Siena – Una proteina chimerica, disegnata in laboratorio sulla scorta delle informazioni ottenute direttamente dal patrimonio genetico di un batterio complesso e mutevole come il meningococco di tipo B, potrebbe diventare in futuro la componente di base per un vaccino “universale” nei confronti di questo batterio. Ma soprattutto, grazie a questo studio tutto italiano, appare più vicina la messa a punto di vaccini contro quelle malattie per le quali non esiste ancora una strategia di vaccinazione, per esempio la malaria o i fastidiosi raffreddori da rinovirus, o le infezioni dovute a virus e batteri che mutano continuamente.
A dare impulso agli studi in questo settore è una ricerca condotta dagli scienziati di Novartis Vaccines di Siena con la collaborazione dei ricercatori dell’Università di Firenze, pubblicata sull’ultimo numero della rivista Science Translational Medicine(1). La proteina chimerica, disegnata in laboratorio, è stata identificata grazie alla tecnica della reverse vaccinology, che prevede la decodifica della sequenza genomica del meningococco B e la conseguente selezione delle proteine che hanno più probabilità di essere efficaci in un candidato vaccino.
Proprio questa strategia, peraltro, ha già consentito di sviluppare un vaccino altamente efficace, attualmente in fase di registrazione presso l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA). Grazie allo studio del genoma batterico i ricercatori hanno identificato una particolare proteina, chiamata factor H binding protein (fHBP), dotata di elevatissima capacità antigenica, cioè in grado di stimolare un’intensa risposta da parte del sistema immunitario. Il fattore umano H è infatti una proteina regolatoria presente nel sangue che assicura una prima linea di difesa nei confronti dell’invasione dei batteri patogeni e risulta efficace nello scatenare il sistema difensivo dell’organismo in caso di “attacco” di germi come il meningococco.
Purtroppo l’fHBP tende a variare nei diversi ceppi batterici. Gli studiosi italiani, sequenziando i geni che codificano questa proteina in circa 2000 ceppi di meningococco B, sono riusciti a identificare tre diverse varianti antigeniche di cui una, la più diffusa e comune, è quella contenuta nel vaccino antimeningococco B che sta per concludere l’iter di sviluppo clinico e registrazione. Sulla base di queste informazioni i ricercatori hanno poi disegnato e “costruito” in laboratorio una proteina chimerica, in grado di “incorporare” in sé le tre varianti antigeniche, che si è così rivelata in grado di indurre anticorpi funzionali contro le diverse varianti di meningococco.
«Sfruttando la conoscenza dettagliata delle proprietà strutturali di questa proteina e del suo modo di interagire con gli anticorpi prodotti dal sistema immunitario» spiega Lucia Banci, Professore Ordinario di Chimica Generale e Inorganica presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Firenze e membro del Centro Risonanze Magnetiche CERM «è stato possibile disegnare una proteina chimerica contente le diverse regioni che evocano risposta immunitaria alle varianti prodotte dai vari ceppi batterici.
Questo approccio basato sulla struttura permette di disegnare vaccini ad ampio spettro non solo nel caso del meningococco B: si tratta infatti di un approccio del tutto generale che può essere strategico anche nello sviluppo di vaccini contro patogeni con un alto livello di variazione antigenica». Proprio questo pare essere il futuro della ricerca “made in Italy”. Ancora oggi infatti risulta estremamente difficile sviluppare nuovi vaccini contro molti patogeni perché gli antigeni che consentono il loro “riconoscimento” da parte del sistema immunitario cambiano frequentemente.
Quando la variabilità antigenica è elevata, come nel caso del virus influenzale, occorre per esempio trattare ogni anno le persone con un nuovo vaccino. Ed è proprio la capacità di mutare di diversi “nemici” della salute, dai rinovirus al tripanosoma che causa la malaria fino al virus HIV, che rende così complessa la messa a punto di un vaccino efficace. «La genomica offre potenzialità sempre maggiori e grazie ad essa siamo stati in grado di mettere a punto strategie altamente innovative nella ricerca di nuovi vaccini» commenta Rino Rappuoli, responsabile mondiale della Ricerca Novartis Vaccines.
«Lo studio descrive attività di laboratorio ancora in fase iniziale e ci vorranno ancora anni per lo sviluppo di un nuovo vaccino, ma i risultati raggiunti sono di particolare rilievo per diversi motivi: innanzitutto rappresentano un fondamentale passo verso la messa a punto di nuovi vaccini in grado di proteggere contro patogeni altamente variabili; di non secondaria importanza, poi, la difficoltà della sfida contro il meningococco B, rappresentata dalle centinaia di ceppi circolanti e dalla natura costantemente mutevole del batterio; infine i risultati descritti nella ricerca sono l’ulteriore conferma dell’impegno dei ricercatori Novartis verso la messa a punto di nuovi approcci e nuove tecnologie innovative finalizzate a vaccini di nuova generazione».