Domattina verso le 10, mediante rimorchiatore, sarà trascinata al largo. La balena è stata imbragata con le fasce usate per il trasporto dei natanti in cantiere, collegate con delle cime. Fondamentale è il cavo di acciaio che viene teso tra il cranio e la parte centrale dell'animale per evitare che durante l'affondamento, e anche in seguito, il cranio si stacchi dal corpo. Il punto scelto per l'affondamento della enorme carcassa si trova a 10 miglia dalla costa su un fondale profondo 50 metri, perché è a questa profondità che si sviluppano gli organismi preposti alla decomposizione.
La grande carcassa infatti diventerà, oltre a una eccezionale riserva di cibo per i pesci, anche un oggetto di studio dell'ecosistema marino, di grande interesse e particolarità, che si svilupperà intorno alla balena affondata. < br />Il nuovo ecosistema sarà monitorato per almeno 18 mesi da un gruppo di lavoro coordinato dal geologo Stefano Dominici dell'Università di Firenze, in collaborazione con Fabrizio Serena, responsabile dell'area mare di Arpat. Parteciperanno anche l'Università di Siena per gli aspetti legati alla ecotossicologia, e il Parco di San Rossore con il direttore Sergio Paglialunga.
Lo studio sarà realizzato grazie alle risorse messe a disposizione del progetto transfrontaliero Gionha, il cui capofila è l’Arpat. Non appena la balena sarà adagiata sul fondale tirrenico la guardia costiera farà un'ordinanza per informare la marineria della pesca sulla presenza di “ostacolo sommerso”.