di Paolo Tramezzani Il Coerver Coaching è nato verso la fine degli Anni Settanta, quando Wiel Coerver, l’allenatore olandese che nella stagione 1974/74 vinse la Coppa Uefa con il Feyenoord, portò una rivoluzione nel metodo d’allenamento. Coerver, infatti, era insoddisfatto della mancanza di abilità individuali e per la predominanza del difensivismo esagerato che stava soffocando il gioco d’attacco, quello che realmente entusiasma e attrae i tifosi di tutto il mondo. Fino a questo punto era prestata poca attenzione allo sviluppo delle abilità individuali, perché nessuno sapeva propriamente come insegnarle.
Inoltre, era pensiero largamente diffuso che i grandi giocatori nascessero con qualità superiori a quelle della massa, discorso vero, ma nei campionati di Serie A di tutta Europa ci sono 20 squadre che difficilmente schierano undici “fenomeni”. L’IDEA Il primo punto del Coerver Coaching è l’insegnamento del dominio della palla e l’abilità nell’uno contro uno, perché secondo l’allenatore olandese i giocatori avevano la possibilità di studiare e apprendere le capacità dei grandissimi di quel periodo: Sir Stanley Matthews, Cruyff, Beckenbauer, Pelè… Nel 1983 Alfred Galustian e Charlie Cook conobbero la metodologia e l’anno successivo la brevettarono fondando quello che è conosciuto nel mondo come Coerver Coaching Global Network.
Da quel momento il programma è andato oltre l’uno contro uno ed è stato esteso a tutti gli aspetti tecnici del gioco. LE PIRAMIDI BASE Le piramidi di base del Coerver Coaching sono due, in dettaglio. La Piramide di Sviluppo del Giocatore, che è composta da sei elementi: dominio della palla: il giocatore, con il suo pallone, svolge esercizi di controllo della palla con entrambi i piedi; ricezione/trasmissione: esercizi e giochi per migliorare il primo controllo, importantissimo a tutti i livelli per incrementare il numero di passaggi precisi e creativi; finte: esercizi e giochi per insegnare le finte utili a vincere duelli individuali e creare spazio contro difese schierate; velocità: esercizi e giochi, con e senza palla, per migliorare coordinazione, agilità, accelerazione e rapidità; conclusioni: esercizi e giochi, finalizzati a segnare, per migliorare la tecnica e incoraggiare il gioco istintivo; attacco di gruppo: esercizi e giochi per migliorare il gioco in piccoli gruppi, con una particolare attenzione alle ripartenze veloci in fase d’attacco.
La seconda è la Piramide delle Finte che è composta da tre elementi: cambi di direzione: tagli e movimenti per difendere la palla e cambiare direzione contro avversari che provengono frontalmente, lateralmente e da dietro; stop & start: arresti, partenze e cambi di passa con la palla per superare un avversario proveniente dai lati; finte: di piede e di corpo con avversari posti frontalmente o posteriormente. All’inizio le sensibilità sono insegnate in modo graduale senza pressione avversaria e dall’allenatore.
Appena i giovani progrediscono sono invitati ad aumentare la velocità con una pressione avversaria ancora passiva. Quando hanno imparato le finte si fa pratica con giochi ed esercizi con pressione reale. UNO CONTRO UNO Il calcio, quando analizzato e frammentato fotogramma per fotogramma è anche una serie di sfide uno contro uno, che una volta si concludevano spesso con l’attaccante che dribblava il difensore (oggi purtroppo molto meno…). In un solo match professionistico c’erano oltre 200 dribbling, in tutte le zone del campo; oggi, invece le richieste sono differenti: si passa al compagno smarcato oppure si passa al compagno per superare l’avversario con un passaggio. Per utilizzare il dribbling bisogna fintare, cambiare velocità, sbilanciare l’avversario, tutte abilità che normalmente la maggior parte dei giocatori non possiede.
Chi utilizza il Coerver Coaching, invece, fa propria la convinzione opposta: l’uno contro uno deve essere uno dei pilastri del repertorio del calciatore moderno. Lo scopo dell’insegnamento dell’uno contro uno è far sì che il giocatore abbia l’abilità di crearsi lo spazio per tirare, passare o puntare la porta palla al piede. Questa metodologia d’allenamento, sarà sicuramente utile ai giocatori e agli allenatori che amano il “bel calcio”, un gioco nel quale le abilità sono ammirate e applaudite. Prima di tutto Alfred Galustian esponme la sua filosofia di gioco: “per proporre un metodo d’insegnamento è bene avere chiaro il proprio modo di giocare.
L’allenatore deve avere una strategia”. Chi adotta il Coerver Coaching crede che: la tecnica individuale sia la base sulla quale tutte le altre fasi del gioco debbano essere costruite; il successo dal punto di vista tattico dipende largamente dalle qualità individuali del giocatore; via sia una differenza fra l’insegnamento dell’abilità e l’insegnamento dell’effettivo uso dell’abilità; l’allenamento tecnico comporta benefici sia mentali che fisici; la formazione tecnica degli allenatori sia trascurata rispetto alla formazione tattica; non è intenzione di chi utilizza questo metodo creare giocolieri fini a se stessi.
TEORIA E METODOLOGIA Questa la teoria e la metodologia da seguire: individuare dimensioni e spazio di lavoro; suddivisione dei giocatori in piccoli gruppi; svolgimento dell’esercitazione; scomposizione del movimento. L’insegnamento avviene in maniera molto analitica pertanto prima si effettua una parte del gesto, poi se ne inserisce una seconda parte, così via fino all’esecuzione. SUGGERIMENTI PER L’ALLENATORE Chiedere ai ragazzi di rallentare prima di compiere il movimento; Quando se è appresa l’esecuzione sul lato dominante, richiedere l’esecuzione anche su quello debole.