Come vincere il buio. Per gli uomini dei tempi antichi era un problema, una sfida, una necessità. Al Museo Archeologico Nazionale di Firenze un avvincente percorso fra più di 200 reperti, proveniente dalle Navi Romane di Pisa e dai depositi del Museo: "Lumina. Luci nel buio dell'antichità". La mostra sarà inaugurata in occasione della tradizionale festa della Rificolona, venerdì 7 settembre 2007, ore 19. Il Museo sarà aperto gratuitamente al pubblico. Il fuoco, fu la prima fonte di illuminazione: il focolare, garantiva alla capanna calore e illuminazione.
Le torce invece furono le prime forme di illuminazione mobile. Nell'età micenea in Grecia, invece, si utilizzava un rudimentale tipo di lucerna: piccole ciotole all'interno delle quali veniva versato un combustibile (olio, sego o grasso animale) e inserito un cordino (stoppino o lucignolo). Nella civiltà romana invece era molto usata la lucerna: di forma concava, in genere chiusa, realizzata in argilla, materiale facile da lavorare ed economico, ma sono attestati anche esemplari in bronzo, argento, oro e vetro, in cui veniva bruciato olio di oliva puro o misto a sego, per produrre luce con l'aiuto di uno stoppino di fibra vegetale, completamente immerso nel combustibile, ad eccezione di una delle due estremità, appositamente allungata e fatta sporgere dal foro praticato nel beccuccio, per essere poi accesa.
La mostra al Museo Archeologico di Firenze mostra un significativo campionario di oggetti per l'illuminazione di età etrusca (candelabri) e romana (lucerne), mostrando come anche il più umile oggetto di terracotta potesse essere finemente decorato.