Firenze, 18 febbraio 2009- Finalmente ieri sera Povia ha cantato, mostrando un cartello («Nessun uomo in fondo sa come è fatto un altro») e se ne è andato dal palco sulle ultime note di «Luca era gay». Giuseppe Povia, è stato al centro di un’accesa polemica a causa del titolo del brano che doveva presentare al festival di Sanremo. La canzone può scatenare posizioni omofobiche? A sollevare i primi cartelloni anti-Povia davanti all'ingresso dell'Ariston, a poche ore dall'inizio del festival di Sanremo, sono stati alcuni rappresentanti delle associazioni omosessuali, che si sono dichiarate contro il brano presentato dal cantante nel quale si racconta di un ragazzo che torna etero e ritrova la felicità.
Povia se la prende con i giornalisti definendoli "pennivendoli di regime" per aver parlato male della sua canzone. Ma tanta pubblicità, Povia non se la sarebbe nemmeno sognata. Caduto nel dimenticatoio dopo la vittoria del «Piccione» a Sanremo.
"La smettano di attaccare il cantante. Nessun rispetto per la libertà d'espressione e per le idee altrui" "La polemica scoppiata per il testo della canzone del cantante Povia presenta al Festival di Sanremo - si legge in una nota del sen. Achille Totaro (PDL) - è assolutamente ridicola e priva di fondamento.
E' una palese manifestazione di un'assoluta mancanza di rispetto per la libertà di pensiero e per le idee altrui, mancanza propria di certi ambienti. Se un cantante avesse presentato un testo a favore dell'eutanasia o dell' aborto avrebbero detto la stessa cosa? Ovviamente no. Questa è l' idea che hanno della libertà di pensiero, idea che deve essere conforme a quella di certe lobbies che si sono create nel nostro Paese. Un cantante deve essere libero di esprimere in una canzone ciò che pensa.
Non vi è un unico pensiero né un unico giudizio. Invece di scatenare polemiche inutili, di sollevare cartelloni di protesta, Luxuria, Grillini e compagni ascoltino per bene il testo della canzone affinché ne comprendano il contenuto".