Un quadro di riferimento desolante quello italiano, emerso durante l’incontro di oggi dedicato alla corruzione nella pubblica amministrazione, promosso a Dire e Fare da Avviso Pubblico e Libera in collaborazione con Anci Toscana. Presenti Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico, Giuliano Palagi, direttore generale della Provincia di Pisa, Alberto Vannucci, docente di Scienze della Politica dell’Università di Pisa, Francesco Forgione, già presidente della Commissione parlamentare antimafia. Nel nostro paese, la corruzione ha un giro d’affari stimato di 60 miliardi di euro.
A questi vanno aggiunti quelli legati alle mafie e all’evasione fiscale, che raggiungono un totale di circa 300 miliardi. In pratica, circa 5.500 euro a testa per ogni italiano. “Io lo chiamo un ticket dell’illegalità di 15 euro al giorno”, ha detto Pierpaolo Romani. Avviso Pubblico e Libera hanno promosso la campagna di sensibilizzazione “Corrotti”, che in un anno ha raccolto un milione e mezzo di firme che a breve saranno consegnate al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Obiettivo: la ratifica anche da parte dell’Italia della Convenzione di Strasburgo, sottoscritta nel 1999 e mai applicata nel nostro paese e che permetterebbe di introdurre alcune nuove fattispecie di reato per la corruzione, al momento non punibili in Italia.
Il professor Alberto Vannucci, uno dei massimi esperti italiani in materia, ha fornito alcune cifre. “Dal gennaio 2008 al gennaio 2009 – ha detto – è emerso da statistiche di esperienza diretta che il 17% dei cittadini ha pagato tangenti: questo significa che almeno 5 milioni e mezzo di cittadini l’hanno vissuta direttamente. In Europa siamo agli ultimi posti con Bulgaria, Grecia e Romania”. L’Università di Pisa ha organizzato l’anno scorso, e lo rinnoverà quest’anno, un master universitario dedicato a “Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione”, un’iniziativa unica nel panorama italiano e rivolta a operatori di pubblica sicurezza ed amministratori pubblici. A livello mondiale, la situazione italiana non muta di molto.
Dai dati elaborati da diverse organizzazioni internazionali, su 169 paesi l’Italia si piazza al 67° posto per corruzione percepita, uno degli indicatori fondamentali per il settore. Il massimo della trasparenza è 10, ed è riferito ai paesi scandinavi: il nostro riferimento numerico è 3.9, che ci mette alla pari ed anche sotto a paesi in via di sviluppo come Ghana o Botswana ed anche la Tunisia. Sotto il profilo penale, in Italia (dati 2008) le condanne definitive per reati di corruzione sono state 295, rispetto alle 1714 del 1996.
“Questo sta a significare che si allarga drammaticamente la forbice dell’impunità”, ha concluso Vannucci. Di quelle 295 condanne, ad esempio nessuna è stata registrata in Calabria, come se tale reato in quella regione si fosse estinto. “Tangentopoli in realtà non è certo finita – ha ricordato Francesco Forgione - ma ha solo cambiato sistema. In realtà il collante tra mafia e politica è proprio la corruzione, e questi ultimi anni sono stati determinanti per la sua legittimazione”.
Quali i rimedi per debellare questo morbo? “Prima di tutto – ha detto Giuliano Palagi – evitare il massimo ribasso nelle gare di appalto, per favorire l’offerta veramente più vantaggiosa per l’ente pubblico; regolamentare in maniera più rigida tutto quello che sta dietro al subappalto e porre un’attenzione complessiva tramite un Osservatorio degli appalti pubblici. Altro tema importante – ha concluso il direttore generale della Provincia di Pisa - la riduzione dei tempi di pagamento per i fornitori.
La Provincia di Pisa è riuscita a portare tali tempi rispettivamente a 43 e 47 giorni, contro una media nazionale che oscilla tra i 200 ed i 300 giorni”.