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Hassan Al Djahmi: “Facebook per comunicare senza censura”

Il fotoreporter italiano e il blogger libico intervenuti ieri alla Festa Democratica in occasione del dibattito “Social media, al jazeera, rivoluzioni arabe”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 settembre 2011 18:40

Firenze - Raccontare conflitti di tutti i tipi con le immagini, postare video su Facebook per comunicare al mondo la violenza di una dittatura: sono le sfide che hanno raccontato Riccardo Venturi, fotoreporter romano vincitore del World Press Photo 2011 e Hassan Al Djahmi, blogger libico, presenti ieri sera alla Festa Democratica in occasione del dibattito “Social media, al jazeera e rivoluzioni arabe”, assieme a Domenico Petrolo, dipartimento informazione Pd, Andrea Giorgio, segretario Gd Toscana, Miriam Lepore, giornalista.

È stato due volte in Libia, l’ultima dopo l’inizio della rivolta e ci tornerà a fine mese, in Egitto, dove ha incontrato vari blogger dissidenti. Riccardo Venturi ha raccontato le loro storie con la fotografia ma con le immagini ha parlato anche di un’altra guerra, “nascosta, di provincia, tutta italiana, tutta privata”, come la definisce, quella delle morti bianche, per una mostra realizzata con Anmil e Inail. “Ho raccontato storie di vittime di incidenti, ho fotografato parenti di persone decedute: ho riscoperto un’Italia un po’ anni ’50, in cui di certe situazioni non si può parlare, per non perdere il lavoro.- racconta- C’è tutto un sommerso di italiani che non denunciano, più di quanti se ne possa pensare”.

Della Libia ci racconta una delle immagini più rappresentative. “A Bengasi su un muro sono appese le immagini di tante vittime del conflitto, alcune sono fotografie, alcune fotocopie di fotografie.-spiega- Per mesi sono state esposte al sole e per questo molte sono sbiadite o cancellate”. Da parte sua anche un’opinione sulla situazione dell’informazione italiana. “Negli ultimi anni c’è stata una parabola discendente nell’informazione del nostro paese.- fa presente- C’è poca attenzione ai fatti internazionali, non sono seguiti a fondo o comunque senza continuità.

Ci sono posti dimenticati dai mezzi di comunicazione italiani come Sud America, sudest Asiatico, tanti stati dell’Africa: in altri paesi europei o negli Usa c’è un diverso livello di attenzione”. "17 Febbraio – il giorno della collera”: si chiama così la pagina Facebook creata da Hassan Al Djahmi, citando la data in cui, sull’onda della protesta degli altri paesi arabi, la rivolta è approdata anche nelle principali città libiche. “Ci sono stati diversi tentativi di attaccare la pagina ma ha resistito.- racconta- Ho scelto Facebook perché è l’unico mezzo senza censura, ti consente di comunicare con parole ma soprattutto con immagini, che arrivano velocemente e fanno pensare”.

Al momento i suoi fan sono oltre 165.000 e crescono costantemente. “Prima erano quasi essenzialmente giovani, ora sono anche persone anziane”; specifica. Nella sua pagina Facebook video anche violenti, di uccisioni e di stragi, anche di bambini: una scelta non facile ma necessaria. “Ho scelto di trasmettere messaggi forti, violenti perché la gente doveva, deve capire che Gheddafi è disposto a massacrare il suo popolo”. Hassan, rifugiatosi in Svizzera con la sua famiglia, è tornato in Libia dallo scorso marzo.

“Sentivo la necessità di essere anche io sul luogo, di vivere in prima persona quello che stava succedendo non di raccontarlo e basta”, commenta la sua scelta.

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