Esprit è la società consortile alla quale la Regione ha affidato anche il ruolo di soggetto intermediario per il servizio globale e l’accreditamento sociale. Due interrogazioni, ha ricordato Donzelli, avevano chiesto di chiarire i rapporti intercorsi tra Esprit e l’assessore Salvadori. “Dalle verifiche effettuate, sul piano formale emerge una correttezza degli atti amministrativi e regolamentari della Giunta, dell’assessore e di Esprit”. Questa la valutazione espressa da Pier Paolo Tognocchi (Pd), vicepresidente della Commissione d’inchiesta sul caso Esprit, estensore della relazione di maggioranza sulla conclusione dei lavori della Commissione. Di altro avviso il presidente della Commissione d'inchiesta, Giovanni Donzelli (Pdl) che invita a guardare i fatti: "14.709706,7 Euro di fondi pubblici finanziati a Esprit; 1,5 milioni sono stati finanziati ad Esprit senza alcun bando; ai bandi ha partecipato soltanto un soggetto: Esprit appunto. Esprit è stata fondata anche da Salvadori, ha come direttrice la moglie e ha avuto rapporti lavorativi l’ex segretario di Salvadori.
Salvadori ha votato in Giunta 12 atti inerenti a Esprit e mentre era Assessore ha partecipato all’ assemblee dei soci di Esprit in cui si approvava il bilancio e si votava il Presidente". La relazione di Tognocchi ha sottolineato “gli ottimi risultati conseguiti dal progetto per i piccoli sussidi, con i quali si puntava a favorire la creazione d’impresa e l’autoimpiego”, un progetto che “ha riscosso riconoscimenti anche in sedi esterne e terze”. Molta attenzione, ha ricordato Tognocchi “è stata posta a chiarire se i soggetti che hanno presentato il progetto avessero eventuali conflitti di interesse e questo, formalmente, non emerge”. Il vicepresidente della Commissione ha sottolineato anche la necessità “di mettere in risalto alcune criticità”.
In primo luogo “si richiama l’incongruenza rilevata in fase di presentazione del progetto rispetto alla compagine sociale di Progetto Toscana”, di cui sono stati indicati soci “associazioni che alle verifiche effettuate non risultano farne parte (tranne una, che avrebbe aderito successivamente)” ma “tale difformità, non pare avere spiegato alcuna influenza sul procedimento di aggiudicazione”. In secondo luogo, “dal punto di vista formale la partecipazione dell’assessore Salvadori a sedute di Giunta che non hanno adottato atti a contenuto discrezionale non rappresenta, in assenza di ulteriori elementi, violazione di legge o regolamento”. Tognocchi, però, ha precisato che “sotto il diverso profilo dell’opportunità poteva essere evitata la partecipazione al voto su quelle delibere nelle quali Esprit fosse direttamente menzionato”. La relazione del vicepresidente della Commissione, nelle conclusioni, fa riferimento anche alla partecipazione dell’assessore Salvadori all’assemblea di Esprit del 4 maggio 2006 in rappresentanza dell’associazione Progetto Toscana e osserva che “la partecipazione non risulta rilevante ai fini di decisioni che abbiano una qualche diretta influenza sul progetto.
Ciò non di meno tale partecipazione appare frutto di mancata adeguata valutazione inerente al ruolo ricoperto nel frattempo”. Secondo Tognocchi, nel complesso, “si tratta sicuramente, in base allo stato degli atti conosciuti dalla Commissione, di noncuranze più che di violazioni, trascuratezze più che trasgressioni, visto che nessun vantaggio personale diretto o indiretto è emerso per l’assessore Salvadori ovvero per il coniuge”. Tognocchi ha ricordato che “la Commissione si è mossa per questo tipo di valutazioni in una situazione di mancanza di precisi termini di riferimento.
Quando si affrontano valutazioni in merito all’adeguatezza e opportunità di comportamenti di amministratori pubblici, andando oltre la pura correttezza formale dell’azione amministrativa, si entra nell’ambito dell’etica e dell’opportunità, campi di per sé ad alto livello di soggettività e discrezionalità”. Ma considerato che “è alta la domanda di regole deontologiche capaci di segnare con maggiore rigore i limiti e le condizioni della prassi politica e amministrativa, potrebbe risultare utile all’azione amministrativa e legislativa un Codice etico che definisca un insieme di principi e regole sui comportamenti dell’amministratore, alla stregua di quanto già previsto per i pubblici dipendenti”.
