FIRENZE- “Con il vuoto lasciato dai partiti di massa entrati in crisi e non più presenti come un tempo sul territorio e senza la partecipazione attiva dei cittadini, l’azione delle istituzioni e della democrazia di mandato rischia di farsi a volte inefficace” spiega davanti ai primi Stati generali della partecipazione in Toscana riuniti oggi a Firenze l’assessore alle riforme istituzionali Agostino Fragai.
La Toscana è la prima Regione che ha iniziato un percorso sulla partecipazione.
Fragai sottolinea il ruolo importante dell’elezione diretta dei sindaci, dei presidenti di Provincia e di Regione. Ma la democrazia partecipativa può essere un utile complemento della democrazia rappresentativa. “Chi viene eletto infatti – spiega l’assessore – rischia talvolta di illudersi di poter fare tutto da sé e non può funzionare. Anche le migliori intuizioni si perdono senza lo stimolo, le proposte od una forte passione civile dei cittadini. Dopo le primarie, di cui siamo stati apripista, vogliamo scommettere sulla maturità, sul senso civico e la competenza dei toscani.
Per questo serve una legge sulla partecipazione, che l’incentivi e l’organizzi.” “Crediamo a questa sfida – conferma più tardi il presidente dalla Toscana, Claudio Martini – e ad un confronto a tutto campo, senza però fuggire dalle proprie responsabilità di amministratori ed eletti. Alla politica spetterà infatti il compito di ricondurre le tante visioni particolari ad una visione globale, che non sempre ne è la somma algebrica”.
La legge ancora non c’è, ma il cantiere è aperto.
E non c’è neppure una proposta od una bozza di legge. La scrittura inizierà alla fine dell’anno, preceduta da altri dibattiti e confronti a livello locale, da un seminario internazionale il 19 maggio in cui si parlerà di cosa succede fuori dall’Italia e da una successiva sperimentazione sul campo, per le città e i Comuni che si renderanno disponibili, di alcune di questi modelli. “Ma proprio in questo percorso sta la novità – spiega Fragai – perché, se di partecipazione parliamo, è tutti assieme che dobbiamo scrivere questa legge.
Un metodo nuovo che in futuro potremmo estendere ad altri campi dell’attività legislativa”.
Obiettivo, subito dichiarato dall’assessore, “scrivere una legge che ampli ed incentivi le pratiche di partecipazione diretta dei cittadini già oggi sostenute dalle istituzioni e le renda più efficaci, valorizzando la ricchezza di conoscenze e professionalità presente nella società spese oggi solo per sé e non per gli altri”. E la partecipazione è iniziata da subito, con un questionario distribuito a tutti i partecipanti per la scelta del logo e dello slogan della campagna che accompagnerà il progetto.
Nell’auditorium del consiglio regionale c’erano assessori e dirigenti comunali, ma anche rappresentanti di tante associazioni e reti di cittadini, dall’acqua ai comitati contro l’alta veloclità, dai comitati di base ai forum più vari: oltre duecento persone, solo posti in piedi per gli ultimi arrivati, una scenografia senza cattedre e palchi per un confronto senza rete, dove non è mancata qualche voce critica o manifestazione di delusioni vissute in passato. “Ma se siamo qui – ha risposto il presidente della Toscana, Claudio Martini – è perché sentiamo il bisogno di un salto di qualità nel livello di partecipazione e perché ci crediamo”.
“La legge e i nuovi strumenti di partecipazione potranno essere utilizzati per decidere le grandi opere o i lavori pubblici” dice Martini. “Esperienze di partecipazione – aggiunge Fragai – potranno essere usate per decidere interventi di riqualificazione urbana o per la collocazione di opere d’arte nei centri storici. Potranno essere applicate su scala regionale, ma è soprattutto quello locale il livello più interessante”. “Certo – ammette Martini - non sarà una legge facile, con un percorso forse non sempre agevole”.
Dal bilancio partecipativo del Brasile ai forum della Danimarca
Di modelli ed esperienze, nel mondo e in Italia, si parlerà soprattutto nel seminario internazionale già fissato per il 19 maggio.
Per organizzarlo la Regione si avvarrà della collaborazione di Luigi Bobbio, professore all’Università di Torino. L’altro partner della Regione è l’associazione Rete Nuovo Municipio, presieduta dal professor Alberto Magnaghi dell’Università di Firenze.
A maggio, ma anche nei dibattiti che si succederanno nei comuni in questi mesi, si parlerà così dei bilanci partecipativi del Brasile e di Porto Alegre, ma anche del ‘debat public’ francese o dei gruppi di cittadini estratti a sorte e chiamati ad esprimersi su progetti che potrebbero riguardarli da vicino che è una pratica tutta anglasassone.
Saranno analizzati anche i forum danesi, dove altri cittadini estratti a sorte bersagliano di domanda gli esperti di turno e di consulte permanenti dove giovani, immigrati ed altre categorie di cittadini si confrontano sui problematiche condivisi. Modelli diversi, dalla Spagna alla Germania, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna. Ma esperienze anche italiane, come quelle delle istanze, delle petizioni e dei referendum, delle udienze pubblice, delle assemblea e delle consulte di cittadini. Per rispondere a quelle che sono state, anche nel primo incontro di oggi, le richieste più frequenti: discussioni su progetti aperti e ad accesso veloce e senza troppi filtri a tutte le informazioni.
(wf)