Firenze- Si rinnova la collaborazione dell’Opera di S. Maria del Fiore e della sua rassegna O flos colende con il Maggio Musicale Fiorentino e il suo Festival, uniti stavolta per un raro omaggio a Luigi Cherubini, il musicista tanto ammirato da Beethoven e che quest’anno viene ricordato nel 250° anniversario della nascita (1760-2010): Venerdì 4 Giugno (ore 21.15), le sempre suggestive architetture del Duomo di Firenze faranno da sfondo alla proposta di poco note pagine sacre cherubiniane, nell’interpretazione del Coro del Maggio Musicale Fiorentino guidato dal suo direttore Piero Monti, e con la partecipazione di Andrea Secchi e Andrea Severi agli organi.
Ed è una manifestazione che oltretutto conferma l’appassionata fiducia da sempre dimostrata dalla Presidente dell’Opera di S. Maria del Fiore, Anna Mitrano, nelle sinergie creative delle forze musicali della città. Il programma della serata impaginerà così due sorprendenti partiture del giovane Cherubini: il possente ed emozionante Credo a 8 voci in doppio coro, tenuto in incubazione per quasi trent’anni come un vero work in progress, e il mottetto Nemo gaudeat, brano solcato da tensioni e accenti dolorosi.
Due proposte davvero inusuali, che nel rendere omaggio a questo grande della storia della musica, senza dubbio il più importante compositore europeo nato a Firenze, sottolineano (grazie alle ricerche di Gabriele Giacomelli) anche il particolare legame avuto da Cherubini con il Battistero di Firenze già come cantore adolescente, e dunque prima della partenza per Londra e poi per Parigi. E se le avvincenti pagine di Cherubini sono poste a suggello del concerto, a inaugurarlo saranno brani di carattere sacro di due autori i cui nomi sono assai frequenti nell’Archivio dell’Opera del Duomo.
S’inizia così con Marco da Gagliano, il compositore di maggior rilievo del Seicento fiorentino, maestro della cappella granducale per un quasi una vita intera, nell’occasione rappresentato da alcune fra le sue più belle composizioni, come il festoso mottetto Clemens cum Gabriele, la toccante Ave Maria, il suggestivo mottetto Elisabeth Zachariae e il brillante Jubilate Deo. Per l’esecuzione di alcune di queste pagine verrà oltretutto realizzata una disposizione delle voci particolarmente coinvolgente e rispettosa della prassi dell’epoca: alcuni cantori saranno collocati sul ballatoio del transetto nord, a più di trenta metri d’altezza, e nel dialogo con le altre voci in basso daranno vita a spettacolari, stereofonici effetti d’eco.
L’altro nome proposto è quello di Niccolò Jommelli, ben noto nel Settecento come compositore di opere e qui invece rivelato come autore non meno ispirato di pagine destinate al tempo di Pentecoste (Alleluia, Intonuit de coelo e Confirma hoc Deus), che combinano la più rigorosa polifonia a passi solistici dalla generosa cantabilità e dal gusto squisitamente barocco.