Firenze– Nuove tipologie di prodotto, nuovi percorsi di accesso alla professione e di permanenza nelle redazioni. Nell’arco di pochi decenni il “mestiere dello scrivere” ha conosciuto profondi cambiamenti ma anche la figura del giornalista si è trasformata: non più un unico modo di “essere” e di “fare”, piuttosto una pluralità di modelli, realtà ed esperienze. L’evoluzione del lavoro giornalistico in Toscana, i cambiamenti di una professione che pure continua ad esercitare un elemento di fascinazione enorme, sono stato oggetto di una ricerca realizzata in collaborazione con il Corecom della Toscana (Comitato regionale per le comunicazioni) presentata oggi, venerdì 28 novembre, in Consiglio regionale. “Il lavoro d’indagine – ha detto ha Michele Magnani del Corecom – riguarda direttamente il Comitato e si inserisce in quell’idea di allargare la riflessione a tutte le forme di comunicazione che da tempo portiamo avanti”.
Non a caso la ricerca presentata è il seguito di una prima parte realizzata nel 2007. “Allora – ha spiegato Magnani - l’analisi era di tipo quantitativo su un campione limitato solo a giornalisti pubblicisti. Questa seconda parte è invece un’analisi qualitativa che cerca di entrare nel merito di ciò che si produce nei giornali”. La ricerca, fotografa un panorama toscano in cui le figure professionali che quotidianamente realizzano i prodotti informativi, “costituiscono un mondo sempre più variegato”.
“In particolare – ha detto Carlo Sorrentino dell’Università di Firenze, curatore della ricerca - è la categoria dei giornalisti non-professionisti, siano essi pubblicisti, collaboratori fissi o occasionali, stagisti o quant’altro, che presenta un rapido aumento e una crescente segmentazione”. Una tendenza che fa dell’attività giornalistica un “impegno professionale sfaccettato e multiforme, condotto con una gamma variabile di investimento e di coinvolgimento personale/professionale”. Secondo Sorrentino, “ricostruire l’identità di queste figure professionali e stimarne il peso nell’effettiva produzione dell’offerta giornalistica locale, diventa un obiettivo conoscitivo di rilievo per comprendere le trasformazioni in atto”. E parlare di trasformazioni del lavoro, è orami quasi banale anche se nel campo del giornalismo, la fase di cambiamento è particolarmente intensa.
“Mutamenti – ha detto Maurizio Boldrini dell’Università di Siena – che investono anche e soprattutto l’identità professionale. Esistono una molteplicità di figure professionali che entrano nelle redazioni e acquistano una modalità di vita propriamente da giornalista”. Ad una dinamicità evidente, Boldrini ha contrapposto la “staticità” di modelli organizzativi quali ordine professionale e rappresentanza, che occorre superare: “Da un lato rivendicando la figura e la professione del giornalista, dall’altro adeguando il mestiere alla realtà dell’oggi”.
(f.cio)