Un viaggio “contro il negazionismo”, perché la memoria non sia “un rito ma un esercizio profondo, per imprimere nei nostri giovani la conoscenza dell’aberrazione di ciò che è stato e impedire il ripetersi di ogni genocidio, di ogni violenza e persecuzione”. Alberto Monaci, presidente del Consiglio regionale, parla dai binari della stazione di Santa Maria Novella, dove è andato, con il vicepresidente Giuliano Fedeli, a salutare i giovani in partenza con il Treno della memoria.
Nelle parole del presidente, tra l’altro, il valore non solo simbolico del Treno e della memoria per i giovanissimi: “Genocidi e discriminazioni continuano ad esser attuali in tante parti del mondo, come quelle perpetuate contro i cristiani”. Monaci ha ricordato l’iniziativa dell’assemblea toscana per istituire una Giornata contro il martirio dei cristiani, dedicata alla strage di capodanno ad Alessandria d’Egitto. “Ciò che si colpisce è il pluralismo, è la libertà di ciascuno di professare il proprio credo”, ricorda il presidente.
Dal vicepresidente Fedeli, inoltre, la preoccupazione che la memoria delle stragi naziste non sia “il ripetersi di una prassi”; esperienze come il Treno della memoria “servono ai nostri studenti per fissare dentro di sé ciò che è accaduto, far proprio ciò che vedono e trasmetterlo a chi verrà” “E’ un’iniziativa importante e non episodica – ci tiene a sottolineare il presidente della Toscana Enrico Rossi – oltre al Treno della memoria la Regione organizza molte altre iniziative contro la guerra, la violenza e la sopraffazione.
Tutte insieme servono a costruire una nuova coscienza per il nuovo secolo, sensibile, rispettosa delle diversità ed adeguata ad un mondo globalizzato”. Spiega così il presidente della Toscana il senso e lo scopo del Treno della memoria, organizzato dal 2002 ogni anno e dal 2005 ad anni alterni. Con lui, di fronte alla palazzina del binario 16 alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze a salutare i ragazzi in partenza, c’è anche Gabriello Mancini, presidente della Fondazione del Monte dei Paschi di Siena, sponsor dell’iniziativa assieme alla Regione Toscana.
“Abbiamo dato il nostro aiuto molto volentieri, come da tradizione – dice – Un’iniziativa come questa è importante per capire, conoscere e costr uire tutti assieme un mondo di pace, libertà e giustizia”. E’ da poco passato mezzogiorno e subito i ragazzi, gli insegnanti e le delegazioni, quasi ottocento persone in tutto, si spostano al binario 9 da dove il treno partirà. E’ partito attorno alle 12.43 dal binario 9, con meno di dieci minuti di ritardo. Destinazione: Auschwitz, mille e trecento chilometri più a nord rispetto a Firenze.
Il treno della memoria toscano si è messo in movimento, per la settimana volta in dieci anni. Carico di ragazzi dell’università e dell’ultimo anno delle superiori – 89 istituti diversi, da tutte e dieci le province toscane -, di rappresentanti di comunità ebraiche, associazioni ed amministrazioni. Con loro il presidente della Toscana Enrico Rossi, l’assessore alla cultura Cristina Scaletti, Daniela Lastri per il Consiglio regionale. In tutto quasi ottocento persone, per una convoglio speciale composto da quindici carrozze.
Primo Levi nel 1944 impiegò quattro giorni per arrivare dal campo di transito a Fossoli, in provincia di Modena, al lager polacco. Il treno toscano della memoria, uno dei sette che quest’anno porteranno ragazzi da tutta Italia ad Auschwitz, il primo a percorrere nel 2002 la rotta verso il campo di sterminio, arriverà domani mattina all’alba, poco dopo le sette e mezzo. Con Primo Levi, il celebre autore di “Se questo è un uomo” sopravvissuto ad Auschwitz, partirono in almeno 650, molti i bambini anche.
