Firenze, 22 Aprile 2008- Sciopero di 24 ore giovedì prossimo 24 aprile e presidio a Firenze, dalle 9 alle 12, in via Valfonda, davanti alla sede regionale dell’Ance, l’associazione costruttori edili di Confindustria. Sono le iniziative decise in Toscana da Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil regionali in occasione dello sciopero nazionale proclamato dopo la rottura delle trattative per il contratto del settore edile industriale, scaduto da tre mesi. Nella nostra regione sono circa 50 mila i lavoratori interessati al rinnovo, frammentati in circa 15 mila imprese.
Le motivazioni dello sciopero sono state presentate stamani a Firenze in una conferenza stampa dai segretari regionali di Fillea, Antonio Ledda, Filca, Antonio Cerqua e Feneal, Ernesto D’Anna.
Tre in particolare i punti critici sui quali l’Ance ha opposto un muro di no alle richieste sindacali.
La mancata copertura dei primi tre giorni di malattia: gli operai edili sono gli unici di tutta l’industria ancora in questa situazione. Il ricorso dilagante al part-time, “che nasconde nella quasi totalità dei casi lavoro nero, visto che –hanno spiegato i tre segretari- l’organizzazione del lavoro sui cantieri è tale da rendere pressoché impossibile il ricorso al tempo parziale.” Eppure nel 2007 questo tipo di contratti ha avuto un balzo del +74% rispetto al 2006. A Firenze su 17.020 lavoratori sono stati registrati 2.090 contratti part-time.
“Perché con l’introduzione del Durc (Documento Unico di Regolarità Contributiva) le imprese sono state spinte a far emergere il lavoro nero, ma lo hanno fatto solo in parte, nascondendolo sotto il part-time. Non vogliamo eliminare il part-time –hanno aggiunto i segretari di Fillea, Filca e Feneal- che resta un diritto dei lavoratori, ma arginare il ricorso abnorme a questo strumento, per le imprese edili solo finalizzato all’evasione contributiva e fiscale a scapito dei lavoratori e delle imprese regolari.”
Sul fronte salariale l’Ance ha respinto la richiesta di un aumento lordo di 105 euro, “nonostante negli ultimi cinque anni, complice anche la bolla speculativa sui prezzi dell’edilizia, il settore sia andato molto bene ed abbia prodotto ingenti utili per le imprese.”
Richieste ‘normali’, per migliorare la qualità del lavoro in un settore trainante per l’economia, ma che rischia di divenire sempre più marginale dal punto di vista occupazione.
“Le aziende si lamentano di non riuscire a trovare lavoratori che vogliono fare i muratori, perché in queste condizioni è un mestiere sempre meno appetibile –hanno concluso Ledda, Cerqua e D’Anna-. Ci sembra incredibile che non capiscano di doversi fare carico di un miglioramento delle condizioni di lavoro.”