Firenze –Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza (voto a favore di Pd, Italia Viva e Movimento 5 stelle e voto contrario di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e gruppo Misto Merito e Lealtà) le due proposte di deliberazione presentate da Partito democratico, Italia viva e Movimento 5 stelle per l’indizione del referendum abrogativo della legge nazionale 86 del 2024 (Disposizioni per l'attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione), per chiedere l’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata.
Una prevede l’abolizione totale della legge nazionale, mentre l’altra, predisposta nell’eventualità che l’abrogazione totale non fosse ritenuta ammissibile l’intera abrogazione, ne prevede l’abrogazione di un’ampia parte. Le proposte sono state firmate dai capigruppo della maggioranza Vincenzo Ceccarelli (Pd), che le ha illustrate all’Aula, Stefano Scaramelli (Italia viva) e dalla consigliera Silvia Noferi per il Movimento 5 stelle.
Con la prima il Consiglio delibera di richiedere il referendum abrogativo ai sensi dell'art. 75 della Costituzione e a norma della legge n. 352 del 1970. Il quesito indicato è il seguente: «Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, "Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione"?».
La seconda indica il quesito: «Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, "Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione", limitatamente alle seguenti parti?». Seguono gli articoli e i commi dei quali si chiede l’abrogazione.
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In entrambi i casi, il Consiglio regionale dà mandato al presidente dell’Assemblea legislativa di comunicare la presente deliberazione ai Consigli regionali di tutte le altre Regioni, con invito all’adozione di un uguale atto affinché si possa dare seguito all'iniziativa referendaria.
Respinti, invece, i due ordini del giorno presentati dal gruppo Fratelli d’Italia che intendevano impegnare il presidente e l’esecutivo regionale “a proseguire nel percorso di contrattazione con il Governo centrale in merito all’autonomia differenziata, rinunciando alla presentazione della richiesta di referendum abrogativo”. Gli atti, inoltre, volevano impegnare la Giunta “a presentare entro 90 giorni da oggi una relazione specifica ed aggiornata – rispetto alle ipotesi svoltesi nella comunicazione del 17 luglio 2018, sulle materie ex art.
116 e 117 Cost. che potrebbero essere gestite dalla Regione Toscana”. In quella comunicazione il Consiglio regionale aveva approvato una risoluzione che invitava l’esecutivo regionale a proseguire “nell’azione per l’attribuzione della maggiore autonomia portando avanti i passaggi procedurali necessari per giungere all’intesa con il Governo, attivando il coinvolgimento degli enti locali e del Consiglio regionale”.
“Riteniamo che la legge nazionale che vogliamo abrogare vada oltre la ricerca di quell’autonomia che in conferenza Stato-Regioni la Toscana ha sempre sostenuto, ma nell’ambito del titolo V della Costituzione”, ha avvertito il capogruppo del Partito democratico, Vincenzo Ceccarelli, nel suo intervento in Aula, con il quale ha illustrato l’iniziativa intrapresa e sottoscritta con Italia viva e Movimento 5 stelle. “L’abbiamo presa in maniera coordinata con almeno cinque Regioni, per abrogare una legge che rischia di alterare l’equilibrio dei poteri dello Stato e di consegnarci venti staterelli ognuno con le sue prerogative e con poteri eccessivi rispetto allo Stato, soprattutto su alcune materie sensibili”.
Una legge, ha sostenuto Ceccarelli, “che aumenta le diseguaglianze tra regioni forti e quelle deboli. Penso, ad esempio, a materie relative ad alcuni diritti civili, all’ambiente o all’istruzione pubblica. Si mette a rischio l’unitarietà del Paese”. C’è poi un rischio ulteriore, ha proseguito il capogruppo del Pd: “È il combinato disposto con il progetto di riforma costituzionale sul ‘premierato’, che costituisce una totale contraddizione, mettendo i venti staterelli in mano ad un premier eletto direttamente, difficilmente controllabile dal Parlamento, e un presidente della Repubblica che verrebbe depotenziato.
