo aumento del prezzo dei farmaci commercializzati dall’azienda Menarini, il Servizio Sanitario stesso e tutte le Regioni avrebbero subito un rilevante danno economico” e “se verranno confermate le ipotesi di danno, saranno prese tutte le misure del caso, senza escludere la costituzione di parte civile nel procedimento penale in sede di giudizio”.
Così l’assessore regionale alla Sanità Daniela Scaramuccia, ha risposto all’interpellanza di Dario Locci (Gruppo Misto) sulla vicenda del gruppo farmaceutico. Una risposta che ha “parzialmente tranquillizzato” Locci. “Prendo atto dell’opportunità della Regione di costituirsi parte civile affinché questa odiosa pratica di speculazione ai danni dei cittadini cessi”. Il direttore generale del Gruppo Menarini, Domenico Simone risponde immediatamente al consigliere ribadendo anche la riflessione in atto sulla possibilità di 'cercare fortuna altrove': ''Sono totalmente inesistenti le odiose pratiche di speculazione ai danni dei cittadini a cui fa riferimento un Consigliere regionale in una interpellanza all'Assessore alla Sanità Toscana.
Questa ostilità da parte delle istituzioni ci porta a più profonde riflessioni circa la possibilità di continuare a investire in questo Paese''. Nel dettaglio il gip di Firenze Michele Barillaro ha deciso un sequestro preventivo da 1 miliardo, 120 milioni e 493.000 euro per le ipotesi di truffa e riciclaggio. Il patron Alberto Aleotti avrebbe compiuto una truffa ai danni del Servizio sanitario. Decisivi per il nuovo sequestro sarebbero elementi di prova raccolti nell'archivio segreto a Lugano della Menarini, un appartamento scovato in via Balestra dalla polizia svizzera su indicazione degli inquirenti italiani grazie a una chiave trovata alla segretaria di fiducia di Alberto Aleotti.
440 raccoglitori con documenti dagli anni '70 ad ora. Secondo i pm, da Lugano la 'ricettazione' sulla compravendita di principi attivi avveniva secondo uno schema-base: dividere ogni somma incamerata per cinque società letterbox, per cinque conti correnti diversi, per cinque banche diverse. Alcuni denari sarebbero stati investiti.