Era una fredda mattina di fine febbraio ed era già calata la notte quando arrivarono in Polonia. Solo 97 uomini e 29 donne entrarono nel campo: gli altri morirono nelle camere a gas. E appena quindici uomini ed 8 donne uscirono vivi dal lage r, quando i soldati dell’Armata Rossa abbatterono il 27 gennaio i cancelli di un campo oramai vuoto e quasi deserto dove, delle oltre sei milioni di vittime dell’Olocausto, ne sono morti quasi un milione e mezzo. Sono i numeri a dare l’idea del richiamo esercitato dal Treno della memoria e dalla volontà di non dimenticaare: 89 scuole partecipanti, 567 studenti, 92 insegnanti, 22 amministratori.
E poi i rappresentanti delle associazioni dei deportati, da quelle ebraiche a quelle dei rom, dai militari ai politici a quelle di gay e lesbiche. Dalla Provincia di Arezzo sono arrivati 45 studenti da 6 scuole insieme a 9 insegnanti. Anche dalla provincia di Firenze sono 45 gli studenti partecipanti con 8 insegnanti provenienti da 8 istituti. 14 le scuole presenti dalla provincia, di Grosseto, con 42 studenti e 6 insegnanti. Dalla provincia di Livorno si contano 47 studenti con 9 insegnanti da 9 scuole.
42 gli studenti da Lucca con 7 insegnanti da 5 scuole; 37 da Massa Carrara, con 7 insegnanti da 7 istituti. Dalla provincia di Pisa sono arrivati 72 studenti accompagnati da 13 insegnanti da 7 scuole. Da Pistoia 55 gli studenti partecipanti provenienti da 10 scuole con 11 insegnanti. Da Prato 42 studenti insieme a 8 insegnanti da 8 scuole, e da Siena 48 studenti con 8 insegnanti da 6 scuole. Vanno poi segnalati 25 studenti con 5 insegnanti dal comprensorio empolese Valdelsa, 5 studenti con 1 insegnante dall’Istituto comunale Da Vinci, e 54 universitari dalle tre università toscane.
Infine sono presenti 10 rappresentanti del Parlamento degli studenti accompagnati dalla consigliera regionale Daniela Lastri. Alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze li riconoscevi per lo zaino arancione. Uno zainetto zeppo di libri e pubblicazioni sull’Olocausto, la deportazione degli ebrei ma anche degli oppositori politici e dei tanti ‘diversi’ nei campi di sterminio nazisti, consegnato alla partenza dagli organizzatori. Nove libri. Nove racconti diversi, storie anche autobiografiche, di una stessa grande tragedia.
La più grande probabilmente del Novecento. Sul treno, che alle 14.10 è alla stazione di Bologna centrale, qualche ragazzo inizia a sfogliarli. Altri si preparano per un reportage di cinque giorni. Ma per nessuno dei 567 studenti toscani il viaggio ad Auschwitz e Birkenau è improvvisato, bensì il frutto di una preparazione che è partita all’inizio dell’anno scolastico, in qualche caso addirittura l’anno prima. Anche per gli insegnanti, che d’estate hanno frequentato una summer school organizzata dalla Scuola Normale di Pisa.
Sono 89 gli istituti superiori che hanno ragazzi sul Treno della Memoria quest’anno. Tutte e dieci le province toscane sono rappresentate. Qualche scuola ha appena un paio di rappresentanti. Qualcun’altra, più grande, ne conta anche quindici. Ed ogni scuola ha utilizzato modi diversi per selezionare i partecipanti. L’obiettivo, comune, è comunque sempre lo stesso: avere ragazzi motivati e interessati. Così ci sono istituti che hanno organizzato percorsi di approfondimento. Così hanno fatto ad esempio al Liceo Scientifico “Copernico” di Prato.
Altri, dopo gli incontri e la raccolta delle candidature spontanee, hanno previsto test motivazionali. E in qualche caso, se la scrematura non è stata sufficiente, hanno guardato le medie scolastiche o estratto a sorte. Come è successo ad un liceo psicopedagogico di Lucca.