Firenze- “Passione, internet, rete, innovazione, persona”. Sono alcune fra le parole-chiave emerse a Firenze questa mattina alla Fortezza da Basso in occasione del primo passo verso gli “Stati generali della scuola”, il percorso ideato dalla Regione Toscana, con la vicepresidente Stella Targetti, per prepararsi alle competenze in materia di istruzione previste dal nuovo “Titolo V” della Costituzione, con il riconoscimento alle Regioni di sempre maggiori poteri. E' stato istituito un Comitato scientifico (15 membri, professionalità ed esperienze diverse) a cui è affidato un primo compito: vagliare i 446 progetti giunti negli uffici della Regione per sostenere uno percorso toscano verso l'innovazione e la qualità nella scuola.
«A ciascuno dei membri del Comitato – spiega Stella Targetti - è stato chiesto di portare tre parole-chi ave, capaci di accompagnarci nel lungo cammino verso gli Stati Generali». Da gennaio sono previsti, infatti, dieci appuntamenti sul territorio toscano in stretta sinergia con le Province, più un’iniziativa regionale di sintesi. Fra le parole scelte - nel più generale contesto della rassegna “Dire e Fare” in cui si è inserito l'appuntamento - anche un “baciare” che, nelle intenzioni del proponente, intende significare l'importanza che la scuola riesca nell'obiettivo di “appassionare gli studenti”.
Non sono mancati termini istituzionali (“autonomia, cittadinanza, integrazione, professionalità, partecipazione”) così come in molti hanno puntato su “studenti” e “insegnanti” sottolineando come il percorso verso gli “Stati” debba puntare sulla centralità dei primi e sul ruolo (ma anche sul riconoscimento sociale) dei secondi. La provinc ia che ha fatto pervenire il maggior numero di progetti è (con 185) Firenze seguita (70) da Pisa, Lucca (57), Livorno (46) fino ad Arezzo (5).
Tre progetti sono arrivati da fuori Toscana (due da Genova, uno da Taranto). La quota maggiore del “parco progetti” riguarda la didattica innovativa (quasi il 30%). Un 19% propone buone pratiche di autonomia scolastica, un 12,60% si occupa di lotta all'esclusione sociale, un 9,30% di rapporti nuovi tra scuola ed enti locali. Seguono, con percentuali minori, varie altre tipologie fra cui quasi il 2% riguarda iniziative di collegamento fra scuola e famiglia nell'educazione all'uso consapevole e critico dei media.
«Siamo di fronte a una sfida importante in una Toscana che ama la scuola – ha concluso Stella Targetti – e come Regione vogliamo mettercela davvero tutta per camminare su vie nuove per una scuola di qualità». I servizi all'infanzia sono a rischio saturazione e a rimanerne fuori potrebbero essere sempre più i figli del ceto medio. E' l'allarme lanciato durante l'iniziativa di Legacoopservizi Toscana “Servizi all'infanzia tra sostenibilità e prospettive di sviluppo. Esperienze e proposte delle cooperative sociali”, che si è svolta stamattina alla Fortezza da Basso nell'ambito di “Dire e Fare”.
A elencare i pericoli che il mondo dei servizi ai bambini sta correndo, anche a causa della crisi economica, è stata la ricercatrice dell'Istituto per la ricerca sociale Valentina Ghetti. “Si rischia una polarizzazione dell'offerta dei servizi all'infazia che lascerebbe scoperta la fascia intermedia della popolazione – ha spiegato Ghetti – con le famiglie più povere sempre più orientate verso le strutture pubbliche e quelle più ricche verso le strutture private. Ciò comporterebbe una scopertura sempre maggiore del ceto medio”.
Attualmente il tasso di copertura dei servizi all'infanzia è il 17,8% a livello nazioanle, mentre la Toscana è dieci punti percentuali sopra a questo dato. Ma già oggi le famiglie hanno sempre più difficoltà a pagare le rette, come ha ricordato la responsabile del settore Cooperazione sociale di Legacoopservizi Eleonora Vanni. “E contemporaneamente – ha detto Vanni – anche le cooperative che gestiscono strutture dedicate all'infanzia vivono una difficoltà di non poco conto: si trovano di fronte a basi d'asta inadeguate”.
Anche per questo Legacoopservizi Toscana auspica “maggiori investimenti sulla rete integrata dei servizi e un governo del sistema che comprenda l’intera fascia di età prescolare, basandosi anche su una “flessibilità organizzativa” che sostenga risposte adeguate al cambiamento dei bisogni”. Un mutamento, questo, che è stato fotografato dalla direttrice del Dipartimento di Statistica dell'Università di Firenze, Silvana Salvini. “Sono sempre di più – ha detto Salvini – le coppie giovani senza figli, le famiglie mono-genitori, quelle ricostituite, le famiglie degli anziani e quelle dei “nidi pieni”, dove i giovani adulti restano in casa con mamma e papà.
Queste nuove famiglie non rappresentano più casi particolari, ma sono sempre più un fenomeno quotidiano a cui bisogna dare risposta”. Una risposta sul fronte dei servizi all'infanzia può arrivare dalla collaborazione delle realtà pubbliche con i privati. A sottolinearlo è stata l'assessore all'Educazione del Comune di Firenze, Rosa Maria Di Giorgi, che ha chiesto alla platea: “Se non ci sono più posti nelle strutture pubbliche, lasciamo i bambini a casa? Questa non è una soluzione. Una risposta è il rapporto pubblico-privato, che a Firenze sta dando risultati interessanti.
