A Wamba, nel Nord Est del Kenya, negli anni sessanta è nato un ospedale, il Wamba Hospital, che provvede al fabbisogno sanitario di circa 200.000 abitanti. L'area di Wamba è caratterizzata oltre che dall'aridità del territorio, anche da una povertà diffusa e profonda. L'economia è basata sulla pastorizia nomade che vede i pastori in continuo spostamento alla ricerca di nuovi pascoli e le donne e i bambini lasciati soli nelle miseria dei villaggi fatti di capanne di sterpi e sterco.
In questo contesto i bambini ammalati e ricoverati nel reparto pediatria dell'ospedale di Wamba sono circa 400 all'anno, hanno un'età fra uno e dodici anni e in generale non sono in grado di pagare la retta giornaliera prevista. Le malattie più frequenti sono la malaria, la broncopolmonite, le gastroenteriti e la debilitazione da malnutrizione, la TBC. Inoltre vi sono molte partorienti e bambini prematuri cui le famiglie non possono pagare la degenza. Ogni anno, un gruppo di medici fiorentini si reca nell'ospedale africano per alcune settimane per prestare il proprio lavoro volontario.
Alla vigilia della partenza, è ormai tradizione, i medici organizzano una serata di raccolta fondi. Anche quest'anno l'evento ha luogo al Tenax l'11 aprile. Sotto la conduzione di Gianfranco Monti e Antonella Bundu, si alterneranno sul palco Dolcenera, Marina Rei, Sergio Bustric, Negrita e Banda Bardò.
L'associazione Insieme per Wamba è nata per sostenere e possibilmente migliorare il lavoro di Lucia Trevisiol, volontaria in africa da più di 35 anni. Lucia Trevisiol, caposala del prof. Giovanni Rama, Responsabile della Divisione Oculistica dell’Ospedale “Umberto I°” di Mestre, nel 1973 accettava l’invito di seguire il Primario in Kenya, a Wamba, per un periodo di volontariato nell’Ospedale di quella Missione.
Così iniziò “la storia africana” di Lucia che ancora continua. Ogni anno, fino al 2002, Lucia tornò col prof. G. Rama a Wamba e, quando il professore ne fu impedito per l’avanzata età, continuò su suo invito a recarsi a Wamba coordinando il gruppo di oculisti, altri medici e tecnici che portavano volentieri nella Missione la loro professionalità.