Di Aldo Piombino Si è svolto oggi a Firenze in palazzo Medici – Riccardi il III forum di QualEnergia, il portale di Legambiente e del Kyotoclub, per fare il punto sulla situazione delle energie rinnovabili. Sono intervenuti amministratori pubblici, amministratori di società energetiche, giornalisti e ricercatori universitari. Secondo l'organizzazione mondiale dell'energia la produzione di petrolio è ormai destinata a diminuire drasticamente e quindi non solo non ci sarà petrolio per tutti ma soprattutto quello disponibile sarà molto caro.
Occorre quindi capire come integrare e nel lungo periodo sostituire l'oro nero. È stato evidenziato più volte che la più grande fonte di energia è il risparmio. Probabilmente è questa l'ottica che ha convinto la Germania a proseguire con il nucleare, prolungandone l'esistenza: l'attesa di una nuova Europa in cui almeno la produzione di energia elettrica sia ottenuta completamente da fonti rinnovabili, uno scenario che potrebbe avverarsi nel 2050. All'inizio si è parlato di edilizia.
Su questo sono arrivate delle notizie fresche secondo le quali pare che il Governo abbia deciso di mantenere lo sconto del 55% sull'IRPEF per chi ristruttura gli edifici in modo da avere un risparmio energetico. Questa disposizione, come hanno sottolineato diversi oratori, è stata molto utile per l'economia nazionale perchè ha fatto emergere una quantità sostanziale di fatturato che altrimenti non sarebbe stato dichiarato ed ha necessitato la ricerca e lo sviluppo di una nuova serie di prodotti che si è tradotta in investimenti e posti di lavoro.
Inoltre negli ultimi 5 anni ha permesso l'importazione di quasi 7 milioni di tonnellate di petrolio in meno, con evidenti ricadute ambientali. Sono stati citati come ostacolo al settore un po' da tutti i problemi delle lungaggini burocratiche e della scarsa efficacia del sistema delle certificazioni energetiche degli edifici. Oltretutto il mercato deve essere pronto alle nuove regole che entreranno in vigore per la fine del decennio: dal 2018 per gli edifici pubblici e dal 2020 per quelli privati, sarà obbligatorio costruire e ristrutturare in modo da avvicinarsi più possible al concetto di “edifico passivo”, cioè un edificio che non utilizza fonti fossili e “vive” di propria energia.
Il problema in Italia è drammatico perchè la maggior parte del patrimonio abitativo costruito dal dopoguerra almeno fino agli anni 80 è scadente da un punto di vista del consumo energetico, con le conseguenti elevate richieste di energia per il riscaldamento in inverno e di condizionamento in estate. Una situazione che è la peggiore di tutta l'Europa. Sucessivamente l'argomento è stato la produzione di energia con fonti rinnovabili. Imprenditori e tecnici hanno parlato di questo aspetto fondamentale della questione.
Anche qui l'incertezza politica determina incertezze negli investimenti. In particolare c'è la questione degli incentivi. Apparentemente contro i propri interessi alcuni imprenditori hanno fatto notare come in Italia il premio per chi produce energia con le rinnovabili è molto alto, più che in altri paesi. È chiaro che la politica degli incentivi servirà, almeno fino a quando l'energia prodotta da fonti alternative rimarrà più cara rispetto a quella prodotta dai combustibili fossili (essenzialmente dal gas).
Ma un “premio” troppo alto ha per conseguenza la presenza di diversi soggetti con una produttività scadente rispetto alla media degli altri Paesi. Le previsioni sono per una cessazione totale degli incentivi entro il 2020, ma da oggi a quel momento occorrerà determinare con esattezza il loro ammontare, pena l'incertezza degli investimenti nel settore. Anche in questo caso molti oratori si sono lamentati delle difficoltà burocratiche: le energie alternative non sono una cosa rivolta esclusivamente alle famiglie o ai condomini che installano piccoli pannelli solari ma anche grandi aziende (persino di proprietà di fondi di investimento) sono entrati in massa nel mercato.
Pertanto le differenze nell'ammontare dell'energia prodotta da fonti alternative in Italia fra le varie regioni è dovuta più a circostanze burocratiche che ad altri fattori. Da ultimo sono stati discussi i vantaggi della “green economy”. In primo luogo una minore necessità di approvvigionamenti energetici dall'estero, con evidenti vantaggi sulla bilancia commerciale. Poi la creazione di posti di lavoro, non solo diretti nelle aziende installatrici. La maggior parte dei materiali e delle attrezzature viene ancora dall'estero (Europa o USA).
Per cui c'è spazio per crescere e sono stati citati esempi di aziende che, nate come installatrici o di service, alla fine non solo hanno iniziato a produrre per se stesse, ma sono pure diventate esportatrici. È stato citato il caso della Puglia, l'unica regione del sud che, grazie ad una politica sulle fonti alternative che ha lasciato l'iniziativa ai comuni anziché alla Regione, ha visto un aumento del PIL proprio grazie alla “green economy”.