Sì, gli Area sono tornati: Patrizio Fariselli (pianoforte e tastiere), Paolo Tofani (chitarra), e Ares Tavolazzi (contrabbasso e basso elettrico), ovvero tre dei componenti storici di uno dei gruppi italiani che hanno segnato indelebilmente le vicende musicali degli anni Settanta, sono di nuovo insieme per riassaporare lo spirito di avventura che per tanto tempo li ha tenuti uniti e per ricordare chi non è più tra loro. Se infatti mancano – nel cuore e nella musica - la voce di Demetrio Stratos e la batteria di Giulio Capiozzo, gli Area di oggi intendono portare sul palcoscenico tutto il proprio percorso artistico e umano, senza tuttavia lasciarsi andare alla nostalgia.
Il materiale dei concerti è infatti costituito da rimandi al glorioso passato del gruppo (“Luglio, Agosto, Settembre (nero)”, “Gioia e Rivoluzione”, “La mela di Odessa”, “Cometa Rossa”) e da nuove composizioni che attestano l’attualità di una musica che da sempre non conosce barriere fra stili e linguaggi. Gli Area sono dunque tornati in piena attività: Patrizio Fariselli (pianoforte e tastiere), Paolo Tofani (chitarra), e Ares Tavolazzi (contrabbasso e basso elettrico), ovvero tre dei componenti storici di uno dei gruppi italiani che hanno segnato indelebilmente le vicende musicali degli anni Settanta, sono di nuovo insieme (con loro, alla batteria, c’è ora il toscano Walter Paoli) per riassaporare lo spirito di avventura che per tanto tempo li ha tenuti uniti e per ricordare chi non c’è più.
Costituiti nel 1972, gli Area si imposero subito per la particolarità della propria proposta musicale, nel segno di un’autentica, audace fusione fra rock, jazz, sperimentazioni sonore, echi mediterranei e orientali e altro ancora. Degli anni Settanta gli Area rimangono uno dei gruppi simbolo specchio della vitalità culturale e sociale del periodo. La prima formazione del gruppo comprendeva Demetrio Stratos (voce, organo, steel drums), Victor Edouard Busnello ai fiati, Patrick Djivas al basso, Gaetano Leandro alle tastiere, Johnny Lambizi alla chitarra e Giulio Capiozzo alla batteria.
Poco prima delle registrazioni del primo album, Arbeit Macht Frei, la formazione mutò con l’entrata di Paolo Tofani e Patrizio Fariselli in sostituzione di Lambizi e Leandro. Agli Area si unì anche Gianni Sassi, in arte Frankenstein, con il compito di curarne l'immagine e di scrivere i testi delle canzoni, caratterizzati da un forte allegorismo. Dopo Arbeit Macht Frei (1973), passato alla storia come uno dei dischi seminali del rock italiano più innovativo, Djivas lasciò gli Area per entrare nella PFM: il suo posto venne preso da Ares Tavolazzi.
Se ne andò anche Busnello. Assestato l’organico, gli Area proseguirono speditamente il proprio cammino tenendo numerosissimi concerti, anche all’estero, e incidendo altri album importanti quali Caution Radiation Area (1974), Crac! (1975) e Maledetti (1976), testimoni di una costante evoluzione artistica sempre più protesa verso la sperimentazione. A questo proposito è da ricordare la personale ricerca di Demetrio Stratos sulla voce, intesa come vero e proprio strumento dalle pressoché infinite possibilità.
Dopo l’incisione di Maledetti, gli Area conobbero un periodo di riflessione che avrebbe progressivamente portato allo sfaldamento del gruppo. Il 13 giugno del 1979, poco dopo aver abbandonato ufficialmente i compagni di tante avventure, Demetrio Stratos si spense, stroncato a soli 34 anni da una malattia incurabile. Un concerto organizzato all’Arena di Milano per aiutarlo a sostenere le cure mediche si trasformò in un omaggio corale ad un artista coraggioso, unico. La fondamentale esperienza degli Area sarebbe quindi confluita in altri gruppi che ne ripresero l’intestazione e cercarono di mantenerne lo spirito.
Nel 1993 Fariselli, Tavolazzi e Capiozzo si ritrovarono per un concerto dedicato a Gianni Sassi, da poco scomparso. La morte nel 2000 di Giulio Capiozzo fu un altro duro colpo per chi continuava a nutrirsi dei dischi degli Area, la cui memoria e influenza ha resistito all’incedere del tempo al pari di quella di pochi altri gruppi (italiani e stranieri) degli anni Settanta. Il segreto di questa straordinaria longevità sta nell’originalità di una musica che è riuscita per davvero a superare le barriere fra i diversi generi musicali, dando anche voce alle urgenze espressive e agli ideali di una intera generazione.
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