Tra i titoli di maggior successo al Teatro Gerolamo - sede storica della compagnia dei Colla - Il giro del mondo in ottanta giorni, riduzione del romanzo di Jules Verne, restò in cartellone fino al 1938, quando le leggi razziali ne impedirono la programmazione (il matrimonio del protagonista con Auda, una donna indiana, non appariva accettabile...).
Nel 1992, in occasione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, le mirabolanti avventure di Phileas Fogg hanno ripreso il loro posto nel repertorio della compagnia Carlo Colla e Figli.
La regia è, secondo lo stile Carlo Colla e Figli, da kolossal ed è affidata, oltre al convenzionale ‘maneggio’ dall'alto del ponte di manovra, anche ai numerosissimi marchingegni scenici che ricordano la precisione del meccanismo dell'orologio, anch'esso perfezione miniaturizzata come il mondo marionettistico.
In diciotto quadri se ne vedono, come si suol dire, di tutti i colori: dall'India al Far West, in una fantasmagoria di paesaggi e di costumi tradizionali dei vari continenti, lo spettatore dalla sua poltrona vede ponti crollare, vaporiere che scoppiano, naufragi in oceano, donne salvate da crudeli sacrifici, fughe su elefanti, convogli presi d'assalto dai pellerossa e, ovviamente, pezzi di bravura tecnica quali la piramide ‘umana’ nel circo giapponese o il gran valzer finale: il tutto affidato a circa trecento figure di legno.
Le musiche che accompagnano l'azione sono quelle tematiche di fine Ottocento (valzer, polke e mazurke) con le strambe e divertenti interpretazioni d'epoca del mondo orientaleggiante.