Negli anni ’60 un gruppo di giornalisti decise di creare un’agenzia internazionale che desse voce a chi non l’aveva privilegiando temi globali come l’ambiente, i diritti umani e la giustizia internazionale. Nacque così la Inter Press Service, la principale fonte d’informazione indipendente sui paesi in via di sviluppo, a cui attingono oltre 5000 mezzi di comunicazione in tutto il mondo. Roberto Savio ci racconta cinquant’anni di vita dell’agenzai nel libro I giornalisti che ribaltarono il mondo (Nuovi Mondi).
L’autore ne discute con Paolo Ciampi, Lorenzo Guadagnucci, Jason Nardi e Simone Siliani. Sin dall’invenzione del telegrafo, le agenzie di stampa internazionali hanno orientato la visione del mondo di ognuno di noi, contribuendo invariabilmente a condizionarla in base agli interessi geopolitici dei poteri forti. Dopo la Seconda guerra mondiale, il 94% delle notizie dei giornali di tutto il mondo in materia di affari esteri proveniva da 4 agenzie, la AP, la UPI, la AFP e la Reuters. Una copertura che non lasciava spazio alla nuova realtà che stava nascendo dalla decolonizzazione e che accentuava gli schemi manichei della Guerra Fredda.
Negli anni ’60, lanciandosi in un’avventura da molti considerata utopistica, un gruppo di giornalisti decise di creare un’agenzia internazionale che desse voce a chi non l’aveva – dai Paesi del Terzo Mondo ad attori marginalizzati, come le donne – privilegiando temi globali come l’ambiente, i diritti umani e la giustizia internazionale. Il loro intento era focalizzarsi non tanto sull’analisi dei singoli avvenimenti, quanto sui processi di fondo che costituiscono l’unica vera chiave di lettura di uno scenario politico internazionale in perenne e rapida evoluzione. Nacque così la Inter Press Service, che oggi vanta 50 milioni di pagine Internet lette ogni mese, in 27 lingue, ed è considerata la principale fonte d’informazione indipendente sui paesi in via di sviluppo, a cui attingono oltre 5000 mezzi di comunicazione in tutto il mondo. Ma raggiungere questo traguardo è stato possibile solo dopo una lotta aspra e su più fronti con il giornalismo “istituzionale”.
Il Dipartimento di Stato americano inviò istruzioni a tutte le ambasciate affinché si adoperassero per la chiusura degli uffici IPS nei loro Paesi. Anche la TASS, l’agenzia di stampa ufficiale dell’Unione Sovietica, mise in piedi una feroce campagna ai danni dell’agenzia. Le agenzie tradizionali, europee e americane, fecero la loro parte. La IPS si trovò al centro degli scontri che alle Nazioni Unite si accompagnavano al dibattito sul nuovo ordine informativo. Soprattutto, si riteneva inaccettabile che una cooperativa internazionale di giornalisti senza fini di lucro ribaltasse il mondo, rifiutando di legittimare il Nord come suo unico interlocutore. Questo è un libro senza precedenti, perché è una storia corale, scritta da cento dei suoi protagonisti: uomini e donne di molti Paesi del mondo che raccontano le proprie battaglie per creare un’altra informazione.
Molti di loro sono poi diventati scrittori o poeti affermati, ma non pochi sono stati assassinati a causa del loro lavoro. Queste pagine raccolgono 50 anni di racconti affascinanti, che offrono una lettura illuminante del progressivo cambiamento del mondo. Al libro hanno contribuito anche alcuni dei personaggi più rappresentativi degli ultimi 50 anni, da capi di stato a premi Nobel, che ci hanno regalato inedite testimonianze del loro sostegno alla Inter Press Service. Roberto Savio, giornalista, ha fondato e diretto la Inter Press Service (IPS) fino al 2000.
Cofondatore e segretario generale di Media Watch Global, ha avviato e promosso numerosi progetti di informazione, privilegiando sempre le questioni relative allo sviluppo: dal Technological Information Pilot System (TIPS) e la Rete dei Sistemi Informativi Nazionali per l’America Latina e il Caribe (ASIN) al notiziario Women’s Feature Service (WFS). Nato a Roma, cittadino argentino, ha lavorato alla RAI Tv come direttore dei notiziari per l’America Latina e ha vinto il premio giornalistico St.
Vincent per i suoi documentari. Ha collaborato con vari governi del Terzo Mondo e organismi internazionali, tra cui l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL). È membro del Consiglio scientifico del World Global Forum, fondato da Michail Gorbacev, nonché coordinatore della Commissione comunicazione del Forum Sociale Mondiale.