Su www.regione.toscana.it/puntoinsieme l'elenco zona per zona
Avete in famiglia un anziano non autosufficiente e non sapete come gestire la situazione? Da oggi potete rivolgervi al PuntoInsieme, lo sportello di prima accoglienza ed ascolto creato dalla Regione Toscana.
Sono quasi 300 gli sportelli a disposizione delle famiglie toscane, distribuiti su tutto il territorio.
Per sapere qual è il PuntoInsieme più vicin! o a voi potete chiamare il numero verde 800.860.070 o vedere l'elenco di tutti gli sportelli all'indirizzo www.regione.toscana.it/puntoinsieme, dove si trovano indirizzi e orari di apertura.
Allo sportello troverete un operatore socio-sanitario che riceverà la vostra segnalazione e compilerà una scheda con tutti i dettagli sullo stato di salute della persona per la quale si richiede sostegno.
Le richieste vengono poi esaminate dall'UVM, l'Unità di Valutazione Multidisciplinare, un gruppo di esperti composto da un medico di distretto, da un assistente sociale e da un infermiere professionale. Di volta in volta l'Unità potrà essere integrata dal medico di medicina generale dell'assistito e da specialisti ed operatori della riabilitazione. Sarà l''UVM a valutare le condizioni di bisogno dell'assistito e a definire un PAP (Progetto Assistenziale Personalizzato), ossia il pacchetto di prestazioni più appropriato in relazione alla condizione. Per ogni PAP è nominato un responsabile, che segue il progetto in ogni fase ed è il referente per l'anziano e per i familiari, oltre a verificare eventuali nuove necessità Le prestazioni indicate nel PAP vengono effettuate solo con l'assenso dell'assistito e/o dei suoi familiari.
L'iniz! io del p ercorso assistenziale più opportuno – assistenza domiciliare, semi-residenziale o residenziale – è garantito entro 30 giorni dalla presentazione della domanda. Il PuntoInsieme segna l'avvio operativo del Fondo regionale per la non autosufficienza, per cui la Regione ha già stanziato 28 milioni di euro. Obiettivo primario del Fondo è la riduzione delle liste di attesa nelle RSA aumentando il numero delle persone che vengono assistite a casa propria (da 8.000 ad almeno 20.000) e offrendo un contributo alle famiglie per permettere la regolarizzazione di almeno 5mila 'badanti'.
L'entità media del contributo si aggira sui 400 euro al mese.