25 anni, laureato in fisica, fidanzato, lavoratore presso un’azienda privata, Michele Seveso vive a Milano ed è un componente della squadra Pro Carate (in provincia di Monza, Brianza) classificata in Serie A1 G.A.M. (Ginnastica artistica maschile) e arrivata settima in posizione su nove squadre in competizione alla prima prova del campionato, svoltasi a Firenze sabato 20 marzo (la prossima tappa sarà tra due settimane a Mortara, seguita da Modena e Genova). Uno degli sponsor dell’evento è stata l’Associazione Toscana Emofilici ONLUS - A.T.E.
Come “giornalista” ci tengo a sottolineare questa informazione per contribuire alla divulgazione della conoscenza di questa malattia ereditaria rara ma problematica per via della quale chi ne soffre risente di emorragie interne che colpiscono le articolazioni e l’apparato muscolare. Questo accade perché vi è carenza di un fattore della coagulazione del sangue. Questa sponsorizzazione è una nobile collaborazione tra chi si occupa del culto del corpo e chi della sua cura, affinché ci sia un’azione di sensibilizzazione sulle tematiche legate alla salute.
L’esito della gara vede sul podio i primi tre classificati, nell’ordine: la Società Lombarda Meda al primo posto (con Igor Cassina, campione olimpionico e mondiale di sbarra); al secondo posto i Livornesi; al terzo Vercelli. Geometricamente incastrati gli attrezzi: la trave e le parallele asimmetriche per le femmine; la sbarra, le parallele, gli anelli per i maschi; la pedana per il volteggio e il tappeto per il corpo libero per entrambi. In contemporanea si sono svolti più esercizi sia del maschile che del femminile.
Seveso fa notare una particolarità sulla differenza tra generi per quanto riguarda l’età degli atleti maschi e femmine. Gli attrezzi stessi di questo sport richiedono che un ragazzo per affrontarlo sia già sviluppato, servendo forza e potenza da applicare negli attrezzi. Una ragazza che si vuole cimentare nell’artistica, invece, è bene che non sia ancora sviluppata perché altrimenti le crescerebbe il bacino e perderebbe l’agilità e i riferimenti necessari per eseguire al meglio i movimenti richiesti dalla disciplina.
Chi osserva si ritroverà quindi di fronte a gareggiare allo stesso livello di perfezione squadre maschili composte da membri che vanno dai 20 ai 30 anni di età e squadre femminili con componenti che hanno al massimo 20 anni se non dai 16 in giù fino agli 11. Seveso ha partecipato a gare di livello europeo in Spagna e in Germania all’età di 15-16 anni, è arrivato decimo al campionato assoluto ad Arezzo nel 2008 e si è piazzato sul podio al secondo posto alle nazionali di dicembre a Mortasa, con l’attrezzo che è la sua specialità: il cavallo con maniglie. Racconta nell’intervista come riesca, seppur a fatica, a conciliare gli impegni lavorativi e privati con la sua grande passione sportiva e spiega alcune regole della disciplina.
Da quanto fai ginnastica artistica? «Ho iniziato all’età di 6 anni e non ho più smesso. Sono con il Pro Carate da 5 anni a questa parte.» Quanti siete in squadra? «In 7 atleti più l’allenatore.» Sei soddisfatto dell’esito della prima prova di campionato? «Le potenzialità per fare di meglio ci sono e ci sono ampi margini di miglioramento. Sono speranzoso di fare di meglio nella seconda prova.» Quanto ti alleni mediamente a settimana? «Mi alleno tre volte alla settimana, quando torno dal lavoro in orario serale alle 19.
Non è sempre facile perché arrivo stanco dalla giornata lavorativa.» Come si svolge un tuo allenamento tipo? «Inizio con il riscaldamento e con il potenziamento muscolare. Poi nei periodi di gare provo gli attrezzi mentre in quelli in cui non devo gareggiare mi alleno sugli elementi da inserire in nuovi esercizi. Per costruire le sequenze di movimenti mi rifaccio al libro ‘Codice del Punteggio’ che è la “bibbia” dei ginnasti. Ci sono elencati tutti i possibili movimenti eseguibili.
