Tavarnelle Val di Pesa, 6 agosto 2011- Opere d’arte e scarpette d’autore. Accanto ai grandi artisti della pittura medievale e rinascimentale i capolavori realizzati dalle merlettaie di Tavarnelle, scarpe divenute famose in tutto il mondo che hanno calzato i piedi di Elisabeth Taylor, Audrey Hepburn, Jacqueline Kennedy Onassis, la principessa Maria Adelaide Bastogi-Borghese. Nell’antica pieve di San Pietro in Bossolo due antichi tesori, per nulla intimoriti dalla differenza di età, dialogano in armonia attraverso il linguaggio della creatività e della abilità manuale: sono l’arte sacra e l’arte dell’ago.
Le sale espositive del Museo di Tavarnelle lo custodiscono come un patrimonio di valore inestimabile: il merletto “Punto Tavarnelle”, una tecnica che nasce ai primi del ventesimo secolo dall’inventiva di una suora, unisce e mette in collegamento le testimonianze della grande pittura toscana e l’alto artigianato artistico femminile, patrimoni d’arte e professione che hanno contribuito a valorizzare e ad elevare il prestigio del territorio chiantigiano. Le tavole di Meliore, Neri di Bicci, Coppo di Marcovaldo, Iacopo Da Empoli, Pier Dandini impreziosiscono le pareti delle sale espositive condividendone lo spazio con le scarpe, gli abiti da sposa, i copriletto, le tovaglie, i cestini, gli scendiletto realizzati con la tecnica del merletto di Tavarnelle.
Un ricamo che per un secolo ha impegnato, appassionato, ha dato lavoro a centinaia di donne attraversando la loro passione in maniera trasversale e intergenerazionale: nonne, mamme, figlie che sull’uscio di casa hanno tramandato oralmente i loro segreti dando vita a veri e propri capolavori artigianali che hanno venduto, promosso, esportato il ricamo made in Tavarnelle in tutto il mondo. Il Punto Tavarnelle conserva in parte il carattere leggendario che si attribuisce alla storia del merletto ad ago italiano.
Se il ricamo delle sirene, che discende da un’alga regalata dal marinaio alla propria innamorata, da quest’ultima riprodotta con ago e filo, ha una genesi mitologica, quello di Tavarnelle ha origini concrete e tangibili, come le mani possenti e vigorose delle sue esecutrici. Fu suora Arcangela Banchelli a dare avvio nel 1906 alla scuola del ricamo presso l’asilo Vincenzo Corti, gestito dalle suore dell’Ordine delle Serve di Maria Addolorata. Iniziarono da bambine a fare gli ‘smerlini’, ‘i dadini’ e poi gradualmente ‘il punto pieno’ e i ‘motivi a rete e a sodo’.
La fama del ricamo si diffuse, giunse a Firenze da dove provennero le prime importanti commissioni, alcune note ditte e confezioni dell’epoca come quella di Campodonico Navone. Fu allora che le donne si dedicarono completamente alla passione dell’arte dell’ago che rimpiazzò il lavoro con la paglia e divenne un impiego professionale a tutti gli effetti. Dall’operosità e dalla fantasia di queste donne, che si riunivano a piccoli gruppi davanti alla porta di casa, negli orti, in piazza Cresti, lungo la Pesa, uscivano creazioni straordinarie: corredi sontuosi, arredi per chiesa, biancheria per la casa, lenzuola, bordi per abiti, coordinati in bianco e a colori, con applicazioni di perline, ricami a traforo, in raso. Anche Ferragamo, la nota maison della calzatura, nel periodo che precedette la seconda guerra mondiale, quando iniziò a scarseggiare il pellame, apprezzò il merletto di Tavarnelle tanto da avvalersene per la creazione di scarpe realizzate appunto con la tomaia di merletto.
Fu così che le abili mani delle merlettaie di Tavarnelle ricamarono per le star del cinema internazionale come ‘Liz dagli occhi viola’, l’adorabile ‘Sabrina’ amata da Humphrey Bogart, Lady Kennedy le principesse e le donne dell’alta società. Alcuni di questi esemplari sono conservati presso il Museo Salvatore Ferragamo di Firenze. Il merletto di Tavarnelle è citato nei volumi: “Atlante Repertorio dell’Artigianato d’arte italiano alla fine del XX secolo” di Giorgio Lilli Latini e “L’Europe de la Dentelle” di Martine Bruggeman.
Il merletto di Tavarnelle non è solo storia, oggi continua ad essere ricercato per abbellire la casa e i corredi. Sebbene siano rimaste in poche decine, le ricamatrici più esperte del territorio continuano a produrre e a coltivare la loro passione con il desiderio di trasmetterla alle nuove generazioni. Un desiderio pienamente condiviso dall’amministrazione comunale che nel 2002 pubblicò un volume a cura di Ebe Ciampalini Balestri dal titolo “Il punto Tavarnelle e dintorni”. “Il ricamo di Tavarnelle - dichiara il sindaco Sestilio Dirindelli - ha permesso una notevole crescita socio-economica del nostro territorio, ha portato lavoro: è stato uno dei primi a fornire un reddito alle famiglie e a favorire l’autonomia delle donne; ha valorizzato le nostre tradizioni culturali, ha incrementato il patrimonio di formazione e aggregazione; un’eredità che fa parte della nostra memoria collettiva e che occorre tutelare e valorizzare per evitare la perdita dei saperi individuali; il museo di arte sacra accoglie alcuni dei lavori più pregiati del punto Tavarnelle, donati dalle esecutrici e dalle loro famiglie, un tesoro prezioso che vale la pena visitare e ammirare”. Museo di arte sacra di Tavarnelle Val di Pesa
Strada della Pieve 19 Tel.Cinzia DUGO055 8050837 Sabato - Domenica 16 - 19