Credo che tutti noi siamo per la semplificazione, ma la semplificazione si può fare decidendo chi fa cosa senza alterare gli equilibri tra poteri, senza ridurre le prerogative di uno Stato che, per quanto basato sulle autonomie, non può essere disarticolato».
“Il Movimento 5 stelle della Toscana voterà a favore delle due deliberazioni che promuovono l’abrogazione della Legge sull’Autonomia differenziata”, ha annunciato in Aula la capogruppo del Movimento 5 stelle, Irene Galletti. “La soluzione trovata per promuovere il referendum sull’Autonomia differenziata attraverso le Regioni non è quella che avremmo voluto, ma con il poco tempo a disposizione rappresenta il miglior compromesso possibile. Pur condividendo pienamente la presentazione di un quesito abrogativo totale, che annulli politicamente l’intera proposta – ha spiegato –, riteniamo che il quesito parziale presenti la criticità di far sembrare accettabili le altre disposizioni della legge.
Per questo motivo, avremmo preferito una serie (e non uno solo) di quesiti abrogativi parziali che esprimessero complessivamente la nostra contrarietà a tutta la legge. Tuttavia, poiché le deliberazioni regionali devono essere identiche e i Consigli regionali della Campania e dell'Emilia Romagna hanno già deliberato, non abbiamo margini di manovra”. La capogruppo ha assicurato: “Terremo vivo il fronte referendario che si è consolidato, riservandoci il diritto di percorrere anche altre strade che portino alla cancellazione di questa legge che spacca l’Italia e condanna a morte la sanità, l’istruzione e le infrastrutture.
E anche per evitare che le imprese rimangano soffocate dalla burocrazia di venti nuovi ‘staterelli’ diversi”.
Per il capogruppo di Italia Viva Stefano Scaramelli “il centro sinistra unito in Toscana dà il via libera alla richiesta congiunta di indizione del referendum popolare abrogativo dell'autonomia differenziata. Coesione sociale, culturale e territoriale sono tra i valori che ci uniscono, lo stiamo dimostrando stando gli uni al fianco degli altri in battaglie giuste come questa. Non sarà semplice vincere questa sfida, che credo sia giusto e corretto fare. Non credo che oggi nasca una nuova maggioranza in Toscana – ha aggiunto Scaramelli –. Si possono mettere le basi perché questo avvenga, questo sì”.
“Con un ordine del giorno, il gruppo consiliare di Fratelli d'Italia ha chiesto al presidente Giani e alla maggioranza di rinunciare alla presentazione della richiesta di referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata appena approvata dal Parlamento e di intraprendere un dialogo costruttivo con il Governo Meloni. A giustificare questa presa di posizione ci sono elementi politici e amministrativi”, ha detto il capogruppo di Fratelli d’Italia Vittorio Fantozzi annunciando il voto contrario del suo gruppo sulle due Pd presentate da Pd, Iv e M5s.
“Con la risoluzione 217 del 17 luglio 2018, con la quale la maggioranza del Consiglio regionale, con Rossi governatore, si schierava per “l'attribuzione di una piena autonomia, portando avanti i passaggi procedurali necessari per giungere all'intesa del Governo”, la Regione si posizionava a favore di una maggiore autonomia delle Regioni. Il tema, inoltre, è stato introdotto proprio dalla sinistra con la legge costituzionale del 2001”. “Oggi la maggioranza che guida la Regione Toscana si schiera contro I’autonomia differenziata, contraddicendo sé stessa e capovolgendo posizioni e impegni del passato”, ha proseguito Fantozzi.
“Dunque, chi oggi si scaglia contro l'autonomia, dopo averne messo in evidenza i vantaggi e averne votato i passaggi fondamentali, lo fa solamente per contrapposizione politica e per ricercare posizionamenti diversi in vista delle prossime consultazioni elettorali. Questa riforma porterà vantaggi alle Regioni, ai suoi cittadini e all'intero sistema economico” lo dice il gruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale toscano”.
