“Le collezioni che sfilano in passerella – commenta Patrick De Muynck, Capo Dipartimento Design di Polimoda – rappresentano un personale percorso di ricerca compiuto nell’ultimo anno caratterizzato da una cura in ogni dettaglio, dall’ispirazione creativa, ai bozzetti, alle tele, fino alla realizzazione finale di capi e accessori. Un percorso che spesso rispecchia l’attualità e gli avvenimenti del mondo contemporaneo. Pur non essendoci un tema unico dato che ogni stilista è libero di scegliere la propria ispirazione, si nota sempre un mood condiviso che influenza la maggior parte delle collezioni, frutto dell’influenza che hanno i fenomeni e i temi di attualità sulla moda.
Quest’anno il tema ricorrente è il viaggio e non a caso proprio il viaggio sarà il tema della prossima edizione di Pitti Uomo.” Il viaggio come leit-motive trae ispirazione proprio dall’universo Polimoda in cui i giovani creativi crescono e si formano. Viaggio inteso come scoperta, conoscenza di nuove culture e internazionalità: una contaminazione che avviene in primo luogo nelle aule di Polimoda, dove la metà degli allievi è straniera e che sulla passerella si evidenzia con rimandi allo stile etnico e con indossatori dai tratti somatici internazionali.
Viaggio inteso come nomadismo, rinascita, rivincita e identità, espressi anche nelle contaminazioni dei modi del vestire contemporaneo. E infine viaggio inteso come crescita, trasformazione e maturazione: quest’anno per la prima volta le collezioni di Polimoda si declinano interamente a target molto diversi fra loro, per la prima volta in passerella, accanto a modelle e modelli professionisti, sfilano bambini, adolescenti e persone mature per collezioni dedicate a tutte le fasce d’età. Si sono notati infatti tagli e colori usati da più studenti, colori fluo che spezzavano un susseguirsi di abiti neutri, oppure cartelle, borse, accessori dai colori forti mischiati ad abiti sempre neutri. Tanti cappucci, come a difendere la persona dagli attacchi esterni, o per svelare solo ai preferiti o al momento giusto, il proprio viso. Scarpe di vario genere, dal classico mocassino bianco flat, ad improponibili zatteroni o “impalcature” stile giap, segno anche questo che la moda è tutto quello che si preferisce. Gradevoli le uscite con modelli non professionisti, bambini ma anche adulti, che hanno dato una “spruzzata” di allegria durante la lunga quanto interessante sfilata. Un piccolo appunto all’organizzazione del Polimoda per quanto riguarda le postazioni dei fotografi.
La pedana accoglieva a malapena i fotografi e le riprese ufficiali, relegando gli altri ad accontentarsi di posizioni di fortuna. Abbiamo poche occasioni a Firenze, sarebbe veramente auspicabile che in queste occasioni si facesse di tutto per dare il massimo anche alla stampa locale. Articolo e foto di Filippo Tomasi