Firenze, 21 maggio 2009- “È stata un’assemblea difficile, dove la tensione e l’esasperazione dei lavoratori ha rischiato di sfociare in azioni dimostrative immediate contro l’azienda. Se continua così, meglio dirlo prima che succeda: Seves diventerà un problema d’ordine pubblico e la colpa sarà interamente a carico dell’azienda e del suo gruppo dirigente.” A parlare è Luca Paoli, segretario generale della FILCEM CGIL di Firenze, a margine dell’assemblea svoltasi ieri presso la mensa dell’azienda multinazionale di vetro mattoni.
Sindacati e RSU hanno presentato la proposta di mediazione del Comune di Firenze per trovare un accordo e, soprattutto, una soluzione alla crisi di Seves. “Crisi finanziaria, beninteso,” continua Paoli, “e indotta da madornali sbagli del management perché giova ricordare che sul piano industriale Seves è azienda sana, con un prodotto di ottima qualità ed eccellenti professionalità nella tecnologia del vetro mattone. I lavoratori stanno facendo sacrifici da cinque mesi ma adesso chiedono sacrosante garanzie per il loro futuro.
Non accettano di rassegnarsi a un malinconico futuro da cassaintegrati.” Garanzie che, tradotte dal gergo sindacale, significano investimenti e una data certi per il nuovo forno entro il 2009 (invece del settembre 2010, come proposto dall’azienda), la fine della cassaintegrazione e la riduzione delle eccedenze di magazzino sempre entro il 2009, rifiuto dei diciannove licenziamenti. In sintesi: impegni concreti e verificabili per la permanenza dell’attività e degli attuali 173 posti di lavoro a Castello.
“Purtroppo si annusa una brutta aria,” precisa Paoli, “aria di chi cerca di prendere tempo per organizzarsi e spostare le produzioni fiorentine nella Repubblica Ceca, dove peraltro, nonostante i ripetuti tentativi, la qualità del vetro mattone è molto inferiore a quella di cui sono capaci a Castello.” Le maggiori preoccupazioni emerse dall’assemblea sono per l’appunto concentrate sulla volontà di portare all’estero la qualità e il know how della Seves fiorentina, seguendo una logica esclusivamente finanziaria dettata da Ergon e Vestar, i due fondi d’investimento subentrati nel 2006 e soci di maggioranza.
Nel frattempo, dopo aver minacciato di occupare lo stabilimento a tempo indeterminato, sono state proclamate nuove ore di sciopero in attesa del nuovo incontro in Comune, previsto per il prossimo 3 giugno.