Segna un altro punto lo sviluppo del capitale umano e la qualificazione dei giovani laureati in Toscana: sono in arrivo, con un nuovo intervento, 200 Assegni di Ricerca Congiunta. La Regione Toscana sta infatti per pubblicare un bando, a favore di percorsi di alta formazione nella ricerca, per giovani dottori di ricerca e laureati con già tre anni di esperienza: potranno partecipare a progetti promossi da Università e Enti di ricerca pubblici nazionali operanti in Toscana, e saranno cofinanziati dalle imprese.
Il bando uscirà entro questo mese. Questo permetterà di indirizzare i giovani ricercatori non solo verso la carriera accademica, ma sopratutto verso l’inserimento nel mercato del lavoro. “Si tratta – afferma Stella Targetti, vicepresidente della Regione Toscana – di un investimento sul capitale umano della nostra regione: vogliamo puntare su quei giovani che hanno già perfezionato la propria capacità di ricerca conseguendo il titolo più alto previsto dal nostro sistema di alta formazione o avendo già fatto una esperienza di lavoro in questo ambito.
Vogliamo contribuire a dotare il nostro sistema, universitario e della ricerca, di risorse umane in grado di contare su una continuità di lavoro, in un momento in cui la contrazione di risorse statali colpisce anche questa capacità di rinnovamento del capitale umano”. I 200 assegni, di durata biennale e dell’importo ciascuno di 30 mila euro annui, saranno finanziati al 50% dalla Regione che interviene con un totale di 6 milioni di euro derivanti dai Fondi europei FSE. Il restante 50% verrà coperto dalle Università e dagli Enti di Ricerca proponenti con fondi propri o con fondi di terzi, non derivanti da altri finanziamenti comunitari. Tre le caratteristiche dei candidati per ottenere un assegno di ricerca: dovranno avere non più di 35 anni, dovranno essere disoccupati o inoccupati, e dovranno essere titolari di un diploma di dottorato (o titolo estero equivalente) o di un diploma di specializzazione di area medica, oppure titolari di laurea specialistica o di laurea vecchio ordinamento con almeno tre anni di esperienza di ricerca documentata presso università e centri di ricerca pubblici o privati. I beneficiari del bando, ovvero i soggetti pubblici del sistema di ricerca toscano, dovranno presentare un programma di intervento complessivo nei settori che la Regione ritiene strategici per la Toscana: scienze della vita (biomedicina; medicina personalizzata-omics …), biorobotica e neuroscienze (nuove generazioni di robot …), sistemi avanzati di accelerazione della conoscenza (nuove piattaforme ITC, nuovi device e sistemi di calcolo, reti di sensori, telecomunicazioni …), fotonica (chip ad alta integrazione di circuiti fotonici e elettronici, sistemi di telecomunicazione, tecnologie laser …), nanomateriali (sostituzione di materie prime rare, materiali riciclabili …), energie rinnovabili (nuove fonti energetiche …), social innovation (limitatamente a integrazione e inclusione sociale, multiculturalità, social housing), spazio e aerospazio (tecnologie spaziali per applicazioni terrestri). Il programma di intervento complessivo raggrupperà più progetti specifici di ricerca per ciascuno dei quali potranno essere attivati fino a 3 assegni. I criteri di valutazione per aggiudicare gli assegni di ricerca agli enti in parte terranno conto della capacità di ricerca dell’ente stesso (considerata in base alla consistenza del personale di ricerca che impiega) e in parte premieranno i progetti che, oltre alla qualità e alla coerenza con gli obiettivi e le scelte strategiche della Regione Toscana, faranno emergere la capacità di fare rete (con altri enti di ricerca pubblici e con soggetti privati) ed il collegamento a progetti e partenariati più ampi (nazionali ed europei). “Questo nostro intervento – conclude Stella Targetti – ha l’ambizione di posizionarsi in coerenza con la capacità di investimento delle singole istituzioni, premiando quelle che sono capaci di promuovere progetti condivisi da soggetti terzi (imprese, fondazioni, enti pubblici, altre istituzioni della ricerca europee), nel presupposto che questo sia un parametro di qualità importante e al tempo stesso un passo verso quella innovazione del sistema produttivo e pubblico che passa dalla capacità di trasferire conoscenze”.