“La smania ideologica spesso può fare brutti scherzi – ha affermato Elena Meini, capogruppo in Consiglio regionale della Lega riferendosi alla richiesta di referendum contro l’Autonomia proposta dal ‘campo largo’ ovvero Pd, Iv e M5S. “Probabilmente – ha aggiunto –, presi dalla foga referendaria, i tre partiti non hanno avuto nemmeno il tempo di leggere con attenzione il testo Calderoli. “Così facendo, incapperanno in un classico autogol, ma la cosa peggiore è che ci andranno di mezzo i toscani”, ha precisato l’esponente leghista.
“Ad ogni modo, pur rispettando ogni tipo di consultazione popolare, siamo convinti che la strada per i proponenti sarà tutta in salita e che i cittadini capiranno, contrariamente da loro, l’importanza epocale di questa Legge”, ha sottolineato la rappresentante della Lega. “Autonomia è per noi sinonimo di progresso, miglioramento dei servizi alle persone e non certamente qualcosa che penalizzerà i toscani. Purtroppo, siamo di fronte all’ennesimo grave errore di una maggioranza in Toscana che sembra avere il paraocchi di fronte ad un’opportunità che sarebbe da cogliere al volo e non, per partito preso, da osteggiare: i fatti, ne siamo certi, ci daranno ragione”, ha concluso Meini.
Per Marco Stella (Forza Italia), “di differenziato c’è semplicemente il giudizio: la posizione del Pd del nuovo segretario è contro l’autonomia e contro la precedente posizione del Pd prima di Schlein. Anche Rossi andava molto spinto sull’autonomia differenziata, chiedeva materie molto particolari tra le quali anche la salute”. “La questione vera – ha proseguito - sarebbe dire cosa è successo dopo la riforma del titolo V della Costituzione e perché si arriva oggi a questa legge sull’autonomia, ma il ragionamento oggi è di carattere politico: Regioni a più velocità, chiedono più autonomia.
Dobbiamo domandarci come dare servizi. Non sono entusiasta della riforma, ma credo che avete scelto di cambiare per farne una bandiera, nella speranza che il referendum porti a uno scossone nella compagine che oggi governa il Paese. Approccio sbagliato, Giani e Bonaccini erano spinti sull’autonomia, poi cambia tutto perché Bonaccini ha perso le primarie del Pd. Persa occasione di essere partito riformista non ideologico. Per inseguire quel modello pagherete prezzo alle urne.
Abbraccio con il Movimento 5 stelle sarà un abbraccio mortale. Quella di oggi è la certificazione della fine del programma elettorale del 2020”.
“Non c’è dibattito tra regionalisti e statalisti. Noi siamo regionalisti convinti, l’articolo 5 della Costituzione è molto chiaro: ‘la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali’. Il concetto non è l’autonomia differenziata, ma ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, come ci dice l’articolo 116 della Costituzione”, ha detto il presidente della Regione Eugenio Giani. “Con questa riforma, invece, si vogliono Regioni quasi a Statuto speciale. Non vogliamo l’autarchia delle Regioni. Il nostro è un concetto di regionalismo equo e solidale. Molto importante l’iniziativa che oggi prende il Consiglio regionale. Importante il confronto con i cittadini. Il campo vasto di forze che va da Italia viva al Movimento 5 stelle è nel merito, spero che porti a una prospettiva di verifica di quelle che potranno essere le alleanze. Non vogliamo uno Stato federalista, ma regionalista”.
Si è costituito ieri, intanto presso la sede di Cgil Toscana, il Comitato referendario toscano promotore della raccolta firme per il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata. Ne fanno parte le sigle che formano la rete della Via Maestra (Cgil, Coordinamento Democrazia Costituzionale, Acli, Anpi, Arci, Libera, Legambiente, Cittadinanza Attiva e Cnca), Uil, partiti di opposizione al Governo nazionale, associazioni (le adesioni sono sempre aperte).
Dal 20 luglio il Comitato e i soggetti che lo compongono inizieranno le raccolte firme per il referendum abrogativo.