Ogni atleta, in base a una scelta personale, ne deve combinare 10 o meglio 9 più l’uscita, cioè la discesa dall’attrezzo. Più gli elementi combinati sono difficili più l’esercizio prende punti in sede di gara. Inizialmente da principiante si fanno quelli facili e pian piano si aggiungono quelli complessi e difficili.» Quindi quando vai in palestra ti alleni da solo? «L’allenamento è individuale e lo sport stesso è individuale. Funziona come nella danza: sul palco ci vanno tutte le ballerine, ma ognuna deve lavorare sui propri passi perché la coreografia funzioni.
Così nella ginnastica gareggia tutta la squadra coprendo tutti gli attrezzi, ma ogni atleta deve formare la propria fisicità singolarmente. Allenarsi da sé significa viverla come una sfida con se stessi e poi certo c’è anche lo spirito di gruppo: meglio fai le tue prestazioni, maggiormente ne giova la squadra nella valutazione da parte dei giudici.» Come funziona il regolamento del campionato? «Ogni squadra porta due atleti per attrezzo. Io, per esempio, ho eseguito il cavallo con maniglie e le parallele.
La classifica si fa per ogni attrezzo separatamente. In base a quella si stabilisce un punteggio. La somma di tutti i punteggi di tutti gli attrezzi determina il totale raggiunto dalla squadra. Chi totalizza più punti vince.» Cosa provi quando fai ginnastica? «Divertimento. Faccio ginnastica perché semplicemente mi piace. Quando sono sull’attrezzo sono concentratissimo. La ginnastica mi ha insegnato l’autocontrollo, il mio istruttore era molto quadrato, pretendeva molto e mi faceva rigare e grazie a questo ho temprato il mio carattere.» Questo ti è servito nella vita quotidiana? «Sì, ho capito che l’importante è cadere sempre in piedi.
Quando avevo 16 e poi 18 anni, mi sono fatto male allenandomi e ho subito delle operazioni. Ora ho due chiodi, uno per spalla e un chiodo nel ginocchio. Non posso salire su alcuni attrezzi, come per esempio gli anelli, ma questo non mi ha impedito di continuare. Ho tirato fuori tanta determinazione grazie alla ginnastica e l’ho applicata anche allo studio dell’università.» Per quanto continuerai a gareggiare e quali sono le tue aspettative per la carriera futura? «Ho intenzione di continuare a gareggiare il più a lungo possibile, finchè potrò.
Per un periodo ho allenato i più piccoli, ma poi ho lasciato perché preferisco fare direttamente che far fare. Però una volta che avrò finito di fare gare preferirei diventare un istruttore. Mi ci vedo poco come giudice.» Lo svolgimento del campionato si può seguire su delle reti di comunicazione nazionale? «A chi fosse interessato, gli conviene andare a visitare il sito della Federazione Ginnastica Italiana. La ginnastica artistica è considerata come sport minore.
Non ha la stessa diffusione informativa che hanno altri sport. Il che è un peccato perché è un’ottima prospettiva per i giovani. Una cosa che ci tengo a sottolineare è che rimasto uno di quei pochi ambiti sportivi in cui lo spirito della sana competizione e i valori formativi sono intatti. Lo stadio di purezza della concorrenza tra atleti è assicurato dalla mancanza di interessi economici e lucrativi al riguardo. Chi fa ginnastica lo fa per pura passione e nient’altro: non ho mai sentito casi di doping.
Il fatto che la ginnastica sia fuori dai grandi circuiti massmediali e del grande pubblico è dimostrato dal fatto che noi atleti ci stupiamo quando un palazzetto è pieno di spettatori, come nel caso del Mandela. Quando succede che gli spalti sono pieni per noi è motivo di contentezza e dimostriamo quello che abbiamo imparato a fare nel giro di mesi di prove nell’arco di 30 secondi-1 minuto. La durata media di un esercizio: one shot.» Grazie Michele e complimenti per la tua performance al Mandela.
«Figurati, è stato un piacere.» di Silvia Languasco Di seguito le foto del fotografo di Nove da Firenze, Filippo Tomasi: