Gli economisti hanno molto potere e sono dappertutto: nel governo, nelle università, nelle banche, nei consigli di amministrazione delle aziende, ai vertici di istituzioni finanziarie internazionali (il Fondo monetario e la Banca centrale europea). Le loro verità non ammettono repliche, confortate da dati e sofisticati strumenti di analisi. Eppure fanno errori macroscopici e non sono stati capaci di prevedere la crisi. Com’è possibile? Adesso molti di loro sono sul banco degli imputati. "Processo agli economisti" (Chiarelettere editore, 13,60 euro) spiega perché e individua i maggiori capi d’imputazione, prima di tutto l’infatuazione per il dio Mercato. Un duro atto d’accusa verso una categoria che sembra aver perso il contatto con la realtà, i bisogni delle persone e la capacità di sognare.
È forse giunta l’ora dell’autocritica? In appendice: "Le dieci bugie degli economisti" e "La crisi e le ultime parole famose". L'autore Roberto Petrini, giornalista de la Repubblica, è specializzato in economia. Tra i suoi libri di analisi e denuncia, pubblicati da Laterza: "Il grande bluff. Perché non va l’economia di Berlusconi" (2002), "Il declino dell’Italia" (2004), "L’imbroglio fiscale" (2005), "L’economia della pigrizia" (2007). Ha studiato il filone laico-democratico e socialista-liberale dell’economia italiana: nel 1993 ha pubblicato in un’antologia gli scritti economici di Ernesto Rossi (Capitalismo inquinato, con una prefazione di Eugenio Scalfari).
Ha raccolto in due volumi le testimonianze biografiche e le storie intellettuali di Paolo Sylos Labini (Un paese a civiltà limitata, Laterza 2001) e Giorgio Fuà (Uomini e leader, Centro Calamandrei 2000).