Firenze, 1 settembre 2010. - Per il 2010 prosegue ma con una certa attenuazione rispetto all’anno precedente, la flessione della domanda di lavoro del comparto privato extra-agricolo; tecnicamente la crisi è ormai alle spalle ma tendono a persistere i suoi effetti sul mercato del lavoro, sul quale, peraltro, il ritorno negativo si è manifestato con fisiologico ritardo: il bilancio occupazionale rimane negativo, ma attenuandosi rispetto all’anno scorso con un saldo negativo che passa da 6.400 a circa 2.900 lavoratori dipendenti in meno.
La quota di imprese che hanno elaborato programmi di assunzione aumenta, anche se di poco (da 15,3% a 16,5%) rimanendo sempre su livelli “storicamente” bassi. Tuttavia nel secondo anno di crisi, la contrazione dell’occupazione nel comparto privato extra-agricolo è cambiata nella sua composizione quanto a tipologie contrattuali, figure professionali e titoli di studio: riprendono vigore i contratti a termine; si riduce la quota di lavoratori ad alta professionalità ed aumenta la domanda di lavoratori a bassa specializzazione; cala la domanda di laureati e diplomati.
Quindi sono presenti timidi segnali di reazione del sistema imprenditoriale sotto il profilo dell’occupabilità ma cambia il profilo qualitativo dell’occupazione offerta in ambito locale, prevalentemente orientata verso figure a medio-bassa qualificazione. In altre parole le imprese sono disposte a riprendere le assunzioni ma orientandosi principalmente su figure low skill, principalmente operai semi-qualificati, che hanno minori costi di inserimento ma rappresentando le figure necessarie per l’adeguamento degli organici aziendali alla ripresa dell’attività produttiva.
Comunque persistono difficoltà nel reperire personale a media e ad alta specializzazione. Si attenua la dinamica negativa dell’occupazione dipendente privata extra-agricola, risultante dalle stime elaborate nella tredicesima indagine Excelsior per la provincia di Firenze. L’anno precedente era stato rilevato un saldo tra assunzioni e dismissioni di personale pari al -2,7%, corrispondente ad una contrazione di 6.400 unità in termini assoluti. Per il 2010 il saldo negativo migliora, in valori percentuali, attestandosi al -1,2%, con un calo assoluto pari a poco meno di 2.900 lavoratori dipendenti.
Tale valore costituisce il saldo risultante tra un ammontare previsto di 14.960 assunzioni di personale alle dipendenze (corrispondenti ad un tasso di entrata del 6,3%) e 17.800 uscite (equivalenti ad un tasso medio di uscita del 7,5%). Da rilevare che il saldo si colloca su un livello migliore del corrispettivo valore regionale (-1,7%) e di quello nazionale (-1,5%). Rispetto ai livelli prefigurati nel 2009 dalle imprese fiorentine emerge un certo miglioramento delle entrate, che guadagnano poco più di 2.500 unità e un rallentamento dei movimenti di personale in uscita di circa 1.000 unità.
I risultati dell’indagine Excelsior per il 2010 danno conto di come il deterioramento del mercato del lavoro tenda ad essere connaturato al fisiologico ritardo di risposta della dinamica occupazionale (e della domanda di lavoro) rispetto alle oscillazioni del ciclo economico, che comunque si va a configurare nei termini di un graduale, ma lento, percorso di recupero. Quindi anche se il bilancio occupazionale rimane pur sempre negativo migliora la “dinamica dei movimenti”, espressi dalle entrate e dalle uscite, rispetto alla precedente annualità. Per il 2010 gli ingressi programmati dagli imprenditori fiorentini con contratti a durata temporale determinata e non stagionali riprendono a crescere, attestandosi a quota 7.090, con un’incidenza del 61,5% sul totale assunzioni non stagionali, tornando così ad una peso percentuale analogo a quello rilevato nel 2007. La quota delle professioni high skills rientra al 20,8%, la stessa del 2008; i movimenti più sostenuti riguardano medium e low skills che si scambiano circa il 7% di entrate, con le prime che calano dal 43,3 al 35,9% e le seconde che, specularmente, salgono di più di 8 punti percentuali (dal 35,1 al 43,4%, il valore più elevato delle ultime tre annualità).
Quindi risultano prevalere profili medio bassi, caratterizzati da figure operative che saranno direttamente impiegate nella riorganizzazione dell’attività produttiva, parallelamente alla riconfigurazione e all’adeguamento degli organici aziendali in base alle aspettative di ripresa della produzione. Se nel 2009 erano state proprio le figure operaie a risentire del calo della domanda di lavoro, viceversa per il 2010 sono risultate le professioni a medio-alta specializzazione ad averne risentito maggiormente in quanto rappresentano coloro che saranno immediatamente necessari per un corretto adeguamento dell’attività operativa ad un ciclo economico meno avverso. Riguardo all’assunzione di personale immigrato, si rileva una robusta crescita della domanda da parte del sistema imprenditoriale (da 1.780 a 2.730 unità massime previste, per un incremento percentuale di oltre il 50%); in particolare la quota oscilla (in provincia) tra un minimo del 13,6% e un massimo del 23,7% (Toscana 22,2 e Italia 19,2%) sul totale delle assunzioni non stagionali, rispetto al massimo del 19,1% dello scorso anno.
Sono ancora una volta i servizi (76,6%) e, al loro interno, le attività afferenti a servizi operativi (34,6%) e (tra 17,7 e 15,9%) servizi alle persone, trasporti e commercio le specializzazioni che più si avvarranno del contributo degli stranieri, per molti dei quali (61%) non viene richiesta esperienza specifica. All’interno dell’industria sono edilizia (la cui quota si è però ridimensionata rispetto all’anno passato) e meccanica ad attivare il maggior numero di richieste. La moderata ripresa delle assunzioni prefigurata per il 2010 si correla a un certo aumento del livello generale di criticità nel reperire le figure professionali, come testimoniato per la nostra provincia dall’incremento della quota di assunzioni programmate non stagionali che le imprese hanno valutato come difficili da reperire (da 25,6% a 27,4%).
In valori assoluti si passa da 2.390 a 3.150 assunzioni di difficile individuazione. Le criticità risiedono tanto dell’inadeguatezza dei candidati (indicata per poco più della metà delle figure), quanto del al loro ridotto numero rispetto al fabbisogno richiesto. Si tratta di una percentuale in lieve aumento rispetto al 25,6% dello scorso anno. I tempi di ricerca previsti vanno dai tre mesi sino ai 12 mesi (imprese del settore chimico-meccanico). La difficoltà di reperimento (associabile, oltre che al profilo ricercato, anche alla formazione scolastica) raggiunge livelli superiori al 50% per circa una decina di figure professionali e, soprattutto appare molto correlata alla richiesta di una pregressa esperienza di lavoro che invece spesso è carente.
In effetti, questa esigenza viene manifestata attraverso anche la ricerca di personale con esperienza specifica nel settore, preferenza che viene indicata per il 56,6% delle assunzioni previste; si tratta di un’esigenza particolarmente sentita per alcune specializzazioni produttive quali cuoio-calzature (75,3%) e meccanica (59,6%) e per alcuni rami dei servizi (informatici e socio-sanitari in particolare). La ricerca di giovani in uscita dal sistema formativo appare, invece, tutto sommato indipendente dalla difficoltà di reperimento; la variabilità di quest’ultima, poi, appare del tutto scollegata dalla necessità di formazione (con corsi interni e/o esterni all’azienda).