Il 3, 4 e 5 dicembre l’Auser terrà a Viareggio il suo VII Congresso Nazionale, con la partecipazione di 350 delegati da tutta Italia in rappresentanza di 273.000 iscritti. Un appuntamento durante il quale l’associazione definirà linee e strategie politiche e organizzative per i prossimi quattro anni. L’Auser lancerà le sue proposte per promuovere politiche di invecchiamento attivo e il grido d’allarme per le ricadute sociali della crisi sulla pelle degli anziani, e il rischio che un sistema di welfare sempre più compassionevole, venga alla fine scaricato sulle spalle del terzo settore e delle famiglie.
«Il Governo italiano risponde con la Social Card alla drammatica condizione di milioni di anziani e cittadini. Una misura dal respiro molto corto, inadeguata e caritatevole.» sottolinea il presidente nazionale Michele Mangano. Auser in prima linea per promuovere una diversa idea della vecchiaia. L’Auser giunge a questo VII Congresso Nazionale fortemente impegnata a promuovere una diversa idea della vecchiaia, a sfatare luoghi comuni ancora fortemente radicati. La sfida dell’Auser è una vera e propria battaglia culturale a favore di cittadini invisibili perché non più produttivi.
L’estesa fascia demografica che va dai 60 agli 80 anni non chiede solo politiche volte all’assistenza ma il riconoscimento ad una prospettiva di bene-essere, di bene stare. La politica e l’economia continuano a vedere, invece, questi cittadini solo in termini di costi economici e sociali. Bisogna rovesciare tale impostazione che affronta la questione solo in termini di emergenza e non si misura con il diritto ad un progetto di vita, personale e civilmente riconosciuto, di oltre il 22% della popolazione italiana.
All’idea degli anziani come costo si associa una rappresentazione culturale della condizione degli anziani intristita e superficiale: in realtà non siamo in presenza di una galassia indistinta ma di persone a cui corrispondono problematiche diverse, in relazione alla diversa condizione di salute, di reddito, di istruzione, di integrazione relazionale o di solitudine. Siamo in presenza di diversi mondi vitali che possono alimentare il capitale sociale del Paese. Invecchiare bene non è solo un fatto di salute, ma è anche disponibilità al cambiamento, apertura al nuovo, esercizio di autonomia progettuale e di speranza.
«Per il nostro Paese, - prosegue Mangano- rivendichiamo politiche di sostegno all’invecchiamento attivo, un vero e proprio piano regolatore che corrisponda alla prospettiva di una società nuova meno ancorata alla rigida separazione tra fasi vitali: fase dell’apprendimento, fase della produzione, fase del riposo. Lo sviluppo si misura non solo con la crescita del Pil: richiede altri indicatori: salute, istruzione, coesione.»