Dalle statistiche risulta che le pmi italiane sono le peggiori in innovazione, incapaci di collaborare con i centri di ricerca. In realtà non è così: le pmi fanno ricerca costante e sanno stare sul mercato. Ma ancora nel nostro paese sono troppi i freni all’innovazione, anche se questa viene considerata universalmente la miglior soluzione per favorire la competitività delle imprese. E uno dei freni più forti è la burocrazia e principalmente la lunghezza dei tempi della burocrazia. L’analisi sul processo di rinnovamento nelle pmi e le possibilità di finanziamento per l’innovazione sono state al centro del seminario nazionale “Le tecnologie per le pmi” organizzato dalla Cna a Firenze con la partecipazione di esperti, docenti universitari, rappresentanti degli enti pubblici e imprenditori.
“Una riflessione sui metodi per favorire lo sviluppo delle pmi e la sollecitazione ad abbattere i tempi della burocrazia che frenano la crescita delle imprese”, come ha sottolineato il presidente Cna Pmi Toscana, Luca Tonini.
“Le piccole e medie imprese hanno una domanda di innovazione rapidissima – ha affermato Giorgio Tabellini, Vice Presidente Nazionale Cna - ma le risposte dello Stato arrivano in media dopo alcuni anni e occorre quindi trovare una metodologia che metta insieme la velocità delle richieste con quella delle risposte".
Secondo Tabellini, infatti, “le pmi italiane hanno grandi potenzialità, ma troppo spesso non trovano sostegno: negli ultimi quattro anni le pmi italiane hanno guadagnato lo 0,8% nel commercio mondiale, ma i processi per l'innovazione sono ancora tarati su tempi, procedure e meccanismi troppo lenti e inadatti alle dimensioni e ai bisogni delle imprese più piccole che chiedono politiche industriali per crescere e competere sui mercati internazionali. Le pmi italiane fanno tanta innovazione che però non viene rilevata nelle statistiche ufficiali, perché è una innovazione interna.
È comunque un processo costante, che necessita di politiche industriali di sostegno adeguate e rapide”.
Anche la Toscana non sfugge a questo quadro. "Salvo alcuni casi di eccellenza - ha detto Luca Tonini, presidente di Cna Pmi Toscana - i livelli di innovazione nelle pmi toscane sono ancora troppo bassi. È imminente la pubblicazione dei bandi della Regione Toscana per il finanziamento all’innovazione, è un aiuto ma non è sufficiente e i tempi sono eccessivamente lunghi: dall'uscita di un bando al primo finanziamento passa almeno un anno".
“Le pmi sono giunte impreparate all’ingresso nella globalizzazione – ha ricordato Tabellini – e di conseguenza non erano e ancora non sono pronte a coglierne le opportunità; ne hanno infatti avvertito solo i disagi sia culturali, sia di conoscenza”.
“La globalizzazione – ha aggiunto il prof.
Ezio Andreta, commissario dell'Agenzia nazionale per l'innovazione - è una rivoluzione copernicana che ha reso obsoleto tutto il sistema precedente, ha cambiato completamente l’economia, ha tolto tutti i vecchi punti di riferimento sostituendoli con competitività di sistema, mobilità, rete, capacità di attrarre talenti e valore aggiunto. In realtà manca tutto il contorno all'innovazione, ovvero fiscalità, finanza, mercato, brevetti, conoscenze. Le pmi sarebbero in gran parte capaci di rinnovarsi, ma non possono farlo da sole".
"L'innovazione infatti - ha continuato il professor Andreta - è un fenomeno sociale che deve essere condiviso da più attori: chi produce la conoscenza, l'amministrazione pubblica, l'impresa, la finanza, e chi riceve, ovvero i cittadini. Serve una capacità di dialogo a lungo termine tra gli attori, e l'Italia in questo è culturalmente vecchia. Il sistema non aiuta, è ancora orientato al passato e non al futuro".
Innovare vuol dire cambiare e quindi assumersi il rischio. A questo fine la ricerca è importante, ma lo sono anche la cultura e la conoscenza, l’amministrazione e la burocrazia, la finanza, la fiscalità.
L’innovazione deve essere capita e applicata da tutta la società. Il processo innovativo insomma è complesso e richiede una fortissima capacità di governance condivisa dai vari attori ognuno dei quali deve essere coinvolto e fare la sua parte. Durante l’incontro sono stati analizzate anche le possibilità di finanziamento all’innovazione, comprese le agevolazioni e gli incentivi Ue e nazionali; sono state inoltre presentate esperienze concrete di trasferimento tecnologico realizzate in Toscana con progetti università-imprese, in particolare nel settore della metalmeccanica.