Il via libera del Parlamento europeo all'obbligatorietà dell'etichettatura d'origine "Made in" sui prodotti tessili nell'Ue ha portato di nuovo alla ribalta un tema caro a Claudio Morganti. Poco meno di due mesi fa, infatti, l´eurodeputato della Lega Nord ha presentato un'interrogazione alla Commissione europea, sollecitandola ad intervenire in merito all'asimmetria tra le condizioni di accesso riservate ai prodotti tessili d'importazione nel mercato europeo e in quello cinese, con particolare riferimento alla crisi del distretto tessile di Prato.
A seguito della risposta ricevuta nei giorni scorsi da parte di John Dalli, commissario europeo alla Salute e alle Politiche dei Consumatori, e Karel De Gucht, commissario Ue al Commercio, l'europarlamentare leghista ha affermato "di essere soddisfatto del riconoscimento da parte della Commissione di uno squilibrio tra il mercato cinese e quello comunitario, a svantaggio della produzione tessile europea e dei consumatori, per nulla tutelati, in materia di sicurezza, nel momento in cui acquistano prodotti tessili fabbricati in Cina". "Tuttavia - sostiene Morganti - è necessario un elevato grado di convergenza tra i requisiti di commercializzazione Ue e quelli cinesi".
"Guardando alla volontà della Commissione di affrontare questi temi nel corso del prossimo dialogo regolamentare in seno all'Organizzazione Mondiale del Commercio e del dialogo regolare Ue-Cina sulla sicurezza dei consumatori, il controllo del mercato e l'allarme per i prodotti pericolosi (RAPEX), mi auguro - aggiunge l'europarlamentare leghista - che si prendano rigidi accordi bilaterali al fine di un'armonizzazione delle norme che disciplinano la produzione e la commercializzazione dei prodotti tessili nei due mercati". "Una prima risposta c'è stata, - ha concluso Morganti - ora mi aspetto che la Commissione agisca, ponendo fine a una situazione di grave svantaggio per le imprese tessili europee, che incide, oltretutto, sulla tutela della sicurezza dei consumatori".