La Commissione, ha aggiunto quindi Tognocchi, “suggerisce al Consiglio regionale di prendere in esame l’adozione di uno strumento di questo tipo”. Concludendo il suo intervento in aula il vicepresidente della Commissione d’inchiesta ha spiegato che la maggioranza “non ha votato la relazione del presidente Donzelli, anche se apparentemente neutra, perché non presenta, come avrebbe dovuto fare, delle conclusioni. Questo accade perché l’unica conclusione possibile sarebbe stata quella di ammettere che non ci sono state violazioni delle prassi amministrative e regolamentari”.
Infine, Tognocchi ha sollecitato Donzelli a pronunciarsi sulla proposta di adozione di un codice etico “che magari indichi anche che i consiglieri e gli amministratori, nei loro rapporti con i media, si impegnano a fornire una corretta informazione e non a fare propaganda” Un piccolo particolare, non trascurabile, è che il presidente della Commissione d'inchiesta era un altro, il consigliere Giovanni Donzelli che così si esprime: “La mia relazione conclusiva non si sostituisce alla Magistratura.
Il mio intento è stato quello di ricostruire i fatti nel loro svolgersi temporale, ai quali ho allegato documenti e dichiarazioni raccolti durante il lavoro della Commissione d’inchiesta. Parlano i fatti”. La relazione di Donzelli, sulla base della documentazione acquisita e alle audizioni svolte dalla Commissione (sono stati ascoltati gli assessori regionali alla Sanità e al Lavoro Daniela Scaramuccia, Salvatore Allocca e Gianfranco Simoncini, Ciro Recce, vicepresidente di Esprit, Viviana Viviani, direttore di Esprit, il Cesvot e la Conferenza regionale delle Misericordie), ricostruisce i fatti inerenti alla società Esprit a partire dal 2002. Donzelli ha ricordato che Esprit, unico partecipante al bando regionale per il Servizio globale piccoli sussidi, ha iniziato la sua esistenza nel 2002 “e da quella data sono pervenuti a Esprit fondi pubblici, stanziati o transitati dalla Regione Toscana” per “un totale di 14 milioni e 709 mila 706 euro”.
Direttore del Consorzio, si legge nella relazione, “è Viviana Viviani, moglie dell’assessore Salvadori”, il quale “è stato socio fondatore di Esprit, non in proprio, ma come segretario regionale della Cisl prima di essere assessore”. Donzelli, inoltre, ha sottolineato che “Esprit ha ricevuto 30 mila euro come contributo per il progetto ‘Accreditamento sociale’, presentato da Esprit per agevolare i soggetti coinvolti dalla legge sull’accreditamento sociale, voluta da Salvadori”. Nella relazione il presidente Donzelli ha ricordato anche che “l’attuale capo segreteria di Salvadori, Gianni Taccetti, è dirigente del Cesvot, che ha compartecipato, con Regione ed Esprit, al progetto Accreditameno sociale” e che “Esprit ha ricevuto contributi pubblici per svolgere gratuitamente il servizio di Accreditamento sociale, ma ha svolto in alcuni casi il servizio a titolo oneroso”.
Donzelli ha sottolineato inoltre che “l’assessore Salvadori risulta essere tutt’ora parte dell’assetto societario di Esprit, essendo associato di Progetto Toscana, associazione socia di Esprit” e che l’assessore “ha votato all’assemblea dei soci di Esprit il 4 maggio 2006, partecipando all’approvazione del bilancio e votando il presidente”. E ancora che “ha votato in Giunta 12 atti attinenti ai finanziamenti a Esprit e ai progetti di Esprit. In alcuni casi Esprit e/o i suoi progetti sono citati esplicitamente negli atti”. Il presidente della Commissione d’inchiesta ha segnalato anche che “il bando che ha concesso il primo finanziamento a Esprit non è stato rispettato all’articolo 6, relativo ai soggetti ammessi alla presentazione dei progetti, specificamente nei commi relativi alla trasparenza”: “non sono stati segnalati soggetti che avevano collegamenti societari con Esprit”.
