Entrano nelle pagine della cronaca, purtroppo, quotidianamente e la tragedia continua. Sono 358 le persone che hanno perso la vita al lavoro nei primi otto mesi del 2010. E la media giornaliera, drammatica, non ha rallentato il suo terribile iter neppure durante il periodo estivo. Cinquanta solamente in agosto. Almeno un decesso al giorno. Con settimane nere in cui se ne sono contati più di una decina. Lombardia e Veneto sempre prime nella graduatoria delle morti bianche rispettivamente con 54 e 40 vittime.
Mentre la Sicilia risale dal quarto posto al terzo e con la Puglia, sempre sul podio, ne conta 29. Sono questi i numeri dietro ai quali si celano quotidiani dolori e un’emergenza che ancora stenta ad essere contenuta. E’ questo il bilancio nero - di quelle che vengono definite morti bianche - elaborato mensilmente dall’Osservatorio sulla Sicurezza di Vega Engineering di Mestre. Vicinissime al podio del dolore sono anche Campania e Lazio (23 decessi), Emilia Romagna (22) e il Trentino Alto Adige (20).
Bolzano è la provincia in cui si è verificato il maggior numero di incidenti mortali (14 vittime), seguita da Brescia (11), Roma (11) Foggia (10), Padova, Milano e Varese (9), Vicenza (8). E ancora Bergamo, Bari, Napoli e Latina (7), Palermo e Treviso (6). “E’ una strage che non conosce polarizzazioni nella nostra penisola – spiega il Presidente dell’Osservatorio Vega Engineering, Mauro Rossato - Le morti sul lavoro non conoscono confini e si diffondono da Nord a Sud”. Ancora quasi quattro vittime su dieci perdono la vita nei campi, mentre una su quattro nei cantieri edili.
La caduta dall’alto è la causa più frequente degli incidenti mortali (23,5 per cento dei casi), seguita dal ribaltamento di mezzi e veicoli in movimento (22,3 per cento). La caduta di oggetti molto pesanti invece ha coinvolto il 10,9 per cento delle vittime. E l’indagine condotta ed elaborata dall’Osservatorio di Vega Engineering prosegue con l’identikit delle vittime. Più del 91 per cento sono italiani e quasi il 9 per cento stranieri. Undici le donne decedute nei primi otto mesi del 2010.
Le fasce d’età maggiormente colpite sono quelle che vanno dai 40 ai 59 anni. Sono, infatti, 158 su un totale di 358. Ma anche per gli ultrasessantenni non va meglio. In questo caso le vittime sono state 105. Infine anche una sorta di valutazione del rischio. “Sul fronte delle incidenze della mortalità calcolate sulla popolazione lavorativa, poi, i risultati del nostro Osservatorio diventano ancor più interessanti – prosegue Rossato - Perché le graduatorie cambiano. Lombardia, Veneto, Puglia e Sicilia vengono spiazzate da alcune delle più piccole e meno popolose regioni di Italia”.
E’ il caso del Molise che diventa la colonna portante della nuova classifica delle morti bianche e dove l’indice di incidenza calcolato su un milione di occupati è pari a 45; così come del Trentino Alto Adige (42,8) e della Valle D’Aosta (35,7). I valori più bassi, invece, vengono rilevati in Toscana (9,6), Piemonte (10,2), Lazio (10,3) ed Emilia Romagna (11,2). In Lombardia e Veneto prime in termini assoluti, infine, l’indice di incidenza arriva rispettivamente a quota 12,6 e a 18,9. Osservando, poi, l’incidenza dei casi di morte sugli occupati per provincia, la maglia nera spetta ad Isernia (92,8) seguita da Matera (76,7), Belluno (67,7) e Bolzano (59).
Tra i meno elevati troviamo Roma (6,5), Milano (5,1), Bologna (6,8), Catania (6,5), Modena e Cremona (6,4), Ferrara (6,3), Reggio Emilia (4,1). Annamaria Bacchin