Firenze- Occorre un cambiamento di mentalità profondo in Toscana, per far sì che i diritti dei disabili non siano più calpestati e che finalmente si cominci a investire in un mondo pieno di potenzialità. L’accusa, durissima, proviene dal Coordinamento delle associazioni di para e tetraplegici, i cui rappresentanti sono stati ascoltati questa mattina dalla commissione Sanità, presieduta da Fabio Roggiolani (Verdi). Costanza Lomi e Nevio Mici hanno illustrato le condizioni di vita loro e degli altri disabili, al limite dell’impossibile con l’attuale livello di servizi assistenziali, e hanno rivendicato il diritto a essere coinvolti, come fin qui non è stato fatto, nelle politiche che li riguardano secondo lo slogan "Niente su di noi senza di noi".
I disabili chiedono anche in Toscana un fondo per la disabilità e la vita indipendente congruo e vincolato, e che alle prestazioni assistenziali non venga applicato l’Isee. "Altre regioni - hanno spiegato - sono molto avanti: in Veneto sono stati stanziati quasi 27 milioni di euro per la disabilità, con voce separata da quella dedicata agli anziani, dei quali ben 16 milioni vincolati al progetto Vita indipendente, a sostegno delle persone disabili in condizioni di gravità". La Toscana, hanno accusato ancora i componenti del coordinamento, è stata all’avanguardia nel far nascere la prima Unità spinale unipolare italiana, che è stata l’ancora di salvezza per molti giovani toscani e non con lesioni al midollo spinale; ma una volta finito con la cura e la riabilitazione, il disabile è abbandonato completamente a se stesso: impossibilità a trovare abitazioni accessibili, barriere architettoniche ovunque, nessuna assistenza perrsonale per i casi gravi non autosufficienti (in alcuni Comuni l’assegno è di 1,38 al giorno, meno di quanto si spende per un cane randagio), problemi a trovare un lavoro e a frequentare le scuole.
Eppure investire sui disabili non è solo un dovere per una società civile, ma è anche l’unico modo per evitare costi assurdi. Hanno spiegato Mici e Lomi: "In Toscana ci sono 2500 para e tetraplegici, tutti pronti a lavorare, a fare una vita attiva e indipendente, a dare il loro contributo alla società e al Pil del proprio paese". Secondo una ricerca della Cgil gli oltre 550 mila disabili in Italia senza lavoro significano un mancato introito di 6-7 miliardi di euro in tasse, e per loro si spende (insieme agli anziani) 400 milioni di euro.
"Quante cose si potrebbero fare con questi 6-7 miliardi - si chiedono i disabili - se fossimo messi in condizione di lavorare e di non gravare sugli altri?". In Svezia un tetraplegico riesce a lavorare e a mantenere una famiglia. In Toscana non riesce nemmeno a uscire di casa ed è costretto a farsi assistere da genitori magari ottantenni. E spesso deve affrontare trafile assurde per riuscire a farsi dare un cuscino decente per evitare le piaghe da decubito, mentre nessuno tiene in considerazione il fatto che un ricovero in un’unità specializzata, una volta che la piaga si è formata, costa oltre 500 euro al giorno.
E allora, hanno concluso i disabili, è necessario un cambiamento di rotta. Partendo dalla revisione della legge regionale sulle barriere architettoniche, da un fondo sulla disabilità congruente e vincolato, da tavoli di confronto e di lavoro con i principali assessorati, da una fornitura degli ausili che garantisca la qualità e l’assistenza tecnica. Ha commentato il presidente della commissione Sanità Fabio Roggiolani: "Il contributo datoci da questi disabili nell’audizione di stamattina è di assoluto valore.
La chiave di volta del problema sta in quello che loro chiedono, a partire dal loro coinvolgimento quando si decidono gli interventi e dalla loro possibilità di autoorganizzarsi". (cem)