“Questa notte un detenuto 35enne di origine maghrebina si è tolto la vita, nella sua cella del carcere di Firenze Sollicciano, mediante inalazione di gas. Si tratta del 63° suicidio in cella del 2010. Venerdi scorso un assistente capo della polizia penitenziaria, il 42enne Enrico Bianchi, in servizio presso il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria di Firenze (già in congedo straordinario per malattia) si è suicidato mediante impiccagione”. Ne dà notizia il segretario generale della Uil PA Penitenziari, Eugenio Sarno. “Il fenomeno dei suicidi in cella e tra il personale penitenziario dovrebbe obbligare chi detiene responsabilità amministrative e politiche ad interrogarsi sui perché e imporrebbe una ricerca di soluzioni possibili, alle quali non appartiene per nulla la recente norma sulla detenzione domiciliare.
Invece assistiamo da uno sconcertante silenzio che accompagna l’evidente inoperosità del Governo e del DAP. Quasi che tali drammi debbano appartenere solo a chi li compie o agli addetti ai lavori di prossimità, ovvero a coloro che lavorano alle frontiere di quelle città fantasma che sono le nostre prigioni. E’ evidente - continua Sarno - che la contrizione degli spazi; l’impossibilità di articolare percorsi di recupero, riabilitazione e risocializzazione; l’ozio forzato e la detenzione di strumenti potenzialmente letali ampliano i fattori di rischio alimentati dalla patogene condizioni di detenzione”. La Uil PA Penitenziari non manca di richiamare, per l’ennesima volta, la cronica deficienza degli organici del personale penitenziario “Proprio ieri il ministro Alfano ha celebrato il ventennale della riforma del Corpo, sottolineando gli straordinari meriti delle donne e degli uomini dei baschi blu.
Alle apprezzate e condivise parole del Guardasigilli, però, fa da contraltare la realtà di un sistema penitenziario incapace di assicurare dignità, legalità e sicurezza a chi vive e lavora all’interno dei nostri penitenziari. I tagli lineari operati dal Governo Berlusconi impediscono la necessaria realizzazione di quegli interventi di manutenzione straordinaria per tenere in piedi edifici degradati e cadenti, nel mentre (con evidente paradosso e contraddizione) si continua a far riferimento ad un piano carceri tanto annunciato quanto fantasma .
Il parco degli automezzi in dotazione al Corpo di polizia penitenziaria è obsoleto ed insufficiente, tant’è che ogni traduzione rischia di divenire un’odissea attraverso pericoli di ogni genere. Gli organici della polizia penitenziaria sono continuamente depauperati da distacchi verso i palazzi del potere romano ed assottigliati dalle quiescenze. Ancora una volta ieri il Ministro ha annunciato 1850 assunzioni di poliziotti penitenziari per il 2011, ma già tante altre volte aveva detto di 2000 baschi blu da assumere entro il 2010 e, invece, ne sono state assunti ben… 56 ! Sull’intero territorio nazionale si moltiplicano iniziative per sollecitare interventi a sostegno.
In questi giorni – conclude il segretario della Uil PA Penitenziari - sono in corso proteste a Messina. In Lombardia, da tutte le organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria, è stato proclamato lo stato di agitazione e a gennaio si terrà una manifestazione davanti alla Prefettura di Milano. Realisticamente, però, temiamo che con le attuali condizioni politiche e numeriche si concreti il rischio che le attività dell’Esecutivo siano volte solo alla propria sopravvivenza, tralasciando questioni preminenti e delicate, come quella penitenziaria e della sicurezza, al proprio brutale destino.
Ciò al netto degli impegni, dei proclami, delle promesse che i nostri ministri ci propinano senza soluzione di continuità ma che altrettanto puntualmente disattendono con precisione cronometrica”. “Quelli che arrivano dal mondo penitenziario fiorentino rappresentano la conferma di un profondo malessere, che desta forte preoccupazione per la condizione di chi vive o lavora nelle carceri”. A dirlo è Alberto Bresci, vicepresidente e responsabile del settore di Arci Firenze, dopo aver appreso della morte di un detenuto nel carcere di Sollicciano e di un agente di polizia penitenziaria. Secondo Bresci, “il sistema penitenziario italiano, di cui Sollicciano è purtroppo uno degli esempi, è al collasso e non riusciranno a cambiare lo stato di cose né il piano carceri tanto sbandierato dal Governo, né lo 'svuota carceri' in vigore da oggi”.
“In particolare, quest'ultimo provvedimento - prosegue Bresci – rischia di non ridurre il sovraffollamento: possono accedervi i detenuti che hanno da scontare meno di un anno di pena, dimostrando di avere un alloggio idoneo all'esecuzione (e qualora vi fosse, avrebbero potuto accedere ben prima alle misure alternative) e solo dopo il vaglio della magistratura di sorveglianza (valutazione che può richiedere diverso tempo)”. “La verità – conclude il vicepresidente dell'Arci di Firenze – è che il nostro Paese deve avere il coraggio di vedere che i penitenziari italiani sono stracolmi di tossicodipendenti e di cittadini immigrati, e per questo è necessario riaprire la discussione sulle politiche penali”.