E dire che sabato 1° Maggio osserverà un giorno di chiusura anche il Centro commerciale I GIGLI, che invece il giorno dopo saranno aperti come previsto dall’accordo d’area per la programmazione delle aperture domenicali. Eppure i negozi del centro storico fiorentino, all’interno della cerchia dei viali, avranno la facoltà di restare aperti sabato primo maggio. E’ quanto prevede l’ordinanza firmata oggi dal vicesindaco Dario Nardella, dopo gli ultimi incontri prima con le categorie economiche e poi con i sindacati.
Gli orari saranno gli stessi di un giorno feriale per gli esercizi commerciali del centro: dalle 7 alle 24. “Si tratta di una misura dettata dalla responsabilità che il Comune ha di consentire alla città di valorizzare al meglio la propria vocazione turistica e culturale, in un momento di crisi economica e in un giorno caratterizzato da una straordinaria affluenza di visitatori - spiega il vicesindaco – Infatti questo primo maggio vedrà la presenza di oltre centomila persone in città, attratte da una eccezionale concomitanza di eventi, come la Mostra dell’Artigianato, la prima del Maggio Musicale e, soprattutto, la Notte bianca del 30 aprile”.
“Si tratta peraltro – continua Nardella – di consentire la facoltà, e non l’obbligo, di tenere i negozi aperti nel centro della città, dove si registrerà la maggiore affluenza”. Il vicesindaco sottolinea che “non possiamo permetterci di far trovare una città con i bandoni chiusi e senza servizi, in un momento di straordinaria opportunità. In questo caso, l’attività commerciale non è un servizio futile ma è parte integrante di un’offerta turistica ed economica, alla quale si somma anche l’aspetto del trasporto pubblico, anch’esso garantito a differenza del passato”.
Un altro punto che il vicesindaco ribadisce è che questo atto amministrativo “non ha niente a che vedere con una visione politica e con l’attaccamento ai valori e con la difesa dei diritti dei lavoratori, per i quali l’amministrazione comunale si è sempre contraddistinta: faccio solo l’esempio del nostro impegno nelle vertenze per la Seves, l’Olimpia, il Maggio Musicale. Ho ribadito questo concetto in tutti gli incontri che si sono succeduti in questi giorni con le categorie economiche e con le organizzazioni sindacali”.
Il vicesindaco ricorda di aver invitato le categorie “a garantire tutte le misure compensative possibili previste dalle leggi e dai contratti di lavoro in favore dei dipendenti e in virtù dell’eccezionalità della situazione”. “Dispiace – conclude il vicesindaco – che i sindacati abbiano assunto una posizione di totale indisponibilità al dialogo, volendo caricare la decisione del Comune di valenze politiche e simboliche che non sono mai esistite nelle nostre valutazioni. Del resto, molte altre città governate dal centrosinistra hanno assunto provvedimenti analoghi".
Le OO.SS di categoria, FILCAMS FISASCAT UILTUCS Regionali, giudicano di estrema gravità la possibilità che alcune amministrazioni comunali su sollecitazione delle categorie economiche del Commercio possano prevedere l’apertura dei negozi nel giorno del 1° maggio, la festa dei lavoratori. Le Organizzazioni sindacali di categoria auspicano che in Toscana nessuna Amministrazione proceda in questa direzione e proclamano lo sciopero per l’intera giornata del 1 maggio in tutti quei territori dove verrà concessa l’apertura straordinaria.
Chiederanno inoltre alle Confederazioni Sindacali di far diventare i comizi del 1° maggio un momento di protesta generale. I lavoratori del commercio saranno presenti al gazebo rosso allestito in piazza Repubblica a Firenze dalle 10.30 alle 15.00 del 30 aprile 2010 per la distribuzione di materiale informativo. E i lavoratori del commercio scendono in piazza. O meglio: in due piazze contemporaneamente. Saranno quelle di Arezzo e Montevarchi. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno non solo confermato lo sciopero del 30 aprile ma anche deciso di organizzare due manifestazioni davanti ai palazzi comunali di Arezzo e Montevarchi a partire dalle ore 10.
Ieri una delegazione sindacale si è incontrata con il Presidente della Provincia Roberto Vasai che ha espresso condivisione per le preoccupazioni dei lavoratori e sulla necessità di una nuova normativa che introduca equilibri più equi. E si è impegnato ad attivarsi nei confronti del Prefetto. “Con le nostre manifestazioni – ricordano i segretari provinciali Ricci, Marini e Conficconi – vogliamo rendere chiaro che il rilancio dei consumi non si realizza con esagerate aperture domenicali ma attraverso una ripresa dell’economia, dell’occupazione e del potere d’acquisto dei salari”.
Ai Sindaci, i lavoratori ricordano anche che nei giorni festivi non sono aperti i servizi di sostegno alle famiglie e che quindi i dipendenti non hanno alcun riferimento per bambini e anziani. Le manifestazioni di venerdì avranno come interlocutori anche le imprese del settore: “le aziende, sia quelle private che del sistema della cooperazione, affermano di non voler aumentare le aperture in deroga ma in realtà spingono sugli enti locali per ottenere nuove aperture, come è accaduto ad Arezzo per Pasqua e a Montevarchi per il 25 aprile”. “Il primo maggio non può ridursi a un dibattito sul fatto se sia più opportuno tenere gli esercizi commerciali aperti o chiusi, se così fosse verremmo meno al compito che gli elettori ci hanno affidato: amministrare una città”.
Questo il commento dei consiglieri del PdL Marco Stella e Stefano Alessandri. “In un momento di grave crisi economica come quella che stiamo vivendo, che colpisce indistintamente lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi e lavoratori in proprio, abbiamo il dovere di non lacerare le relazioni industriali – hanno aggiunto i due esponenti del centrodestra –. Abbiamo il dovere di dare risposte ai lavoratori che non ce la fanno ad arrivare neanche a metà del mese e che vivono in condizione di insicurezza.
Abbiamo il dovere di dare prospettive alle nostre imprese che sono in crisi”. “La soluzione anti-crisi – hanno sottolineato Stella e Alessandri – non è certamente fare aprire le attività commerciali il primo maggio, e se così fosse non si capisce come mai possano aprire soltanto le attività all’interno della cerchia dei viali, come se la crisi colpisse solo loro, dimenticandosi completamente della periferia. A questo tema si aggiunge quello della sicurezza sul lavoro, dato che abbiamo il triste primato delle ‘morti bianche’ e degli incidenti sul lavoro nell’Unione Europea.
Siamo convinti che per uscire dalla crisi sia invece necessario fare sistema, tra imprese, sindacati, lavoratori”. “Per questo rivendichiamo il ruolo della concertazione, non come strumento del non fare, ma come sistema del fare insieme, perché siamo convinti che soltanto con il contributo di tutti sia possibile affrontare questa crisi economica” hanno concluso.