San Gimignano, 13 settembre 2006- «L’Unesco fa benissimo a preoccuparsi dello stato di salute dei siti patrimonio dell’umanità, magari dovrebbe farlo con più continuità e con più attenzione e non soltanto quando il problema lo sollevano i giornali e siamo in presenza di un forte rilievo mediatico». Così Marco Lisi, sindaco di San Gimignano interviene sul problema del numero chiuso sollevato da Francesco Bandarin, Direttore del Centro per il Patrimonio Mondiale e Giovanni Puglisi, presidente della Commissione nazionale italiana per l'Unesco.
«Tre anni fa San Gimignano ha chiesto aiuto all’Unesco per impedire che l’ex carcere ed ex convento di San Domenico, edificio notificato bene culturale che occupa l’otto e mezzo per cento del centro storico fosse privatizzato e trasformato in un grande albergo contro la volontà del Comune che ne vuole fare un luogo per i residenti e turisti.
Posso garantire che l’Unesco non si è mai degnato di rispondere alla richiesta del Comune. Con questo voglio dire che non si può viaggiare a corrente alternata. Bisogna difendere il centro storico non solo dall’afflusso di turisti ma anche da un eventuale uso sbagliato. Lo stesso direttore generale Bandarin non si è nemmeno degnato di rispondere al grido di una città d’arte ma allora i giornali non scrivevano.
Comunque voglio lanciare una proposta all’Unesco, perché oltre alle denunce si possa fare anche qualcosa di concreto.
L’Unesco si dovrebbe far promotore di un protocollo d’intesa con i tour operator, quantomeno europei, per stabilire condizioni di buona pratica nella visita di gruppo ai centri d’arte. Potrebbero, così, essere concordati modi e tempi delle visite eliminando quelle che non hanno sufficiente motivazione culturale. Sono sicuro che se Unesco e tour operator riuscissero a raggiungere un simile accordo tutti i Comuni e gli enti locali interessati sarebbero ben lieti di collaborare con incentivi di carattere logistico ed economico all’operazione.
Questa sarebbe una risposta virtuosa che potrebbe provare a risolvere il problema, invece di ragionare di un numero chiuso che è una parola tanto di effetto quanto poco praticabile.
Infine, ritengo opportuna la scelta di Confesercenti di richiedere un incontro all’Unesco perché è vero che da una parte si può correre il rischio che il commercio si adegui al tipo di clientela che viene, ma a San Gimignano, come in tanti altri centri e città d’arte esiste ed opera un commercio di qualità con ottimi ristoranti, prodotti locali e servizi.
Altrimenti si corre sempre e solo il rischio di generalizzare». (cp)