L’occupazione della Sala Rossa dove si celebrano i matrimoni in Palazzo Vecchio come “atto di disobbedienze civile ad una legge ingiusta”. E’ con le parole di Don Milani che il capo gruppo di Sinistra per Firenze Eros Cruccolini spiega il perché stamani ha deciso di fare un atto simbolico come l’occupazione per protestare contro gli ‘effetti devastanti delle norme contenute nel decreto sicurezza”. “ Chiediamo un atto di disobbedienza civile e chiediamo anche al sindaco di prendere posizione contro il governo su questo tema.
Speriamo che la nostra protesta richiami l’attenzione su questa legge che di fatto ostacola il matrimonio che con la clandestinità non c’entra niente”. Insieme a Cruccolini stamani erano presenti nella Sala Rossa anche la capogruppo regionale di Sinistra democratica Alessia Petraglia, l’ex consigliere di Palazzo Vecchio Pap Diaw come rappresentante della Sinistra e Don Santoro. Il capogruppo di Sinistra per Firenze indossava una maglietta con la scritta ‘Io sono clandestino’, “stamani ho celebrato quattro matrimoni misti – ha detto Cruccolini - e ho chiesto agli sposi se potevo indossare questa maglietta e mi hanno detto di si”.
Cruccolini che dice ‘di sentirsi clandestino in Italia’ ha ricordato che in Francia “una proposta di legge simile a questa è stata bocciata dal tribunale costituzionale”. Non solo. Cruccolini lancia un appello a tutte le persone che lavorano nei comuni “affinché si uniscano alla disobbedienza civile” “Vietare i matrimoni tra cittadini di nazionalità diverse – hanno aggiunto Cruuccolini e Petraglia- se non in regola con il permesso di soggiorno è come dire che l’amore tra due persone è misurato da un atto amministrativo”. Secondo Cruccolini e Petraglia “la norma è incostituzionale per violazione del limite previsto dall’art.
117, comma 1 della Costituzione che impone alla legge di rispettare gli obblighi internazionali, perché prevedendo un limite assoluto ed inderogabile alla celebrazione e registrazione di matrimoni nei quali anche uno solo dei futuri sposi sia sprovvisto di un valido titolo di soggiorno, impedisce l’esercizio del diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, diritti garantiti dall’art. 12 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (ratificata e resa esecutiva con legge 4 agosto 1955, n.
848) e dall’art. 23, comma 2 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, firmato a New York il 16 dicembre 1966 (ratificato e reso esecutivo con legge 25 ottobre 1977, n. 881)”. (lb)