“Ci aspettiamo che il Governo Monti ponga rapidamente mano all’attuazione all’Agenzia nazionale di vigilanza sulle risorse idriche per una rapida definizione delle tariffe e dia il via alla definizione di un quadro regolativo chiaro e stabile per tutti i servizi pubblici”. Lo ha detto Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana, aprendo oggi l’incontro sulla riforma delle Autorità di Ambito organizzato da Confservizi Cispel Toscana, la società di consulenza e formazione Ti Forma e l’Associazione Nazionale delle Autorità di Ambito, Anea. “Il settore idrico e quello dei rifiuti stanno pagando le conseguenze del vuoto legislativo dopo che due anni fa la legge Calderoli ha abolito gli Ato, facendoli restare privi di soggetto di domanda, di regolatore locale, di stazione appaltante”, ha esordito De Girolamo.
“E’ stato da irresponsabili arrivare a questo punto, consegnando settori cruciali per il Paese alla navigazione a vista, al giorno per giorno”. In particolare i due sistemi tariffari hanno subito colpi continui: “Il più grave quello alla tariffa idrica, con l’abrogazione per via referendaria della remunerazione del capitale investito – ha proseguito - A mesi dal referendum niente si sa ancora sul nuovo sistema tariffario da adottarsi alla luce dell’esito referendario”. Nel campo dei rifiuti il passaggio totale da tassa a tariffa è rinviato da anni, e la stessa tariffa è oggetto di continue verifiche della giurisprudenza, riguardo all’iva, alla riscossione, eccetera.
Ora non c’è più tempo per attendere: “La legge 148/2011 – ha detto il presidente di Confservizi Cispel Toscana - stabilisce la cessazione degli affidamenti illegittimi fra marzo e giugno del 2012: occorre dunque procedere molto velocemente, evitando altri rinvii e dotando questi due importanti settori di un quadro di regolazione locale chiaro e stabile”. Le Regioni stanno procedendo a decisioni sulle Ato ognuna a suo modo. La Toscana approverà entro l’anno scelte fondamentali: la riduzione a una sola Autorità di ambito per il servizio idrico e a tre per i rifiuti.
“Importante è che si chiuda rapidamente questo capitolo, senza ulteriori rinvii”, ha concluso De Girolamo. Si tratta di due settori che generano un’attività economica pari a 7,8 miliardi di euro l’acqua e 8,5 miliardi di euro i rifiuti. Comparti fondamentali per la vita dei cittadini e l’economia, fattore di competitività: “Settori in cui si prevede di investire moltissimo per l’ammodernamento delle reti e degli impianti, settori chiave per la green economy”. "Il piano interprovinciale rifiuti Ato Centro (comprendente l’area Firenze-Prato-Pistoia-Empoli), continua ad essere insostenibile, perché, nonostante un timido e tardivo tentativo di adeguamento allo spirito del tempo in materia di raccolte differenziate e di buone pratiche, ripropone ancora un modello vecchio di sviluppo socioeconomico in cui c'è sempre alla fine l’incenerimento, pratica inutile e dannosa per salute e per l'ambiente e che incentiva lo spreco di materie prime, sempre più scarse, e di fonti energetiche non rinnovabili" a dirlo è il Coordinamento dei comitati Ato Toscana Centro. "Questo piano viola le disposizioni della direttiva comunitaria 2008/98 che ridefinisce, innovandola, la gerarchia delle azioni per la gestione dei rifiuti ponendo la soluzione della combustione-incenerimento e altri metodi di distruzione termica come ultima e solo residuale.
Il piano interprovinciale Ato Toscana Centro e' pertanto fuorilegge, anche considerando che la direttiva 2008/98 è stata recepita dalla normativa nazionale. Nel testo presentato gli inceneritori, per confondere le idee e nascondere la realtà, vengono addirittura ribattezzati, bruciato il termine di fantasia ‘termovalorizzatore’, impianti termici quelli di Selvapiana e Case Passerini, e termoutilizzatore quello di Montale, che si vorrebbe addirittura raddoppiare, nonostante sia da anni sotto inchiesta per gli sforamenti delle emissioni e per la contaminazione delle matrici biologiche.
Come se bastasse cambiare nome per rendere accettabili le diossine, il particolato ultrafine, i metalli pesanti emessi dagli inceneritori e le ceneri tossiche da inviare in discariche speciali. Nello schema di piano presentato, è evidente una sorta di schizofrenia: da una parte si dice di voler minimizzare il ricorso alle discariche, dall'altra si insiste con gli inceneritori, che, come è noto, mandano in discarica circa un terzo di quanto immesso nei loro forni fra ceneri( ci sono anche quelle contenenti diossine che quindi devono essere mandate in discariche speciali) e scorie tossiche. Come sostiene l’AIOM, Associazione Italiana di Oncologia Medica-Progetto Ambiente e Tumori -2011: “L’incenerimento non risolve il problema dei rifiuti, sia perchè lo sposta in atmosfera e in discarica dove vengono conferiti i residui tossici della combustione e della depurazione dei fumi, sia soprattutto perché confligge con la riduzione dei rifiuti ed il riciclo dei materiali, in quanto una volta che questi impianti molto costosi sono stati costruiti, i gestori necessitano di una fonte continua di rifiuti per alimentarli. È assolutamente raccomandabile pertanto che, in sostituzione della combustione, vengano implementate pratiche quali riduzione, recupero e riciclo: ciò darebbe un sostanziale contributo alla prevenzione primaria e ad un corretto utilizzo delle risorse”.
Da quanto messo in evidenza risulta che la prima, urgente e indifferibile azione da compiere, e' la chiusura immediata per danni sanitari, economici e territoriali dell'inceneritore di Montale, unitamente a quello di Selvapiana, a cui deve far seguito una sinergia di azioni politiche e pratiche realmente innovative che portino progressivamente all'abbandono della combustione e quindi dei nuovi impianti previsti, a cominciare da quello di Case Passerini. Si deve, dunque, procedere verso la costituzione di centri per il riutilizzo e il riciclaggio a seguito di una diffusa e efficace raccolta differenziata e della diversificazione tra i rifiuti speciali, compresi gli ospedalieri, e quelli urbani la cui assimilazione è la vera ragione della abnorme quantità dei rifiuti. Come coordinamento dei comitati e delle associazioni attivi in Ato Toscana Centro presenteremo in tempi stretti un piano alternativo che abbiamo elaborato in sintonia con la direttiva europea, con le buone pratiche e con i saperi e le competenze che abbiamo costruito e sviluppato in questi anni di conflitto e di proposte progettuali".