Un'altra – ha aggiunto Di Giorgi – sono gli asili aziendali, su cui come Comune stiamo lavorando molto”. Un'altra soluzione è stata sottolineata dai rappresentanti delle cooperative i Legacoopservizi presenti all'iniziativa (ArsiCoop, Consorzio sociale Costa toscana, cooperativa Koiné e Consorzio Metropoli): “valorizzare il ruolo sussidario delle cooperative sociali, che vanno viste non solo come possibili partner per coprire i buchi del sistema ma come gestori e garanti di servizi di qualità”. “Credevamo che il peggio fosse passato, ma dobbiamo ricrederci: il Collettivo politico di Scienze politiche non solo occupa un’aula universitaria, cosa a cui purtroppo siamo avvezzi, ma addirittura, armati di avvitatori trapani e martelli, smontano gli arredamenti interni per trasformare l’aula in un open space.
Di fronte all’ennesimo atto di prevaricazione del Collettivo chiediamo ai presidi delle tre facoltà del Polo di Scienze sociali, ed in particolare la preside di Scienze Politiche professoressa Alacevich, di intervenire immediatamente e radicalmente per porre fine a questo scempio, anziché cercare cavilli per impedire lo svolgimento di una nostra manifestazione. Per conto nostro abbiamo già provveduto a presentare denuncia alle autorità competenti”. Queste le parole di Tommaso Villa, consigliere regionale e coordinatore regionale della Giovane Italia, e Niccolò Macallè, responsabile di Studenti per la Libertà Firenze, a commento dei fatti occorsi tra ieri sera e stamani al Polo di Scienze Sociali dell’Ateneo fiorentino, dove alcuni studenti del Collettivo politico di Scienze politiche hanno dapprima occupato l’aula D5/001, per poi privarla delle sedie, dei banchi e di altri arredi con lo scopo di trasformarla in uno spazio di aggregazione.
“La Facoltà cede forse i locali in locazione? O, fuori di battuta, cede alle prevaricazioni del Collettivo? Gli studenti di centrodestra hanno faticato per ottenere legittimamente uno spazio per il proprio gruppo, perché altri se ne appropriano nel silenzio delle istituzioni universitarie?” si domandano Villa e Macallè. “Siamo di fronte ad un atto che incide negativamente sul regolare svolgimento della vita universitaria, poiché l’aula occupata ospita una media di sei ore di lezione al giorno, con conseguenti disagi per gli studenti costretti a migrare verso altre aule.
Da parte della Facoltà – stigmatizzano i due esponenti del PdL – non un intervento, non un tentativo di riportare alla ragione i nostalgici del ‘68, ma solo un cartello con cui si comunicava agli studenti lo spostamento. E a corredo di ciò volantini con cui si annunciano iniziative degli universitari di sinistra per impedire un convegno sull’immigrazione organizzato da Studenti per la Libertà con l’autorizzazione dell’Ateneo e che vedrà gli interventi di Daniela Santanchè, dell’onorevole De Corato, del senatore Livi Bacci e dell’Imam di Firenze Izzedin Elzir.
L’ennesimo tentativo di prevaricazione, contro il quale richiediamo un rapido e decisivo intervento da parte della Preside. Altrimenti – concludono Villa e Macallè – saremo autorizzati a pensare che si adottino due pesi e due misure sulla base delle affinità politiche”. «Non invidio il consigliere Tommaso Villa che, quando il rogo si fa devastante, è costretto non solo a fare il pompiere ma anche a tentare lo scarico della colpa su chi, purtroppo, non c'entra nulla». Stella Targetti, vicepresidente della Regione Toscana con delega all'Università, interviene sulla polemica innescata a Pisa dall'esponente Pdl sul diritto allo studio universitario.
«E' evidente la necessità del ministro Tremonti – replica Targetti – di presentare in Europa un bilancio ridotto all'osso per ottenere il via libera e per tornare in Italia presentando poi qualche emendamento attraverso cui rendere parte del maltolto: ma sempre di una parte si tratta e il saldo finale resta assolutamente in rosso». Riguardo al Fondo integrativo sulle borse di studio universitarie – spiega l a vice di Enrico Rossi - «se nel 2009 il finanziamento per tutte le Regioni fu di 246 milioni, nel 2010 sarà di 96 milioni; questo ci costringe a intervenire se vogliamo mantenere elevato il livello di copertura delle richieste, un livello che in Toscana è oggi pari al 100%».
«Quanto allo stanziamento citato da Villa – prosegue Stella Targetti – nessuno lo nega ma si tratta di 100 milioni ed è semplicemente il reintegro del Fondo Integrativo per le borse di studio che per il 2011 era stato inizialmente ridotto a 26 e che adesso risale, appunto, a 126 milioni: certo assai più dei 26 inizialmente ipotizzati, ma molti meno dei 246 stanziati nel 2009 mentre per il 2012 non è previsto nulla e, dunque, il Fondo sarà azzerato (a parte 13 milioni per Regioni e Province autonome)».
La vicepresidente della Regione Toscana invita a riflettere sul fatto che «queste singolari e altalenanti dinamiche di taglio-reintegro, che però si concludono sempre con tagli profondi, è dimostrabile anche su vari altri fronti. Più in generale sul Fondo Finanziario Ordinario dell'Università: se prima si tagliano, com'è accaduto, 1.076 milioni e poi se ne reintegrano solo 800, il saldo finale negativo, non essendo difficile fare la sottrazione, si attesta sui 276 milioni. Ed è un problema grosso per chi, poi, è chiamato a governare sul territorio.
Non è dunque che siamo impazziti noi, politici o amministratori, costretti a dichiarazioni in un senso o in un altro: la verità è che è davvero difficile stare dietro a dinamiche governative così schizofreniche».