700 detenuti a fronte di una capienza di 400, 230 operatori di polizia penitenziaria, sui 350 previsti, - tra un po' dovranno occuparsi di una nuova sezione in fase di apertura dentro cui dovrebbero finire altri 50/60 detenuti - questo è il carcere della Dogaia a Prato. Nella situazione di sovraffollamento che va avanti da anni, un giovane di 22 anni, Antonino Montalto, ha deciso di farla finita impiccandosi all'interno della propria cella. "Non è stato il solo ieri - denuncia in una nota la sigla sindacale - un altro detenuto ha deciso che così non poteva continuare e si è suicidato nel carcere di Sulmona in Abruzzo.
Sono stati 65 nel corso del 2010, una strage che continua nell'inerzia più totale del Governo e dell'Amministrazione Penitenziaria". "Vite spezzate da una istituzione che ha l'obbligo costituzionale di recuperare alla società chi paga per aver sbagliato". "Il giorno della tragedia, sono gli uomini e le donne della polizia penitenziaria che arrivano sul 'posto', sono loro che registrano il dramma, la morte di chi aveva parlato con loro solo qualche minuto prima, con la frustrazione di non essere arrivati in tempo per salvare una vita e con la rabbia per avere denunciato inascoltati situazioni insostenibili".
Ogni giorno sul posto di lavoro, reclusi fra i reclusi, logorati da turni pesanti, da straordinari non pagati o pagati male, da ferie che si consumano solo quando e se è possibile, da stipendi poco più che da fame, logorati, si logorati anche nel fisico, non a caso un numero non marginale di loro a solo 40 anni viene dichiarato non più idoneo per patologie strettamente legate al lavoro. Da anni chiedono, oltre agli interventi strutturali, un sostegno psicologico. Gli è necessario. Costa? Certo che costerebbe qualche spicciolo, all'Amministrazione, un tale servizio, ma quanti soldi risparmiati in termini di costi sociali.
La situazione delle carceri italiane è nota a tutti, continuamente gli operatori e le loro OO.SS. ne denunciano inutilmente la gravità, continueranno a farlo augurandosi che l'Amministrazione Penitenziaria, se proprio non vuol ascoltarli, la smetta una buona volta di far finta di non sentire l'urlo dei morti suicidi nelle celle italiane"