La relazione ha messo anche in risalto “che la composizione dei partecipanti all’Ati (Associazione temporanea di impresa) vincitrice del primo bando, da cui è nata Esprit, comunicata negli atti ufficiali del bando non corrisponde a quanto pervenuto alla Commissione d’inchiesta”. “I dubbi sollevati dalle interrogazioni”, ha dichiarato Donzelli, “vengono confermati e aggravati dai nuovi fatti emersi. Per la conclusione da trarre parlano i fatti”. Infine, rispondendo alle sollecitazioni del vicepresidente della Commissione Tognocchi, Donzelli ha risposto: “Le conclusioni politiche si fanno in aula.
I fatti e gli atti parlano chiaro. E gli atti sono il prodotto della vostra politica, di quella della maggioranza e della Giunta regionale”. In Aula sono intervenuti: Marco Manneschi (Idv) “Donzelli ha fatto bene il suo dovere di oppositore – ha detto Manneschi – esponendo le sue conclusioni in modo convinto, però non è stato convincente. C’è una sproporzione fra l’evidenza dei fatti e il giudizio che vi è sotteso. E’ necessario invece essere obiettivi, senza farsi prendere la mano dal proprio ruolo politico”.
Manneschi ha spiegato di essersi astenuto in Commissione sulla relazione di Donzelli perché avrebbe dovuto attenersi più strettamente ai fatti, lasciando poi a ognuno la libertà di trarre conclusioni. “Una censura mi sembra eccessiva – ha concluso il consigliere -; certo c’è stata una sottovalutazione, e magari un piccolo pasticcio fatto in buona fede, proprio per questo è opportuno prevedere soluzioni per il futuro”. Antonio Gambetta Vianna (Lega) ha affermato di condividere pienamente la relazione di Giovanni Donzelli.
“Se anche la relazione di maggioranza parla di poca accortezza – ha detto il consigliere – vuol dire che evidentemente c’è qualche cosa che non va, a prescindere dalla buona fede”. Per questo ha annunciato il voto favorevole alla relazione di minoranza. Per Nicola Nascosti (Pdl) “il mondo del volontariato ha bisogno di trasparenza, di risposte certe e di finanziamenti certi”. “Quindi – ha proseguito – è necessario avviare un ragionamento complessivo per stabilire regole che in futuro possano evitare il ripetersi di errori del genere”.
Questo, secondo il consigliere, il compito di cui il Consiglio regionale si deve fare carico, in modo da tutelare una realtà essenziale come quella del volontariato. (cem) (segue) “Atti – rincara la dose il Vicepresidente del Gruppo regionale PdL Paolo Enrico Ammirati – che smentiscono seccamente Rossi e per i quali l’Assessore Salvadori già da tempo avrebbe dovuto fare un passo indietro. Passo indietro che adesso, dopo la dovizia di particolari emersi dallo scrupoloso lavoro portato avanti dalla Commissione, sembra più che mai doveroso.” “Ci siamo mossi per tutelare il mondo del volontariato e del terzo settore che in Toscana sono realtà fondamentali – conclude il Capogruppo PdL Alberto Magnolfi.
Al di là delle eventuali responsabilità personali che sono al vaglio della magistratura, la vicenda ha messo in luce che il sistema della politiche sociali in Toscana è chiuso ed autoreferenziale e non garantisce trasparenza, parità di condizioni, di informazioni, di opportunità di accesso a tutti gli operatori potenzialmente interessati. La maggioranza di centrosinistra difende contro ogni logica di buon governo la pura conservazione di questo sistema. Quando parlano delle responsabilità proprie adottano un metro di 50 centimetri; di solito per quelle altrui ne usano uno di 250 centimetri.
è il sistema della doppia verità e del doppiopesismo che ha antiche radici e che da noi non è facile estirpare. Anche gli esponenti dell'IDV, campioni forsennati di ogni giustizialismo, hanno sfoderato in Consiglio regionale il linguaggio ultraprudente degli ipergarantisti. Loro che sono in guerra costante con le deviazioni della politica, in Toscana non hanno nulla da dire.”