di Claudio Martini
Presidente della Regione Toscana
L’arrivo del virus dell’influenza aviaria nel Sud Italia ha messo in allerta tutte le strutture sanitarie del Paese che, in caso di contagio, dovranno essere in grado di gestire l’emergenza. In Toscana siamo pronti. Lunedì scorso la Giunta ha preso due decisioni: la costituzione dell’unità regionale di crisi ed una intensificazione dei controlli affinché, in caso di bisogno, l’intera catena di intervento funzioni tempestivamente.
È bene comunque ricordare che non siamo ancora in una situazione di allarme: nella nostra regione non esiste al momento alcun rischio-aviaria. I tecnici sono al lavoro per controllare gli allevamenti toscani. Ce ne sono 43 mila rurali e 200 industriali; da ottobre sono stati esaminati 2.023 campioni, tutti con esito negativo, provenienti dagli allevamenti più vicini alle aree umide (come Orbetello e Massaciuccoli). Gli esperti addirittura ipotizzano che il focolaio del sud Italia si spegnerà senza ulteriori conseguenze, come è avvenuto a ottobre in Croazia.
Inoltre stiamo organizzando una esercitazione sul campo, che si svolgerà entro marzo, per testare il modo di lavorare delle nostre strutture nel momento in cui dovesse verificarsi l’arrivo del virus H5N1 in Toscana. Ecco cosa accadrebbe: il cittadino che dovesse trovare un animale morto (sono pericolosi solo gli uccelli acquatici e migratori, non le specie stanziali di città), segnala il fatto al servizio veterinario territoriale. Gli specialisti intervengono in ogni caso sospetto, inviando campioni organici a una delle cinque sedi toscane dell’Istituto zooprofilattico - Firenze, Arezzo, Pisa, Grosseto, Siena - che dopo una prima valutazione invia le campionature a Padova, dove il virus viene tipizzato (cioè viene identificato come virus a alta o bassa patogenicità).
Nel frattempo, la segnalazione fa scattare il cordone sanitario di sicurezza: entro tre chilometri si attua il blocco totale, entro altri sette la stretta sorveglianza. In tutto 10 chilometri di fascia di rispetto. Sono pronti anche i protocolli di intervento in caso di contagio umano, ma finora non è stato riscontrato alcun caso di trasmissione da uomo a uomo.